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valdes maca c eldesconcierodi Jean Georges Almendras
Sono i criminali di sempre: i mandanti - non gli autori materiali, che si sono limitati ad eseguire un ordine - hanno fatto in modo che tutti credessero che l’attivista mapuche Macarena Valdés si fosse suicidata il 22 agosto 2016, nella sua abitazione, impiccandosi con una corda legata ad una delle travi del tetto.
Le cose, però, non sono andate così. Macarena Valdés fu uccisa, si pensa che morì per strangolamento e solo successivamente una o più persone presero il corpo e lo appesero, nell’intento di indicare che si fosse tolta la vita.
Pensavano che la storia sarebbe finita lì. Invece no, perché dopo due anni la verità su un nuovo attentato contro una donna coraggiosa, madre di quattro figli che difendeva la propria terra, è venuta fuori. Una terra contrassegnata dall’avarizia del potere che ricorre ad ogni bassezza pur di raggiungere i propri obiettivi: attività imprenditoriali con profitti altissimi, sporchi di sangue, che vengono da mani criminali, che distruggono le comunità mapuche. Non riusciamo a fermarli, ma almeno ci sforziamo in denunciarli.
Questo crimine è accaduto in terra cilena, che il Papa ha visitato solo poco tempo fa. Macarena Valdés abitava insieme alla sua famiglia nella comunità mapuche Newen de Tranguil, nel comune di Panguipulli. Ed è lì che lottava contro i criminali di sempre, interessati all'estrazione delle ricchezze del suolo ed alla distruzione del patrimonio naturale e culturale dei popoli della regione. Macarena era il leader di un movimento che si opponeva a quelle attività imprenditoriali. Inizialmente fu minacciata perché andasse via prima che le succedesse qualcosa. Ma lei non abbandonò i suoi principi.
L’hanno uccisa davanti ad uno dei suoi giovanissimi figli per farla tacere. A lei, ma non alla sua lotta, che è diventata quella di tutta la comunità, ora più decisa che mai. La loro fermezza ha portato alla luce la verità, anche dopo due anni di incertezze e bugie.
Il perito forense Luis Ravanal, rappresentante dei familiari che sempre aveva diffidato della versione ufficiale firmata dal Servizio Medico Legale e dai Carabinieri, ha detto ai giornalisti di aver elaborato un rapporto dettagliato dello studio istologico e, secondo la conclusione a cui è arrivato,“non c’erano segni che dimostrassero che si trattasse di un'impiccagione mentre il soggetto era ancora in vita, cioè nella zona più importante del collo, proprio il punto dove una persona viva si ferisce di più. In simili circostanze sempre ci saranno dei segni di vitalità, di emorragia, lesioni nei tessuti, negli organi. Cosa che non avviene in un cadavere, dove questi segni sono assenti; è lo stesso se si cerca di simulare un’impiccagione. Concretamente, attraverso l’autopsia, e, ripeto, attraverso la conferma dello studio istologico, si è dimostrato che non c’erano segni di vitalità, vale a dire, segni che dimostrino che il corpo era stato appeso quando ancora era in vita, e questo dimostra una condizione che contrasta con l’informazione ufficiale che parla di impiccagione per suicidio, come ha segnalato il Servizio Medico Legale”.
Il perito forense è poi ancora più esplicito: “Ci sono state delle opinioni, diagnosi non supportate da prove, in questo caso microscopiche e istologiche, quindi ecco il punto debole dell’investigazione realizzata specificamente dal Servizio Medico Legale. È una situazione che si è già ripetuta in altri casi simili dove si danno per confermate diagnosi in base a supposizioni, ma che dal punto di vista scientifico non hanno alcun riscontro obiettivo e quindi si genera tutta una serie di dubbi non solo in quanto alla qualità tecnica, ma anche riguardo le vere cause di morte nell’ambito di un’indagine su un delitto”.
Le cause della morte sono molte, troppe. Perché troppi sono i mandanti, che sono peggio dei sicari. Macarena Valdés è stata uccisa da persone, anzi, da parassiti che ubbidivano ad altri della loro stessa risma. Che hanno un tale potere economico da potersi permettere di comprare menzogne e verità distorte per far chiudere la bocca ad un ostacolo in forma di donna coraggiosa, che si è trovata di fronte alla morte per il suo percorso di lotta per la verità.
I criminali di sempre si sono rifatti vivi: prima in Honduras, dove lasciarono la loro scia di morte falciando la vita di Berta Cáceres. Poi hanno continuato dissanguando vite e speranze all'interno di comunità e famiglie, tra bambini e anziani. Si affidano all’impunità. Sanno che il tempo di fare danno senza temere la giustizia è a loro favore. E forse è così. Ma oggi, almeno oggi, scrivendo queste righe, facciamo giustizia dicendo che Macarena Valdés non si è suicidata.  
Che si sappia, che è stata uccisa. E che prima o poi giustizia sarà fatta.

Foto © eldesconciero.cl.com

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