Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Jean Georges Almendras
Insegnante vittima di un gruppo armato che semina violenza nella regione

Ancora un'altra martire come Berta Cáceres. Questa volta si tratta di una donna guatemalteca. Un’instancabile combattente ambientalista di nome Diana Isabel Hernández, coordinatrice per l'Ambiente in una parrocchia. Sabato 7 settembre stava partecipando ad una processione quando è stata attaccata da uomini armati che le hanno sparato contro uccidendola. È accaduto nella comunità Monte Gloria, dove abitava, nel dipartimento guatemalteco di Suchitepéquez, dove regna un clima di particolare violenza contro i difensori di Diritti Umani della regione. Diana Isabel Hernández aveva 35 anni ed era un'insegnante e coordinatrice per il Medio ambiente nella Parrocchia Nostra Signora di Guadalupe. Presentava ferite al torace ed è stata trasportata ad un ospedale non distante dal punto dell’agguato. Le ferite ne hanno provocato il decesso.
Portavoci dell'ONG "Alianza por la Solidaridad” hanno riferito alla stampa locale: "L'insegnante guidava iniziative per promuovere la protezione dell'ecosistema ed ha dedicato gran parte della sua vita alla sensibilizzazione ed al recupero di beni naturali e per il rimboschimento della comunità, per alleviare soprattutto i problemi ambientali che la regione si trova ad affrontare, per mancanza di acqua".
Aggiungendo con indignazione e dolore: "Si tratta di un vile omicidio che si aggiunge ai tanti casi di attacchi contro i leader attivisti impegnati per il bene comune - 39 tra il 2017 e 2018 - sui quali le autorità non hanno fatto luce. Pretendiamo delle indagini approfondite affinché questo nuovo crimine non rimanga impunito, come tanti altri”.
"Alianza por la solidaridad” ha precisato che "la situazione in gran parte del Guatemala è caotica, soprattutto dopo che lo scorso 5 settembre fu decretato lo stato di emergenza che comporta la presenza dell'Esercito nei dipartimenti di Izabal, El Progreso, Zacapa, Alta Verapaz, Baja Verapaz e Petén".

hernandez diana isabel alerta defensoras

I portavoce di altre organizzazioni hanno detto che "si teme il prodursi di abusi in zone caratterizzate proprio da una elevata conflittualità sociale originata dai grandi mega progetti imprenditoriali, grandi impianti idroelettrici, minerari o agroalimentari".
Julio González, rappresentate del “Colectivo Madreselva”, ha detto che "il Governo ha usato il pretesto della morte di tre militari in uno scontro a Izabal per parlare di narcotraffico ed imporre lo Stato di Assedio per reprimere azioni di resistenza, arrestare leader e saccheggiare le risorse".
"Sebbene bisogna giustamente indagare sull’omicidio dei tre militari, come organizzazioni riteniamo che la lotta contro il narcotraffico in Guatemala richiede delle indagini coordinate globalmente nelle istituzioni dello Stato, anche per quanto riguarda il riciclaggio di denaro e la corruzione".
Sempre i portavoci di “Alianza por la Solidaridad” hanno richiesto alle autorità spagnole ed europee di far pressione sul Governo del Guatemala affinché "osservi scrupolosamente la normativa internazionale e trovi la soluzione al grave problema del traffico di droga senza violare i Diritti umani".
Solo chi vive sulla propria pelle questi soprusi (non è il nostro caso, ci limitiamo a scrivere al riguardo, o li denunciamo, ma dalla comodità dei nostri uffici o delle nostre case), può valutare il vero contesto di malvagità umana, ricoperta dal potere e dal denaro, in luoghi o regioni della nostra America Latina, profondamente lacerata dagli interessi economici e dai potenti che sanno di rimanere impuniti e che rendono le democrazie strumenti di dominio e di abuso.
Questo è ciò che sta accadendo in Sudamerica. Ed i mass media, se lo sanno, non lo dicono. E non né accennano. Perché farlo andrebbe contro i loro interessi.
È così semplice: scusaci Diana, per non essere riusciti a difenderti. Ora pretenderemo che i tuoi assassini non restino impuniti. È il minimo che possiamo fare.