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di Giuliano Lodato
L’Argentina è un paese splendido. Vastissimo. Potenzialmente ricco, ma piuttosto povero.
A causa di chi, è così povero? A causa degli sperperi dei suoi politici? Della prepotenza degli americani? Dell’inoperosità del suo popolo? O forse del destino maledetto di una parte enorme del mondo, il Sud America? C’è chi la pensa in un modo, chi in un altro. E io, non sono in grado di dare una risposta.
Ho avuto la fortuna di trascorrere 6 mesi a Buenos Aires per ragioni di studio. E oltre ad avere avuto la possibilità di mangiare dell’ottima carne e di assistere a delle partite del mitico “fútbol” argentino, ho viaggiato un po’ al Sud del paese, in Patagonia.
La Patagonia, oltre ad aver ispirato scrittori, veicolato leggende, ospitato banditi, criminali di guerra e avventurieri, è una regione con luoghi meravigliosi, dal ghiacciaio più grande del mondo, il Perito Moreno, alla regione dei 7 laghi.
Ispirati da tanta bellezza e tanto mistero, verrebbe da dire, mio padre e io, pianifichiamo una settimana in Patagonia.
Affittiamo una piccola macchina e ripercorriamo alcuni dei luoghi raccontati e descritti da Chatwin e Sepulveda.
Strade infinite e paesaggi sconfinati. Aria limpida, purissima.
Freddo.
Le strade sono ghiacciate e la macchina non aderisce bene all’asfalto.
Proseguiamo alla velocità di 50 km/h e sembra di non arrivare mai. Ma godiamo del paesaggio, e non abbiamo fretta.
“Acà se come”, qui si mangia, leggiamo. E ci fermiamo.

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Ci accoglie una donna molto gentile in una casetta in legno ben riscaldata. E’ casa sua ci spiega, dove vive con il marito e un cane, e dove offre un pasto per pochi pesos.
Chiediamo delle empanadas, panzerotti argentini, e una Coca Cola.
A questo punto, nell’attesa, chiacchieriamo con la signora. Ed ecco arrivato il punto della storia.
Ci racconta che circa 3-4 anni prima la temperatura scese fino a raggiungere temperature talmente fredde da ghiacciare l’acqua e interrompere l’elettricità per circa 40 giorni.
Incuriositi, le chiediamo quali sono le provviste di cui, in questi casi, cerca di non privarsi.
Patate, olio, carne, sale e legname per il fuoco, ci dice in modo netto.
Niente di più. E la carne dove si conserva? Fuori! All’esterno della piccola casetta, tanto accogliente quanto sperduta, in giorni come quelli, c’è il più grande freezer che si possa immaginare!
E l’acqua? Per bere e... lavarsi? Prendiamo il ghiaccio da fuori e lo squagliamo di fronte al fuoco, ci dice.
Questo incontro, che ci affascinò allora, mi torna alla mente adesso, in piena quarantena. E mi ricorda quanto quello che certe volte crediamo indispensabile, imprescindibile, necessario sia invece superfluo, inutile, secondario.
Con questo non voglio invitare nessuno a vivere nella miseria o a praticare la meditazione o a mangiare solo patate. Ma a ricordare che il jogging, ad esempio, non è indispensabile...
Le empanadas erano ottime, salutiamo e ce ne andiamo. Anche noi ci siamo sentiti Chatwin per mezz’ora.
(28 marzo 2020)

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