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di Marta Capaccioni
Video-intervista di Sonia Bongiovanni alla radio argentina Mantra FM

Ci hanno sempre insegnato che il mondo non si poteva fermare e che anche se esistevano tantissime ingiustizie il mondo doveva proseguire, andare avanti. Il Coronavirus sta dimostrando che non è così”, sono state le parole di Sonia Bongiovanni, fondatrice e direttrice del Movimento culturale Our Voice, durante un’intervista tenutasi ieri alla radio argentina Mantra FM. Un pensiero che soprattutto in questo momento di crisi mondiale lascia riflettere. Abbiamo finalmente scoperto la nostra fragilità come società, il nostro egoismo come uomini, e la nostra precarietà come specie. Come ha spiegato Sonia, quel bombardamento mediatico che oggi ci ossessiona con il Coronavirus, dovremmo richiederlo anche per le ingiustizie che da anni ci opprimono e per cui martiri del nostro pianeta hanno dato la vita. Per le centinaia di famiglie che ogni giorno muoiono di fame o di freddo. Per tutti quei bambini che ancora non hanno sentito altro che il rumore delle bombe e l’odore del fumo, quei bambini che ancora non hanno potuto vedere una prateria verde o acqua pulita, che ancora non hanno nemmeno intravisto la bellezza di un panorama, perché le macerie coprono i loro occhi e, talvolta, il loro respiro.
Noi vogliamo che i media parlino nello stesso modo di altre ingiustizie che sempre sono esistite e che esistono e che hanno ucciso magari molte più persone del Coronavirus o di altri virus che pongono a rischio la società”, ha detto Sonia, e continuando ha chiarito che “Our Voice condivide tutte le misure e la sicurezza, ma vogliamo spingerci oltre nella riflessione andando oltre allo stop che stiamo vivendo.
Come società e cittadini possiamo fare molto di più, non solo perché c'è un virus. Si può fermare tutto fino a quando non si avrà giustizia, fino a quando non si troveranno i responsabili della morte di migliaia di persone durante le dittature; i responsabili di omicidi, fino a quando non si impedirà la terza guerra mondiale quotidiana che si vive già in più parti del Mondo”.

Quanti altri morti dovremo seppellire per risvegliare questa consapevolezza? Per tanto tempo abbiamo fatto cadere gli altri al posto nostro, e adesso questo virus ci sta dimostrando che ognuno di noi è vulnerabile allo stesso modo e lo sta facendo toccando presidenti di diversi stati, sportivi di ogni genere, star del cinema, quindi persone di diverse classi sociali.
Il Coronavirus sta riducendo la contaminazione in tutto il mondo, la natura sta finalmente respirando con la chiusura delle fabbriche, delle multinazionali e dei trasporti. Da un lato stiamo vedendo che è un bene. Vediamo che le nostre nazioni sono più pulite. Vediamo quanto riducendo tutto questo inquinamento possiamo aiutare la terra, la natura e quindi anche noi stessi. Si potrebbe fare molto di più senza la necessità di un virus mondiale”. Ma basterà tutto questo per farci capire che siamo una cosa sola e che se la natura vuole e reagisce ci fa cadere tutti, senza distinzione di ricchezza, di potere o di importanza?.
Non siamo immortali, così come nessuna macchina che creeremo, per quanto ingegnosa e avanzata. Non siamo imbattibili, così come nessun politico o dittatore di questa terra che si consideri più autorevole degli altri. La nostra società è superabile e i nostri ingranaggi sono oramai arrugginiti. Siamo tutti destinati a lasciare questa terra in un modo o nell’altro, e non porteremo con noi alcun pezzo di carta o alcun gioiello. Quanto velocemente lo decidiamo solo noi, con le nostre scelte e le nostre azioni. Sicuramente possiamo rialzarci, ripulire la ruggine e liberarci dall’indifferenza, trattandoci finalmente come fratelli di un unico pianeta che, come una barca che naviga tra le onde dell’oceano, può sia affondare che riaffiorare più forte di prima.