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mafia cinese effdi Piero Innocenti
Il XIX Congresso nazionale del Partito comunista cinese (ottobre 2017) ha contribuito al rafforzamento del potere del presidente Xi Jinping, oggi ben diverso dall’immagine che aveva dato di persona tranquilla, gentile e flessibile quando, nel 2012, era subentrato a Hu Jintauo. Messa da parte la politica dei predecessori secondo cui la Cina doveva “mantenere un basso profilo e perseguire gli obiettivi in maniera discreta” (tao guang yng hui, you suo zuo wei), Xi ha impresso una forte accelerata al paese ed oggi la Cina è la seconda economia al mondo con una notevole influenza politica e militare.

Ciò non significa affatto tentare di superare gli Usa per diventare la nuova “polizia del mondo” ma cercare di realizzare, favorendo le condizioni per un ambiente esterno favorevole e stabile, il “sogno cinese”, cioè il risorgimento della nazione. Impresa non semplice anche per i molteplici problemi interni al paese. A cominciare da quello sul riciclaggio di denaro sporco. Sarebbe proprio la Cina, secondo l’organizzazione no-profit Global Financial Integrity, ad essere diventato il primo esportatore nel mondo di denaro illecito. Una conferma venuta anche da una lunga inchiesta della Associated Press che, nel 2016, aveva scoperto un complesso sistema di transazioni false, export e import gonfiati, fasulli “direct foregin investment” e banche illegali, attraverso il quale diverse organizzazioni criminali (messicane, colombiane, nordafricane, israeliane e spagnole) avrebbero riciclato miliardi di dollari sfruttando la reticenza delle autorità cinesi a condividere informazioni e prove con gli inquirenti di altri paesi.

Naturalmente le autorità cinesi respingono l’accusa di scarsa collaborazione sottolineando l’inadeguatezza delle loro leggi per fronteggiare la situazione. Sta di fatto che sarebbero stati aumentati i controlli nel settore che, tuttavia, non hanno impedito l’uscita dalla Cina di oltre 700 miliardi dollari nel 2017 (stime di Fight Rating) gran parte dei quali illegalmente attraverso una sottostima delle esportazioni combinata ad importazioni gonfiate da parte delle aziende.

L’altro problema serio è rappresentato dalla corruzione. Sarebbero stati ben 300mila i membri del Partito comunista cinese che, nel 2015, hanno ricevuto sanzioni per episodi corruttivi. Si tratta, alla fine, dello 0,3% degli 88milioni di membri del partito. Le sanzioni, in alcuni casi “leggere” e in altri “pesanti”, vengono adottate dagli organi interni del Partito e solo in casi gravi (14mila nel 2015) ci si rivolge ad un giudice. In ogni caso i “sanzionati” decadono dall’incarico. Esperti analisti occidentali presenti nel paese sostengono che la corruzione rappresenterebbe circa il 3% del Pil ed è anche per questo che Xi Jinping, dopo la diminuzione di crescita del Pil registrata nel corso del 2017, ha intensificato la lotta alle pratiche corruttive dentro e fuori del Partito ritenendola la più importante nel quadro della riforma dell’economia e dell’integrazione cinese nel mondo.

Quanto al tema del narcotraffico, nel 2016 (sono le informazioni e gli ultimi dati disponibili), si è registrato un aumento dei tossicodipendenti che hanno raggiunto il numero di oltre due milioni e mezzo di cui circa un milione di consumatori di oppiacei, un milione mezzo di droghe sintetiche e 35mila di assuntori di cocaina e marijuana. L’abuso delle Nuove Sostanze Psicotrope (NSP) è quello che preoccupa maggiormente le autorità di Pechino. Diversi i laboratori clandestini (483 quelli individuati nel 2016) utilizzati per produrre cannabinoidi sintetici, catinoni, tryptamine e phenethilamine, localizzati in alcun regioni come lo Jangsu, Zhejiang, Sichuan e alle periferie di Chongqing. Ben 62 sono state le tonnellate di droghe “fatte in casa” sequestrate con un incremento del 74% rispetto al 2015. Sempre più consistente la produzione delle coltivazioni di oppio e, quindi di eroina, che dalle vicine Myanmar e Laos (con la Thailandia formano il cosiddetto Triangolo d’Oro) entra in Cina dalle regioni dello Yunnan e Guanxi (nel 2016 sequestrate dalle forze di polizia 6,6tonnellate di eroina e 10,3ton di tavolette di “ice”). Va anche sottolineato l’impegno profuso dalla polizia nel contrasto al commercio delle droghe on line che ha portato al sequestro di oltre circa 5 ton di droghe sintetiche e altrettante di precursori chimici, all’arresto di 21mila persone e alla scoperta di consistenti movimenti di bitcoin utilizzati nelle transazioni sul web. Ancora limitato il consumo di cocaina che arriva principalmente a Hong Kong per essere smistata verso le città di Guangzhou, Shenzhen, Shangai e Pechino.

Alcuni accordi e memorandum fatti con il nostro paese negli ultimi anni (tra questi quello sul “Pattugliamento congiunto in occasione di grandi eventi” firmato il 24 settembre 2015 e quello di “Mutua assistenza giudiziaria in materia penale” entrato in vigore nel gennaio del 2016), rendono particolarmente solidi i rapporti con la Cina in tema di lotta alla criminalità,all’immigrazione clandestina e al traffico di stufefacenti.

Tratto da: liberainformazione.org

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