Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Gilda Sciortino
Per il sindaco Leoluca Orlando “eversivi coloro che difendono l’indifendibile”

Il Comune di Palermo ospiterà il comitato costituitosi in occasione della manifestazione per l’affermazione dei diritti del popolo palestinese e il riconoscimento dello Stato di Palestina, a pochi giorni dalla presentazione al Parlamento israeliano, da parte del governo Netanyahu-Gantz, della legge per l’annessione delle terre palestinesi.
A dimostrare ancora una volta la capacità della Città di Palermo di fare proprie le cause dei cittadini residenti a Palermo, ma il cui certificato di nascita registra un altro paese, è stato il primo cittadino.
«La mia, a questa manifestazione, è una presenza istituzionale - afferma Leoluca Orlando -. Per questo ho la bandiera palestinese, ma è come se avessi accanto la bandiera italiana. Per me sono la stessa cosa. Sono qui per ricordare che in questo momento Trump e Netanyahu sono in piena violazione della legalità internazionale, quindi la nostra posizione é assolutamente legalitaria, è quella della legalità dei diritti che spesso sono mortificati dalle leggi dello stato. Ecco perché la mia non è solo una convinzione culturale e politica, ma è anche quella di un ruolo istituzionale che denuncia la mortificazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, che denuncia la mortificazione data dalla violazione dei diritti dell’uomo, dicendo no ad annessioni che non sono un’annessione, ma la conferma di un’azione che dura da troppi anni e che è la mortificazione dei diritti del popolo palestinese. Il pericolo non deve ancora venire, ma c’è già stato e rischia di aggravarsi con queste ulteriori volontà di annessione. Credo di rappresentare tutta la Città di Palermo quando dico a coloro che difendono l’indifendibile che sono eversivi».
Numerose le città italiane che hanno manifestato in contemporanea. Piazze come Roma, Milano, Venezia, Napoli, Bari, Vicenza, Genova, Bologna, Firenze, Cagliari, Catania e Messina, animate da comitati come quello costituito nel capoluogo siciliano - formato da Arci Palermo, Anpi Palermo, Cgil Palermo, Centro studi “Pio La Torre”, Consulta della Pace Palermo, Freedom Flotilla Italia, Partito della Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, associazione “Amicizia Italia – Cuba” e Comunità Palestinese – che ora, grazie all’accoglienza del Comune di Palermo, potrà crescere e dimostrare di essere la voce di molte più persone pronte a scongiurare le conseguenze di quanto potrà accedere il prossimo 1 luglio, quando il governo Netanyahu-Gantz presenterà al Parlamento israeliano la legge per l’annessione delle terre palestinesi.

1

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando


«Il governo israeliano intende annettere il 30% dei territori occupati allo stato di Israele - dice Fateh Hamdan, a nome della Comunità Palestinese - . Un atto di guerra e di violazione del diritto internazionale. Israele fa tutto questo perché non è punito da nessuno, anzi credo sia appoggiato dalla Comunità Europea, dall’Alleanza Atlantica, dall’America tutta, svolgendo la funzione di avamposto del mondo occidentale. La questione palestinese da sempre divide chi ne parla, ma dobbiamo capire che per noi è una continua sofferenza. Noi vediamo e subiamo e contraddizioni della politica europea. Israele annette un territorio così vasto e soffoca un popolo, occupa una nazione riconosciuta dall’Onu, non dando altre soluzioni. Noi palestinesi conosciamo molto bene le contraddizioni di quello che viviamo da anni. E soffriamo».
Non ci sono dubbi che manifestazioni come queste consentono di andare anche oltre la semplice protesta, dando voce a chi, come le donne, combattono in territori così aspri per la propria vita e per quella dei loro figli.
«Il popolo palestinese ha diritto di vivere in pace - tuona Manel Bousselmi, presidente dell’”associazione delle donne islamiche Fatima” - ripristinando la democrazia per le donne, i bambini, per gli anziani che muoiono ogni giorno. Purtroppo partecipiamo a questi crimini perché stiamo zitti. Dobbiamo, invece, gridare e dire a viva voce: “No all’annessione. No all’Occupazione. Palestina libera».
«È grazie a queste occasioni che tanti soggetti esprimono il loro dissenso rispetto alle politiche del governo israeliano – aggiunge Zaher Darwish, dell’associazione “Freedom Flotilla Italia” - . Per questo vorremmo che il governo italiano prendesse una chiara posizione e assumesse un ruolo fondamentale nel conflitto israelo - palestinese. Ci sono state diverse dichiarazioni d’intenti da parte di singoli individui, ma non una ferma presa di posizione per chiedere l’immediato avvio di quel processo di pace che porti alla creazione dello Stato della Palestina. L’unica strada da perseguire”.
«Io parlo da italo palestinese che vive in Italia con due passaporti, uno italiano e uno israeliano - sottolinea l’assessore comunale alle Culture, Adham Darawsha -. Oggi siamo qui per i palestinesi ma anche per tutti noi, per chi, da Catania a Roma, da Londra a Bangkok, vede calpestato il diritto internazionale da parte di un matto che alla Casa Bianca disprezza la vita umana e i cittadini che non rientrano nei suoi canoni di società e stato sociale. Il piano suo e quello di Netanyahu è devastante perché non distrugge solamente la prospettiva dello stato palestinese, ma tutti i diritti internazionali. Senza Nazioni Unite nessun popolo, tanto meno quello italiano, potrà considerarsi tranquillo, sereno e in pace. Stanno cercando di rubare il futuro del popolo palestinese, ma non ci riusciranno fino a quando su questo pianeta un bambino palestinese sarà in vita».
Importante, dunque, la coesione e la continuità da dare a momenti come quello vissuto nella piazza palermitana. Occasione per dimostrare la capacità della rete di guardare a quant’altro accade attorno a noi.

2

«Ritrovarsi insieme in occasioni del genere ci deve dare modo di vivere insieme anche altri momenti – ribadisce il sindaco Orlando – perché in una giornata come questa accadono altri eventi. Per esempio, il 27 giugno di 40 anni fa avveniva la strage di Ustica, la cui verità è ancora coperta da complicità istituzionali e internazionali. È anche il giorno in cui ci ha lasciato Don Baldassare Meli, affermazione della legalità dei diritti. Per me e per tutta la città di Palermo un atto dovuto ricordarlo. Alle 19 di giovedì 2 luglio saremo a piazza Santa Chiara per dire grazie a un uomo che ha dato e fatto tanto per tutti noi. Spero saremo i tanti».
Coesione, dunque, unità e voglia di condividere la cultura che anima i popoli.
«È stato importante essere qui così numerosi - conclude la consigliera comunale Valentina Chinnici, coordinatrice dell’evento - perché ciò che accadrà l’1 luglio potrebbe essere il punto di non ritorno, troppo grave, la legittimazione politica di ciò che non può essere legittimata. Un assedio che dura da troppo tempo. Mi piace sottolineare questo momento con una poesia particolare di un poeta e scrittore palestinese che non è più tra di noi, Mahmoud Darwish, che sancisce questo primo momento di impegno comune. La giusta sottolineatura di questo percorso. Potete legarmi mani e piedi / Togliermi il quaderno e le sigarette / Riempirmi la bocca di terra / La poesia è sangue del mio cuore vivo/ sale del mio pane luce nei miei occhi. / Sarà scritta con le unghie lo sguardo e il ferro / la canterò nella cella della mia prigione / al bagno / nella stalla / sotto la sferza / tra i ceppi / nello spasimo delle catene. / Ho dentro di me un milione d’usignoli / Per cantare la mia canzone di lotta».