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caceres berta anniversario 3di Jean Georges Almendras*
Strette in una piccola sala dell’Hotel Bauen, di Callao y Corrientes, a Buenos Aires, capitale dell'Argentina, circa un centinaio di persone (per la maggior parte giovani ed alcuni bambini), hanno reso omaggio ad una combattente ed a una causa. La combattente: Berta Cáceres, uccisa a colpi d’arma da fuoco nella sua casa di La Speranza, per mano di sicari mandati dal potere finanziario e capitalista dell’Honduras (della regione e del mondo), il 2 marzo del 2016. La lotta: quella che continua ancora oggi affinché sia fatta giustizia, affinché il crimine contro questa coraggiosa attivista onduregna della comunità lenca non rimanga impunito (e neanche l'aggressione che quello stesso giorno ha subito l'attivista messicano Gustavo Castro); ma anche affinché il potere dell'imperialismo, e del colonialismo odierno (che si è esteso in Honduras ed in altre regioni sud-americane e centro americane), e del denaro sporco non si insinui ulteriormente nelle terre fertili, sacre per le comunità indigene del nordovest onduregno (nella zona del fiume Gualcarque), he sono vitali per la loro sopravvivenza.
L'essenza dell'incontro è stata la lotta: un incontro dove i presenti si sono disposti in circolo, attorno ad un altare improvvisato allestito sul pavimento su stoffe variopinte, traboccanti di offerte: offerte di ogni tipo. Offerte alla combattente e alla sua causa che apparteneva (ed appartiene), a tutte le donne del mondo. Offerte simbolo di libertà, della madre terra, dei combattenti sociali di tutti i tempi e di tanti luoghi diversi. Offerte impregnate di una tale forza combattiva che a tratti si sentiva la presenza di Berta Cáceres, al fianco di tutti noi che, seppure non ci conoscessimo, eravamo una sola persona, un solo braccio per dare con forza battaglia ai potenti di sempre. La potenza che solo la sete di giustizia può generare. Ma non una giustizia egoista. Piuttosto una giustizia per tutti: una giustizia per tutti i caduti nel mondo, vittime del potere: in America Latina ed in tutto il pianeta. Pianeta e terra intrisi dal sangue dei martiri di questa umanità. Un’umanità pigra perché egoista e quindi dormiente. Un’umanità che deve svegliarsi perché il tempo stringe.

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L'essenza dell'incontro è stata la lotta: un incontro ai piedi di un enorme striscione appeso ad una delle quattro pareti, su cui era scritto: "Berta Cáceres si è moltiplicata”. Presenti i figli di Berta: Salvador e Bertha Zúniga, con la scrittrice del libro "Le rivoluzioni di Berta", Claudia Korol, e con Mirtha Baravalle, di Madri di Plaza de Mayo, linea fondatrice, tra altri numerosi rappresentanti di associazioni dell'Argentina, Honduras, Paraguay e Bolivia, e compagni del mondo di oggi.
L'essenza dell'incontro è stata la lotta: un incontro per il ricordo; per l’impegno attivo; per la presa di coscienza; per confrontarsi e denunciare i veri assassini di Berta e di tanti altri attivisti onduregni, massacrati allo stesso modo dall'infamia del capitalismo dominante, e del suo marcio complice: l'imperialismo statunitense. Lo stesso schifoso imperialismo immorale che in questi giorni incombe sui venezuelani per annientare la rivoluzione bolivariana. Il putrido imperialismo che Berta Cáceres, ed ora noi, ha sempre combattuto, da quando prese coscienza dell’assedio della sua terra violata da interessi stranieri che ne calpestavano i diritti, la libertà, la democrazia e la vita.
L'essenza dell'incontro è stata la lotta: un incontro pregno di simbolismi e parole, per meglio dire arringhe, voci decise, di molti giovani attivisti e consapevoli. Consapevoli, uniti ai figli di Berta, perché loro stessi si sentono suoi figli. "Figli" che continueranno a lottare in tutto il mondo, per farsi rispettare, per non essere calpestati, per non permettere che le multinazionali scavino l'anima delle comunità distruggendo la natura e le vite. Quelle lotte che Berta conosceva molto bene: nei giorni della sua infanzia, adolescenza e gioventù, e nei giorni a seguire; nei giorni in cui fondò e coordinò il Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari ed Indipendenti dell’Honduras (COPINH); nei giorni in cui si oppose alla diga di sbarramento di Agua Zarca; nei giorni in cui fu perseguitata; nei giorni in cui subì la repressione da parte della polizia e dei militari, come tante altre donne ed uomini della comunità e del COPINH; nei giorni in cui era latitante sulle montagne della sua terra; nei giorni in cui percorreva quelle montagne o sedeva insieme ai suoi compagni vicino al fiume Gualcarque, seminando coscienze ed idee tra tutti i lenca che si sentivano trascinati dalla sua forza; nei giorni in cui venne colpita per aver difeso la sua gente e la sua terra; nei giorni in cui le fu assegnato il premio Goldman; nei giorni in cui fu designata per essere stabilita la sua eliminazione; e persino nei suoi ultimi istanti di vita, quando quella notte crudele, affrontò coraggiosamente i suoi assassini.
L'essenza dell'incontro è stata la lotta: un incontro dove i protagonisti di questa causa hanno parlato con fermezza lanciando un appello a tenere ferme le mani sull'aratro nelle lotte attuali e quelle che verranno; un incontro all’insegna anche della musica, degli applausi, celebrazioni, ricordi. La scrittrice e attivista Claudia Korol (che conobbe Berta Cáceres molto da vicino, nelle sue lotte quotidiane), ha fatto da filo conduttore di una serata sotto il vessillo dei valori dell’etica, l'etica propria delle donne attiviste: attiviste di molte cause, ma soprattutto della verità, della giustizia e della libertà.
L'essenza dell'incontro è stata la lotta: un incontro dove, tra altre voci, si è sentita quella di Bertha Zúniga Cáceres, una delle figlie di Berta, di solo 26 anni, che ha segnato con il suo aspetto fragile (e l'intelligenza delle sue parole), l'immensità del proprio valore, della sua responsabilità e della sua scelta.

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Bertha Zúniga Cáceres, laureata in Scienze dell’Educazione (dopo avere studiato a Cuba), oggi è coordinatrice del COPINH ed uno dei suoi pilastri, e insieme ai suoi fratelli e alla famiglia, e al popolo lenca, ha sposato la lotta di sua madre affinché l'impunità sulla sua morte e l’impegno che portava avanti non siano sterili. Ha preso la parola nel grande cerchio che ci ospitava praticamente stretti l’uno all’altro. E le sue parole sono state persuasive e convincenti, perché le sue convinzioni nascono dall'anima, dal più profondo del suo essere. Le stesse convinzioni di sua madre che giorno dopo giorno ha trasmesso ai suoi figli con il suo esempio quotidiano, quello dei suoi compagni, e dei suoi “copines” e “copinas”.
Con il tono pacato della sua voce Bertha Zúñiga, in riferimento al libro di Claudia KorolLas revoluciones de Berta” ha detto a tutti: “Per noi l’idea di avere questo libro è un po’ come onorare il nostro motto ‘Berta non è morta, si è moltiplicata’”.
"Il crimine contro Berta Cáceres fu seguito da una serie di azioni coordinate per perpetuarlo; prima dicevano che era stato un delitto passionale, dopo hanno insinuato che c’era stato un conflitto interno all'organizzazione ed è in quel contesto che sarebbero maturate le condizioni per assassinarla, in questo modo cercavano di sminuire la figura di Berta Cáceres. Noi ovviamente viviamo in Honduras, un paese dove c’è un’elevata impunità, quindi, che senso ha per noi partecipare ad un processo legale se sappiamo che le istituzioni sono corrotte, che le persone all’interno del Ministero Pubblico sono vendute, l’Organo che amministra la Giustizia in Honduras, è frutto di un colpo di Stato? Sono stati messi lì di proposito per legittimare un colpo di Stato, ed è così dal 2009. Quindi affronteremo la giustizia.
“C’è sempre stata ovviamente una forte sfiducia; noi conoscevamo l'esperienza del COPINH che per noi è stata soprattutto una scuola, e sapevamo che con quel governo noi non potevamo accordarci, non potevamo negoziare; ovviamente la struttura criminale che architettò l’omicidio di Berta Cáceres stava agendo - è agisce ancora oggi - e dovevamo muoverci molto velocemente per cercare di fare questo, soprattutto per non permettere che uccidessero ancora, perché c'erano alte probabilità che continuassero ad assassinare altre persone vicine, per portare a termine il piano di eliminazione della lotta comunitaria".

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"A questo proposito abbiamo detto anche che il crimine di Berta Cáceres è un crimine emblematico, per la diversità dei soggetti coinvolti: impresa privata, forze di sicurezza dello Stato, crimine organizzato, funzionari dello Stato, banche internazionali. E questi soggetti sono gli stessi che troviamo in centinaia di crimini in tutto il continente”.
"Quindi, il nostro obiettivo nella ricerca di giustizia è quello di moltiplicare Berta Cáceres, moltiplicarla davvero, consapevoli di chi era, comprendendo il suo pensiero. Io credo che il libro (riferendosi al libro di Claudia Korol "Le Rivoluzioni di Berta" presentato durante l'incontro), è importante perché sono le parole di Berta Cáceres; non è il racconto di una biografia e basta, ma dell'esperienza di resistenza dell’Honduras; l'esperienza stessa che animava Berta Cáceres nella costruzione di quella lotta anti patriarcale, anti capitalista, anti razzista".
"Il nostro cammino verso la giustizia ha incluso per noi un impegno internazionale perché in realtà Honduras è un paese dove grazie al colpo di Stato, si riesce a nascondere ogni cosa e a far sì che il giorno dopo la gente non ricordi più niente; ma è anche economicamente un paese molto dipendente del flusso delle economie globali del Nord, ma che dipende molto dalla sua immagine. Ha perso legittimità anche l'immagine del Governo, quindi noi sapevamo che la possibilità di affrontarlo in campo internazionale era la nostra unica carta per ambire alla giustizia nel nostro paese”.

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"L'anno scorso si è chiuso il primo processo penale contro gli autori materiali, due membri dell'impresa ed un militare di alto grado, istruttore della polizia militare di ordine pubblico che faceva parte dello Stato Maggiore, cioè di quella parte dell’esercito più legata alla presidenza dell’Honduras, e c'è realmente molto poca informazione sulla responsabilità di funzionari dello Stato”.
La "mia mami diceva che non possiamo vedere i processi in modo lineare, e nemmeno idealizzare le persone; e non vogliamo che questo succeda con Berta Cáceres perchè la sminuiremo, questo è quello che lei ci insegnava”.
"Perché è vero, ovviamente siamo persone, siamo processi, siamo storia, siamo conflitto; ed è quello che vogliamo di Berta, che impariamo da lei, facendo in modo, come diciamo noi, che continui a moltiplicarsi in ogni azione, in quello che facciamo e che faremo; per avere l'onore di meritarla. Questa è la Berta moltiplicata per la quale noi lottiamo, ed io credo che poter leggere il libro è un contributo ulteriore, imparare un po' di più; dire che noi stiamo continuando a resistere, per onorare meritatamente la sua memoria. Abbiamo sfide molto grandi e quelle strutture criminali sono ancora presenti nel nostro paese. Ma noi andiamo sempre avanti nella convinzione che sconfiggeremo quella morte, che sconfiggeremo il colpo di stato, che costruiremo e daremo il nostro contributo alle lotte per la libertà che sognava Berta Cáceres."

*Inviato speciale a Buenos Aires

*Foto di Copertina: Lucas Gabriel Martins e Sebastián Bagnasco, di OUR VOICE
*Foto 2: www.wcoticias.com
*Foto 3 e 4: Lucas Gabriel Martins e Sebastián Bagnasco, di OUR VOICE
*Foto 5: www.elmundo.com/ EFE

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