di AMDuemila
A raccontarlo un testimone al processo in corso a New York
E' iniziato il processo contro Joaquin 'El Chapo' Guzmán. In una delle prime testimonianze al processo, blindatissimo, in corso a New York contro l'ex capo assoluto del cartello di Sinaloa, emergono i primi atroci racconti sulle attività che il narcotrafficante metteva in atto. Il fatto che è stato affrontato riguarda l'uccisione del fratello del boss di un clan alleato perché questi gli aveva mancato di rispetto: al termine di un incontro non gli aveva dato la mano. Da questo episodio si scatenò una sanguinosissima faida nel corso della quale fu ucciso per vendetta anche un fratello minore di El Chapo. Era il 2004 ed era appena terminato un faccia a faccia tra quest'ultimo e Rodolfo Carrillo Fuentes, fratello di Vicente Carrillo Fuentes potente capo del cartello di Juarez. El Chapo, secondo la testimonianza, allungò la mano per salutare l'interlocutore ma questi lo lasciò col braccio teso andandosene senza nessuna stretta. El Chapo - ha raccontato Jesus 'El Rey' Zambada, un ex sicario del cartello di Sinaloa oggi pentito - se la legò al dito: "Era molto contrariato e disse che lo avrebbe ucciso". Fu così che tempo dopo Rodolfo Fuentes fu assassinato. Zambada ha anche raccontato che gli fu ordinato di pagare almeno 250 mila dollari a un ufficiale dell'esercito messicano per evitare la cattura del Chapo, che è stato latitante tra il 2001 e il 2014. Grazie a quei soldi l'operazione sarebbe fallita. Per ringraziarlo El Chapo invitò Zambada e la moglie tra le montagne di Sinaloa dove si nascondeva e si vantò delle sue armi tra cui anche un bazooka. E la pistola preferita dal boss, una calibro 38 che sul manico aveva le sue iniziali e dei diamanti.
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