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netanyahu benjamin c ansadi Vincenzo Nigro
La Polizia lo aveva avvertito in anticipo e ieri sera Bibi Netanyahu aveva già convocato le tv per un discorso in diretta

L’Unità anticorruzione di Israele ha chiesto al procuratore generale di imputare il premier per corruzione, frode e abuso di potere. "Sono innocente, continuerò a governare con responsabilità e affidabilità, ho dedicato tutta la mia vita ad Israele", ha detto il primo ministro. La richiesta vale per due dei tre casi per i quali il premier è indagato da un anno.
Sono il “caso 1000” e il “caso 2000”. Per il “caso 3000”, potenzialmente il più grave (corruzione per l’acquisto di sommergibili dalla Germania), le indagini sono ancora in corso.
Nel “caso 1000”, secondo la polizia, "in un decennio, dal 2007 al 2016, Netanyahu e i suoi familiari hanno ricevuto beni (sigari, champagne e gioielli) da due uomini d’affari per un valore di un milione di shekel (oltre 410 mila euro)". Da Arnon Milchan 750 mila shekel, dall’australiano James Packer 250 mila shekel.
Con il ritorno di Netanyahu al potere nel 2009 i regali sono aumentati di valore e intensità.
Per Milchan il premier era intervenuto per tre volte sul segretario di Stato americano John Kerry per fargli avere un visto permanente negli Usa. Lo aveva favorito con una legge ad hoc su esenzioni da tasse per cittadini israeliani di ritorno dall’estero; e con alcune operazioni nella gestione di network tv in Israele. Il “caso 2000” riguarda una manovra nel mondo dell’editoria: dal 2009 secondo la polizia il premier e l’editore di Yediot Ahronoth Arnon Mozes hanno negoziato un accordo. Il giornale avrebbe aiutato il premier; in cambio Netanyahu avrebbe lavorato, anche varando delle leggi ad hoc, per danneggiare il concorrente di Yediot, il giornale free press Israel Hayom, di proprietà dell’uomo d’affari ebreo americano Sheldon Adelson, un super milionario “padrone” di Las Vegas e per alcuni anni terzo uomo più ricco d’America. Il procuratore generale Avishai Mandelblit potrebbe prendersi anche molte settimane per decidere cosa fare.

Tratto da: La Repubblica

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