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di Lucas Gabriel Martins*
L'internazionalizzazione del Primo Comando della Capitale ed il suo nuovo status mafioso

Circa 27 anni fa, otto detenuti componenti di una squadra di calcio interna al carcere hanno fondato il PCC, Primo Comando della Capitale, a San Paolo, Brasile. Era l'inizio della storia di una fazione criminale diversa da qualsiasi altra, una sorta di "fratellanza segreta", che gestiva i propri affari come un'impresa d'affari.
In sostanza, il PCC nacque come una sorta di sindacato, un comando di potere per sfidare il sistema e la segreteria pubblica della sicurezza dello Stato di San Paolo. Il numero dei componenti, oppure, di "fratelli", come vengono comunemente chiamati i membri della fazione, è aumentato progressivamente imponendo la propria presenza nelle carceri e nelle strade di tutto lo Stato di San Paolo controllando le vie di comunicazione nevralgiche per il commercio di armi e droga come lo Stato di Paraná e Matto Grosso do Sul.
Oggi il PCC, oltre a fungere da agenzia di regolamentazione per la criminalità organizzata e ad agire con vari gradi di influenza su tutto il territorio brasiliano, espande la sua presenza anche all’estero. Secondo le indagini del pubblico ministero federale, il numero di membri è superiore a 30.000. In Paraguay, il paese vicino, il PCC è la maggiore minaccia. Lo afferma l'ex procuratore Hugo Volpe, minacciato di morte da questo gruppo in diretta durante il suo intervento in un programma di radio Amambay AM 570, molto vicino alla frontiera con il Brasile; il funzionario era uno dei principali responsabili delle indagini nel paese.
Oggi il PCC è la maggiore organizzazione criminale che agisce sul territorio paraguaiano e secondo Volpe, dietro il PCC vi è anche il "Comando Vermelho". Il CV è un'altra organizzazione criminale nata a Río de Janeiro, che opera anche in diverse regioni del Brasile e di altri paesi.
Il loro potere è tale che continuano ad agire anche trovandosi dietro le sbarre nella P2, il penitenziario di Presidente Venceslau, a 600 km dalla capitale, una delle poche prigioni che non soffre il sopraffollamento e che conta con dispositivi di massima sicurezza, dispositivi di blocco di cellulari, scanner corporale e porte delle celle automatizzate. I vertici del PCC riescono a trasmettere gli ordini ai loro "soldati" e riescono a coordinare il loro progetto di espansione in tutto il paese, come è emerso dalla famosa operazione "Echelon" che è riuscita a delineare la mappa di tutto il processo di crescita.
Un’indagine internazionale congiunta con le forze di polizia di altri quattro paesi dell'Europa, ha rilevato un collegamento tra la 'Ndrangheta ed il PCC che oggi esporta droga in altri continenti e, secondo le indagini, negozia direttamente l'esportazione della maggior parte della cocaina che lascia il Sudamerica con destinazione Europa.
L'interesse della 'Ndrangheta a San Paolo - di negoziare direttamente col PCC - è dato dal fatto che è l'unica organizzazione criminale brasiliana che esporta cocaina in altri continenti. Dal porto di Santos prende in via una parte della droga importata dalla 'Ndrangheta che ovviamente guadagna con la sua vendita in Europa.
Secondo le indagini tra il 2017 e 2018 sono state inviate in Europa circa due tonnellate di cocaina, dal valore approssimativo di un milione di reales. I principali porti del paese in cui opera l'organizzazione criminale sono quelli di: Santos (San Pablo), Salvador (Bahía), Itajaí (Santa Catarina), e Rio di Janeiro.
L’operazione italiana ha fatto emergere che il capo mafia Domenico Pelle è stato due volte a San Paolo. Durante un'intercettazione telefonica realizzata dalla polizia italiana nel dicembre del 2016, Domenico Pelle e Giovanni Gentile, suo alleato, parlano di 17 kg di cocaina partiti dal Brasile, ma sequestrati dalla polizia nel porto di Gioia Tauro, in Calabria.
Durante la conversazione, quando Pelle viene a sapere che il carico era stato sequestrato, chiede a Gentile se i fornitori brasiliani erano fidati e Gentile gli risponde fornendogli un profilo del "tipo" di fornitore in Brasile. Secondo lui, era un cittadino boliviano "nero", capo di un gruppo di vendita di droga, ricercato dalla polizia brasiliana che esportava almeno quattro tonnellate di cocaina al mese.
Per il Ministero Pubblico di San Paolo, il cittadino boliviano che in realtà è brasiliano, vive in Bolivia e viaggia spesso in Brasile per negoziare la droga. Si tratta di Gilberto Aparecido Dos Santos, conosciuto nel PCC come "Fuminho", ed è il braccio destro del leader del PCC, Marcos Willians Herbas Camacho, il "Marcola”.
Gentile convinse Pelle di organizzare una nuova spedizione, questa volta con l'aiuto di un uomo italiano che abitava a San Pablo, chiamato Gianni. Gianni iniziò a fare da ponte tra i fornitori brasiliani e la mafia. Secondo quanto emerso dalle indagini, Gianni si presentava come un imprenditore di un’azienda di asciugamani nella capitale di San Paolo che utilizzava per il riciclaggio di denaro sporco.
Nel gennaio del 2017, Giani organizzò un incontro a San Pablo, tra Pelle e i fornitori di droga brasiliani. Pelle arrivò all'aeroporto Internazionale di Guarulhos a San Paolo usando un passaporto falso, di nazionalità argentina a nome di Javier Varela. Durante i suoi giorni a San Pablo, Pelle aveva un cellulare criptato, senza fotocamera e senza GPS. Per tale motivo la polizia italiana non riuscì ad ascoltare le sue conversazioni.
Un mese dopo quell'incontro, Pelle fece ritorno a San Paolo, con l'aiuto di Gianni, questa volta per lasciare una parte del pagamento ai fornitori di droga, secondo le indagini, circa 50 mila dollari.
La Polizia Federale del Brasile sta proseguendo ancora le indagini per capire qual'è il rapporto tra la 'Ndrangheta ed il PCC, ma è già noto che per la 'Ndrangheta, il Brasile è la "Nuova Colombia". Uno dei personaggi più conosciuti dalla giustizia italiana, Nicola Assisi, è stato arrestato insieme a suo figlio, Patrick Assisi, a Luglio 2019 a "Praia Grande" sulla costa di San Pablo, in un appartamento di lusso. Il luogo, secondo la polizia del Brasile, è sotto il controllo del PCC.
Tra il 2014 e il 2015, Nicola e Patrick Assisi sono riusciti ad importare circa due tonnellate di cocaina dal Sudamerica in l'Italia, ricevendo circa 240 mila euro per ogni spedizione effettuata. Successivamente sono stati rinvenuti 3,9 milioni di euro in denaro e 29 orologi Rolex che erano sepolti nel giardino della villa a San Giusto Canavese, confiscata nel settembre del 2019, nella città metropolitana di Torino.
Secondo la sentenza Assisi gestiva e coordinava un gruppo che operava tra Torino e la Calabria, e oltre a mantenere i rapporti con i trafficanti sudamericani, era conosciuto come il "broker" che comprava la cocaina in America latina e ne organizzava il trasporto in Italia.
Oggi Assisi si trova nel penitenziario federale di Brasilia e chiede di essere trasferito in una prigione di migliore "qualità"; l'Italia attende la decisione del Supremo Tribunale Federale di Brasile che autorizzi la sua estradizione. Doménico Pelle si trova detenuto in Italia, Gentile è latitante e Gianni non è stato ancora identificato.
(17 febbraio 2020)

* Our Voice - Buenos Aires

Foto di copertina: super.abril.com.br

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