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Uomini soli

di Giorgio Bongiovanni

Fare il proprio dovere in questo Paese non paga. Anzi fa pagare. Nel migliore dei casi con la delegittimazione, con la calunnia e con l’isolamento, nel peggiore con la vita. Succede se sei un magistrato integerrimo, un giornalista libero, un politico coerente, un avvocato ligio o un consulente finanziario onesto.
E’ quanto sta accadendo a Francesco Giuffrida, il vice presidente della Banca d’Italia, sede di Palermo, che, per aver collaborato con la procura il qualità di tecnico incaricato di scandagliare la provenienza ancor oggi misteriosa dei miliardi che hanno originato l’impero Fininvest, oggi si trova sotto processo. Ma solo perché ha svolto il suo lavoro in modo così serio e accurato da non poter essere smentito o contraddetto dal consulente scelto dalla difesa per lo stesso compito. Tanto che i giudici che hanno condannato a nove anni e mezzo di reclusione il senatore Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa hanno scritto che “non è stato possibile, da parte di entrambi i consulenti, risalire, in termini di assoluta certezza e chiarezza, all’origine, qualunque essa fosse, lecita o illecita, dei flussi di denaro investiti nella creazione delle holding Fininvest”.
Ma ciò che ancor di più inquieta è che la Banca d’Italia ha rifiutato di offrirgli l’assistenza legale lasciando così uno dei suoi dirigenti solo ad affrontare il più potente colosso economico-politico del Paese, che, ironia degli sfrontati, accusa lui di “danni gravissimi morali e all’immagine dell’azienda”. Così Francesco Giuffrida, interpellato proprio per la sua competenza anche per il processo Calvi e chiamato a deporre nel dibattimento d’appello a carico di Dell’Utri, si ritrova solo minacciato del rischio di subire ulteriori querele. Con quale serenità potrà svolgere il suo lavoro? A sostenerlo solo i suoi amici che hanno lanciato un appello: “perché non vinca il silenzio”.
Roberto Saviano è un giovane giornalista che ha avuto l’ardire di scrivere un libro documentato e molto apprezzato dal pubblico sul potere della Camorra. E’ stato minacciato ed isolato. Vive sotto scorta. Un uomo di Siderno (RC), Mario Congiusta, per attirare l’attenzione delle Istituzioni sulla drammatica realtà calabrese e per avere giustizia per il figlio ammazzato dalla ‘ndrangheta, ha iniziato uno sciopero della fame. Da solo con pochi amici combatte la sua battaglia di civiltà.
Giovanni Falcone prima di essere trucidato da Cosa Nostra scrisse: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si entrati in un gioco troppo grande. Si muore perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato, che lo Stato non è riuscito a proteggere”.
Ancora una volta: dov’è questo Stato? Che sia presente in queste e nelle molte altre situazioni analoghe. Prima di versare nuove lacrime di coccodrillo.

 

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