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di AMDuemila
Un nuovo capo d’accusa è stato formalizzato contro Julian Assange, fondatore di Wikileaks, dal dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti. Il giornalista è accusato di reclutamento di hacker al fine di ottenere informazioni per il sito violando le leggi sullo spionaggio Usa. Nel documento si fa riferimento a due persone che hanno collaborato con WikiLeaks: Sarah Harrison, la giornalista inglese che nel 2013 volò a Hong Kong per raccogliere la testimonianza di Edward Snowden, e l’americano Jake Appelbaum, giornalista ed esperto di privacy. Al momento non è chiaro se le autorità americane si preparino a incriminare anche loro. “La nuova incriminazione sembra un tentativo gratuito di dipingere Assange come ‘un hacker’, o come qualcuno associato agli ‘hacker’, invece che un giornalista”, ha detto a Il Fatto Quotidiano l’avvocato americano Barry Pollack, membro della squadra di legali del giornalista australiano. “Gli sforzi di dipingerlo come qualcosa di diverso da un giornalista non possono offuscare il fatto che è incriminato per le sue pubblicazioni e queste accuse sono una minaccia ai giornalisti di tutto il mondo e al diritto dell’opinione pubblica di sapere”. Sempre a Il Fatto Quotidiano Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di WikiLeaks, ha dichiarato: “È un ovvio tentativo di distrarre dalle vere accuse: punirlo per aver ricevuto e pubblicato documenti che rivelano i crimini e gli abusi degli Stati Uniti”. Nel frattempo le condizioni di salute di Julian Assange, detenuto da oltre un anno nel carcere di Belmarsh in attesa di sapere l’esito del processo di estradizione negli Stati Uniti, continuano a peggiorare. A novembre scorso il padre del giornalista, John Shipton, dopo aver visitato il figlio in cella aveva dichiarato che "Julian potrebbe morire in prigione per una persecuzione di nove anni per aver rivelato la verità su dei crimini di guerra... Questa non è l'amara delusione di un padre, questo è semplicemente un dato di fatto”.