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1di Jean Georges Almendras e José Guzmán*
Intelligenza e buon senso sono gli aggettivi più appropriati per definire il discorso pronunciato dal Lonko (capo spirituale mapuche) Facundo Jones Huala, quando il giudice Gustavo Villanueva gli ha dato la parola nel corso della prima udienza del processo di estradizione a suo carico iniziato il 28 febbraio, preso il ginnasio municipale numero 3 dell’Avenida Monseñor Nicolás Esandi, della città di San Carlos de Bariloche, capitale della provincia di Rio Negro.
Antimafia Dos Mil, ha seguito passo a passo le fasi dell’udienza, che iniziò con la lettura del rapporto ufficiale dello Stato Cileno. Poi è stata la volta delle arringhe e la difesa del Lonko ha messo in evidenza l’intenzionalità del processo e la persecuzione politica, oltre alla criminalizzazione della lotta della comunità mapuche della Pu Lof Cushamen in provincia di Chubut.
Il Lonko Facundo Jones Huala ha detto tra le altre cose: “Cosa possiamo aspettarci della giustizia corrotta di un altro paese, quando uno percepisce che è la stessa legge della dittatura, del dittatore Pinochet del 1975? È totalmente incostituzionale. Cosa possiamo aspettarci da un paese che non può garantire la giustizia e il giusto processo, con i diritti costituzionali. Continuerò a incentivare la mia gente fino all’ultimo giorno della mia vita, continuerò ad incentivare tutti i miei fratelli mapuche a sentirsi orgogliosamente mapuche, che non dimentichino il coraggio di Rafael Nahuel e che seguano il suo cammino. Se io non fossi stato malato sarei stato lì dove si trovava Rafael. Non mi importa di essere in prigione per la mia gente.3 Questo sono, sono quello che ci ha lasciato Calfupan. Siamo i loro figli, nipoti, i loro discendenti e in questa terra continuerà a nascere sangue mapuche. Questa terra è, è stata e continuerà ad essere territorio mapuche. I mapuche continueranno a organizzarsi politicamente in entrambi i versanti della cordigliera, non importa se sono in prigione o no. Dicono che siamo terroristi, ma noi non lo siamo. Io chiedo, se siamo terroristi, dove sono i morti? I morti sono sempre tra la nostra comunità”.
E ha aggiunto: “Qui non c’è terrorismo, qui c’è un popolo stanco, che si difende con quello che può. Con quell’arsenale che avevano nella manifestazione in cui scomparve Santiago Maldonado: pale, machete, motoseghe, attrezzi di lavoro, quello è il nostro arsenale. Se questo non è un processo politico, cos’è?
Da parte sua il pm Jorge Bagur Creta ha fatto una estesa esposizione densa di dettagli tecnici indicando che doveva essere estradato al paese fratello, criticando anche la decisione del giudice Guido Otranto che aveva assolto il Lonko nel processo precedente.
Sonia Ivanoff, avvocato di Facundo Jones Huala, ha affermato che "tecnicamente il giudizio dovrebbe dichiararsi nullo, altrimenti ci troveremo di fronte ad una questione politica e non giuridica".
L’udienza è durata oltre dieci ore, e per tutto il tempo il ginnasio è stato letteralmente circondato da forze di polizia, mentre nel Viale di accesso si era accampato un nutrito gruppo di membri delle comunità mapuche, manifestando in una serie di riti e tradizioni culturali il loro ripudio a tanto oltraggio.
Dopo due pause è stato comunicato che l’udienza del giovedì 1° marzo si era conclusa e che addirittura, la sentenza sarebbe già stata definita, e che potrebbe essere resa nota il prossimo lunedì, si ignora se sarà dettata in sede giudiziaria o nel ginnasio municipale.
2Un giudizio che sfiora l’illegalità. Purtroppo un'illegalità che si è estesa come macchia d’olio in una città turistica per eccellenza. Il capitalismo presente non fa altro che fortificare l'espressione popolare dei popoli originari che l'uomo bianco ha calpestato, nel passato e anche oggi, con totale impunità.
L'impunità che caratterizza i gruppi finanziari di questi tempi. Quelli che stanno dietro questo “circo giudiziario”, carico di un razzismo recalcitrante ed obbrobrioso. Uno scenario dantesco, e quasi folle. Persino bizzarro che non fa altro che seppellire la verità. Una verità pronunciata dalla bocca di un uomo che a 31 anni è semplicemente un capo spirituale mapuche, protetto dai suoi antenati.
In un quotidiano di Buenos Aires un collega ha scritto che gli abitanti di Bariloche sono indifferenti al processo di estradizione del Lonko. Non sbaglia, semplicemente perché da sempre i potenti si sono preoccupati di far sì che ciò avvenisse.
Trasformando una lotta onesta e colma di sacrifici, e di martiri, in un circo, promosso direttamente dalla folle politica di disprezzo per la vita del governo argentino di turno. Il governo di Mauricio Macri.
Voci di ripudio e di indignazione dei mapuche hanno risuonato nelle vicinanze del ginnasio. Voci e presenze di uomini, donne e bambini mapuche, in resistenza e di altre persone solidali verso la causa mapuche.
Persone che in questo momento, mentre leggete queste righe, sono accampati nelle vicinanze dello scenario dove si sta svolgendo questo "processo" messo in atto dal potere, per favorire il potere e fortificarlo.

Foto: antimafiadosmil e Our Voice

* Inviati speciali di Antimafia Dos Mil a Bariloche (Argentina)

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