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di Andrés Volpe di Our Voice
Dialogo con la produttrice Carla Ortiz sulla crisi umanitaria in Yemen

In piena Seconda Guerra Mondiale Winston Churchill disse “In tempo di guerra la verità è così preziosa che dovrebbe sempre essere protetta da una cortina di bugie”. Mai prima di ora queste parole sono state più attuali, perché oggi "viviamo in una terza guerra mondiale a pezzi" come ha detto Papa Francesco, più volte; ed in uno di quei pezzi a cui fa riferimento il Papa possiamo collocare la realtà dello Yemen.
Realtà che passa inosservata dalla collettività come se non esistesse mentre invece è il risultato delle menti più subdole della nostra società. Questa dimensione parallela nella quale vive una gran parte di noi, ci pone in una situazione di autocensura consenziente. Fortunatamente, ogni tanto, emergono persone che cercano di rompere gli schemi.
Carla Ortiz, attrice, modella e produttrice di nazionalità boliviana, attirò su di sé l'attenzione internazionale grazie al suo documentario "La voz de Siria" e per aver denunciato l'inganno delle versioni offerte al pubblico riguardo a quanto stava avvenendo in Siria, utilizzando degli attori - tra i quali i Caschi Bianchi dell'ONU e la stampa egemonica - proponendolo come il genocidio del "dittatore" Bashar Al Assad. Abituata a vivere la cruenta realtà della guerra in Medio oriente, oggi ci si imbatte anche in un'altra triste bugia.
Nella penisola Arabica, in una zona di bollente tensione militare, commerciale e politica, lo Yemen

ortiz claudia yemen 2

è teatro di una "guerra civile" e dell'intervento di una coalizione internazionale, guidata dagli USA e dall’Arabia Saudita che rischia di trasformarsi nella peggiore tragedia umana mai esistita. A questo riguardo Carla ci dice: “Il conflitto in Yemen è stato definito come il più grande conflitto umanitario degli ultimi tempi, più grande di quello in Siria e Iraq. La situazione è realmente allarmante. Yemen è situato geopoliticamente molto vicino all’Arabia Saudita, ha un’elevata popolazione sciita e sappiamo che nel conflitto nel Medio Oriente tra sunniti e sciiti, i sunniti sono in un certo modo molto più fondamentalisti, con un islam più rigido di quello dei sciiti che interpretano l’islam in modo molto più moderato. Sono stati in guerra tra loro per un lungo periodo per queste divergenze. Perché per i sunniti gli infedeli sono proprio i sciiti. A tutto questo si aggiunge la vicinanza dell’Arabia Saudita che ha cercato di gestire la situazione mantenendo il suo potere nella zona, e logicamente sui depositi e le riserve di petrolio.
C'è quindi una sorta di pulizia etnica, una pulizia religiosa che potrebbe anche essere considerata etnica, ci sono gli sciiti, le milizie sostenute dagli iraniani che sono nemici mortali dell'Arabia Saudita, e che in qualche modo offrono la resistenza permettendo che i bombardamenti sulla popolazione dello Yemen continuino. Lo Yemen era già considerato prima del conflitto il paese più povero del Medio Oriente, e adesso, dopo tutti questi attacchi ancora di più, hanno bombardato tutti i suoi aeroporti, i suoi porti, ogni tipo di infrastruttura, scuole, università, centri commerciali, ecc. C’è l’ingerenza dell'Arabia Saudita insieme agli Emirati Arabi, forti dalla vendita di armi degli Stati Uniti ed Inghilterra. Qui sono presenti anche interessi economici perché ai grandi imperi dell’ovest interessa continuare con la vendita di armi a qualunque costo ed in qualche modo siamo complici diretti di questo terribile genocidio. La gente adesso non sta morendo solo per i bombardamenti ma anche per i loro effetti”.

Basi militari straniere in Yibuti

basi usa yibuti

Vale la pena soffermarci su alcuni punti di questa considerazione di Carla che sono fondamentali per capire la complessità del conflitto. Lo Yemen sorge di fronte ad uno stretto attraverso il quale circolano il 25% delle esportazioni mondiali e il 40% del petrolio a livello mondiale, lungo una rotta che collega il mare Mediterraneo con i paesi asiatici. Di fronte alle sue coste c'è un piccolo paese africano chiamato Yibuti, che pochi riuscirebbero a trovare nella mappa, ma dove tutti i potenti sembrano volere stare, che ospita le basi militari di Francia e Italia, anche del Giappone e soprattutto degli Stati Uniti e della Cina.

Lontano da una retorica pro imperialista Carla Ortiz ci spiega quello che per lei è la ragione che alimenta il disastro nel quale hanno affondato questo territorio:
"In realtà possiamo parlare di moltissimi aspetti attorno al tema, ma credo che il problema più grande in questo momento è proprio la vendita di armi, è una questione economica e si sta bypassando ed ignorando il disastro umanitario che sta avvenendo nella zona. Nello specifico, quello che stanno facendo gli Emirati Arabi sul posto per controllare non solamente la comunicazione tecnologica ma anche il commercio, è un punto chiave in questo momento. Tutto quello che riguarda il settore dell'agronomia, che è il principale mezzo di sussistenza, viene bombardato, quindi quello che stanno facendo è sottomettere e isolare tutto il popolo sciita, hanno tutto il paese completamente accerchiato, come in una prigione, la gente non può uscire da nessuna parte, non possono fare niente, non possono fare alcun tipo di commercio, né vendite, né esportazioni, né importazioni, neanche di cibo e medicine. Il conflitto ha superato in peggio qualsiasi altro conflitto nel mondo”.
In tutto questo contesto la realtà è ancora più impattante delle cifre, soprattutto per quanto riguarda l'infanzia, ma questi numeri ci permettono di avvicinarci alla realtà di quanto veramente sta accadendo.

alwaleedbin talal

"L'Unicef e le Nazioni Unite hanno riportato nel 2016 che ogni 10 minuti in Yemen moriva un bambino sia per cattiva nutrizione o per cause prevenibili come la mancanza di accesso a medicine e a cibo. Due settimane fa le cifre sono aumentate, ed ora muore un bambino ogni sette minuti. Sono dati che sembrano fuori dalla nostra capacità di comprensione, perché se ti fermi a pensare, sono 240 bambini che muoiono al giorno, semplicemente perché non hanno acqua, non hanno cibo e perché non hanno assistenza medica, e quindi muoiono di polmonite, altri muoiono a causa dei bombardamenti, per questo motivo noi abbiamo dato il via ad una campagna e ci siamo uniti per richiedere l'apertura dell'aeroporto, affinché possano entrare nel paese almeno gli aiuti umanitari e i medicinali”.
Nel 2015, l'Arabia Saudita, accusata di bombardare punti caldi uccidendo bambini e bambine, minacciò di revocare i fondi all'ONU e la sede per l'infanzia all'UNICEF. L'anno dopo, l'allora segretario generale Ban Ki-moon decise di rimuovere questo paese dall’elenco di "trasgressori" dell'ONU. Carla Ortiz dice al riguardo: "Tutti i paesi che sostengono economicamente in modo significativo le Nazioni Unite ed il lavoro che questa porta avanti sono ricompensati ed è per questo motivo che l'Arabia Saudita è seduta nella Commissione di Diritti umani di Protezione alla Donna, quando solo pochi mesi fa ha approvato la legge che permette alle donne di guidare, c’è un’enorme ipocrisia e qualsiasi tipo di denuncia verso queste nazioni viene sempre censurata. Oltre a tutto ciò, la gente non ha accesso ad acqua pulita né potabile, ogni 20 minuti muore una persona di colera. Ogni 10 minuti muore un bambino ed ogni 20 muore una persona adulta o bambino per colera, semplicemente perché non c'è gas per cucinare o non c'è acqua pulita. Quando ci soffermiamo ad analizzare i numeri vediamo una situazione estremamente urgente, verso la quale noi, i latinoamericani, possiamo immediatamente iniziare un'opera di sensibilizzazione nonostante siamo in un paese che sembra essere tanto lontano geograficamente”.
Uno degli strumenti che ha reso possibile questa opera quasi perfetta di distruzione di massa, è il blocco mediatico imperante. L'influenza dei capitali arabi sui media occidentali è di notevole importanza. end yemen siegeAd esempio, l'imprenditore Sultano Abuljadayel possiede il 30% delle azioni del giornale britannico The Independent; da parte sua, il principe Alwaleedbin Talal ha una partecipazione di 300 milioni di dollari in Twitter e patrocina i principali quotidiani arabi come Al Sharq, di Qatar, All'Awsat, Al-Hayat, Arab News e possiede azioni della 21st Century Fox. Di fronte ad una tale influenza ed al margine di ogni possibilità di poter essere presenti nel luogo dei fatti Carla Ortiz ha dichiarato: "È così grave tutto questo e tanto triste perché, nonostante ci troviamo di fronte ad un conflitto umanitario, e alla crisi umanitaria più grande di tutti i tempi, i mezzi di comunicazione non parlano di questo argomento. È tanto ovvio il blocco mediatico sull’argomento che è assolutamente vergognoso ed inaccettabile. Ovviamente questi paesi tanto potenti hanno comprato molti dei mezzi di comunicazione, le corporazioni più grandi dominano ed è per questo motivo che c’è tanta disinformazione sulla guerra dell'Iraq, Afghanistan, Siria, Yemen, perché non ti permettono neanche di entrare per documentare in loco i fatti in Yemen.
È un anno e mezzo che cerco di andarci, di entrare in Yemen, ma non è possibile perché quando si arriva al porto di Hodeidah, che è l'unico aperto, ci sono navi dell’Unicef e delle Nazioni Unite cariche di aiuti umanitari, ma non hanno il permesso di entrare ed il cibo marcisce. Nel frattempo un bambino muore perché non può accedere neanche ad un pezzo di pane, quindi immaginate se i mezzi di comunicazione parlassero della questione ci sarebbe uno scandalo enorme. la gente nel mondo non farebbe una rivoluzione chiedendo immediatamente l'apertura dei porti e degli aeroporti e la sospensione non solamente del fuoco ma anche l'immediata interruzione della guerra? È per questo che si censura, perché qualunque essere umano si mobiliterebbe e chiederebbe la sospensione immediata, ma se non si ha accesso alla notizia non è possibile prendere posizione dalla parte della verità, dalla parte della giustizia o dalla parte dell'umanità, così si spiega il silenzio dei mezzi di comunicazione delle grandi corporazioni”.
Solo le testimonianze di poche voci potranno riferire in futuro delle atrocità che sono state commesse in Yemen. In questo modo Carla Ortiz sta indicando una possibile strada per unire più voci ad una causa al limite dell’utopia, la causa per il bene comune universale:
"La domanda da fare alle celebrità che ci sono nel mondo, a vari livelli e che hanno uno stuolo di fans è: cosa fanno con il potere che viene dato loro dalla fama? Nel mio caso ho deciso di metterla al servizio dell'umanità”.



In questo momento Carla Ortiz sta appoggiando una campagna sui social con l'hashtag #EndYemenSiege, per la riapertura dell'Aeroporto di Sana'a che permetterebbe l'entrata degli aiuti umanitari. "Io vedo il futuro ripetere il passato, hai comprato le azioni di questa farsa ed il tempo non si ferma. Ci etichettano come dei ladri e loro affondano un paese intero, perché così si rubano più denaro", dice la canzone immortalata dal gruppo brasiliano Cazuza. In Yemen gli interessi dei potenti hanno seminato la morte e la distruzione, in un brutale operazione che fa convergere tutti i mali.

*Foto 1: Carla Ortiz Oporto
*Foto 2: www.periodistadigital.com / Il príncipe Alwaleedbin Talal una delle 10 persone più ricche al mondo
*Foto3: Mapa: diario El País

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