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di Jean Georges Almendras
Una piazza emblematica (Plaza Libertad). Una piazza (scelta anni fa come simbolo della lotta per la democrazia, e della lotta contro la dittatura militare uruguaiana), al centro della città di Montevideo, sull’Avenida 18 de Julio, è lo scenario scelto già da alcuni anni (circa quattro), dai giovani del Movimento Our Voice, per dire alla cittadinanza, a chiare lettere - senza /reticenza né restrinzioni - che quando famiglie con bambini, giovani, anziani ed anziane si trovano a vivere per strada, dovremmo guardare dentro noi stessi e dire che di questa solitudine, di questa disperazione, di questa sofferenza, siamo tutti responsabili.
Ma la gente comune non vuole vederla così. Ne tanto meno accettarlo. E neanche prendersi il disturbo di analizzarlo nell'intimità. Perché c’è il pericolo che così facendo si corra il rischio di compromettere le dolci comodità della sua vita o, ancora peggio, il rischio di intraprendere gli aridi sentieri del mea culpa a causa delle ingiustizie sociali diffuse nel mondo, che potrebbero perfino farci cambiare opinione e punto di vista. Un mea culpa che prima o poi potrebbe intaccare il sacro individualismo e la sacra (e confortevole) posizione in cui uno si trova. Effettivamente, pensare al prossimo può risultare altamente controproducente, perché la solidarietà disinteressata, (che è la legge del sistema che ci disciplina e ci condiziona), non porta alcun guadagno.
Partendo da questa premessa, riuscire a pensare dalla nostra visione come giornalisti liberi e dal mondo dei giovani Our Voice, (la Nostra Voce) che tutti siamo responsabili delle persone che vivono in strada, in Uruguay o in qualsiasi altro punto del pianeta, può essere percepito veramente come una pazzia o una enorme blasfemia, particolarmente cospiratrice, secondo il criterio degli adoratori della società del consumo, degli adoratori del capitalismo dominante e dei cultori dell'egoismo.
Ma i giovani di Our Voice rompono tutti gli schemi della società nella quale vivono. E lo fanno con coraggio e forza, perché quello che fanno viene dalla loro anima. Perché essendo giovani la loro anima è pura. Perché essendo giovani, i loro valori etici e di giustizia sociale sono solidi e convincenti. Coerenti con le loro idee e con la sensibilità della gioventù attivista nei convulsi giorni di questo nostro millennio, oppresso dal degrado cittadino e dall'ipocrisia.
Per questo motivo, periodicamente, i giovani di Our Voice, gli adolescenti e i bambini di Our Voice insieme ai cittadini liberi che abbracciano la loro causa, si danno appuntamento in quella piazza di Montevideo per parlare con i cittadini e dire loro (in ogni modo possibile, attraverso l'Arte), che tutti siamo responsabili per tutti quegli esseri umani che dormono nelle strade della capitale dell'Uruguay.
Responsabili insieme allo Stato, che non abbiano un tetto (come previsto dalla Carta Magna, più conosciuta come Costituzione della Repubblica), un piatto di cibo o un minimo di qualità di vita. Perché questa responsabilità è di tutti noi. Noi che paghiamo le tasse; noi che abbiamo un lavoro sicuro; noi che siamo onesti; noi che li emarginiamo perché sono poveri; noi che possiamo lavarci tutti i giorni; noi che possiamo mangiare più di tre volte al giorno; noi che ci crediamo santi (e non credo che lo siamo); noi che ci dichiariamo umani, educati e civili.


Noi che ci amiamo tanto e prendiamo le distanze da quelli che non sono come noi. Noi che non siamo maleodoranti e che non abbiamo denti guasti o abiti e scarpe usati e sporchi.
Noi che ci crediamo dignitosi. Noi che siamo in realtà gli irresponsabili, perché non ci assumiamo le nostre responsabilità.
E loro, i giovani che rimangono in Piazza per ore, (anche sotto la pioggia e i tuoni, al caldo o al freddo), ci attanagliano con la verità più irrefutabile. Una verità che ci mette spalle al muro. Che ci palesa la nostra responsabilità verso quelle anime solitarie, disperate o rassegnate.
Una verità, quella inneggiata dai giovani nella Plaza Libertad che ci dice che siamo irresponsabili. Molto irresponsabili. Perché non ci assumiamo le nostre colpe verso queste vite alla deriva. Vite umane " gettate" per strada. Non cose gettate per strada.
Indossando magliette bianche, con il logo di Our Voice stampato. I giovani suonano la chitarra e il tamburo; distribuiscono volantini con le loro opinioni e con gli argomenti dei loro ideali; parlano con i passanti; distribuiscono latte caldo o panini a chi vive in strada. che Si avvicina a loro, cercando oltre al cibo, un bicchiere di acqua, un caffè o latte caldo, principalmente affetto. Un gesto di attenzione da parte di un altro essere umano che, seppure per un breve momento, restituisce loro dignità e rispetto. Anche se per una volta sola.
Le sere di "Tutti Siamo Responsabili", nome dato a questa attività/iniziativa, i giovani trasmettono vita, trasmettono amore, trasmettono speranza, trasmettono luce e trasmettono forza. Affinché attraverso quella forza, gli emarginati della nostra gran società si sentano accolti. Si sentano vivi.
I giovani di Our Voice, sono stati in Plaza Libertad la sera di martedì 9 aprile. Ricordando nuovamente a tutti (insistendo) che i nostri doveri da cittadini e verso la vita stessa, non sono circoscritti dentro le porte di casa nostra, ma tutto il contrario: da lì si aprono verso l’esterno. Là dove si trovano gli emarginati. Dove si trovano i poveri. Dove c’è la solitudine e dove ci sono necessità delle cose più elementari per vivere giorno per giorno.
Siamo tutti responsabili dei poveri che non mancano mai matematicamente nelle società moderne. Siamo tutti responsabili dei poveri che dalla strada ci puntano il dito contro anche senza alzare il dito.
Quella sera di aprile, i giovani di Our Voice, come tante altre volte, erano in Plaza Libertad di Montevideo, insieme ai redattori di Antimafia Dos Mil, e tra loro il direttore di ANTIMAFIADuemila, Giorgio Bongiovanni, così come anche i collaboratori di Italia, Argentina, Paraguay, Messico ed Uruguay.
Quella sera di aprile, i giovani di Our Voice, come tante altre volte, erano nella Plaza Libertad di Montevideo per parlare di verità e condividere secondi, minuti ed ore con quelli esseri che non figurano negli elenchi dell'establishment.
Quella sera di aprile, come tante altre volte in passato e come succederà sempre finché il sistema divoratore di uomini sarà in vigore, i giovani di Our Voice hanno disturbato gli egoisti, gli indifferenti, i tiepidi, i codardi, i capitalisti, i consumisti, i prepotenti, i despoti, i ricchi, i poveri che si credono ricchi ed in definitiva, il Potere.
Quel Potere responsabile anche lui della solitudine e della disperazione di chi vive in strada.
Piaccia o non piaccia al Potere.

Foto © José Guzmán

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