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acosta vilmar udienzaProcesso contro Vilmar "Neneco" Acosta verso le tappe finali, ad Asunción, Paraguay
di Jean Georges Almendras

Il processo contro l’ex sindaco Vilmar Acosta è in dirittura d’arrivo. Nella giornata di oggi saranno presentate le ultime requisitorie da parte della difesa di Acosta, ex funzionario pubblico della città di Ypejhú ed unico imputato per l’assassino del giornalista di ABC Color Pablo Medina, collaboratore della nostra redazione, e della sua assistente Antonia Almada.  
Lo scorso 30 novembre era stata l’accusa a presentare le ultime prove alla presenza del Giudice Sandra Quiñónez e del Pubblico Ministero di Curuguaty Vicente Rodríguez. Le prove raccolte e presentate dal PM sono numerose. Ciò fa pensare che sarà richiesta la massima pena per Vilmar Acosta, mente del doppio omicidio.  
L’ipotesi formulata dall’accusa si baserebbe sul fatto che "Neneco" avrebbe ucciso Pablo Medina come vendetta per le denunce e le indagini condotte dal giornalista, riguardanti i legami presenti tra il clan Acosta, il suo coinvolgimento in altri delitti avvenuti nella zona e il narcotraffico presente nel paese. Il Pubblico Ministero ritiene che gli autori materiali della morte del giornalista e della sua assistente siano Wilson Acosta Marquez, fratello di "Neneco" che risulta ancora latitante e Flavio Acosta Riveros, nipote di "Neneco”, ora detenuto in Brasile.
Come si ricorderà, il processo ha avuto inizio il 23 ottobre e nel corso delle udienze i membri del Tribunale hanno ascoltato circa quaranta testimoni acquisendo una serie di prove, tra le quali le relazioni riguardanti gli apparati telefonici utilizzati dai fratelli Acosta e dal loro nipote.  
Come aspetto saliente nell’ambito del giudizio ricordiamo che, lo scorso 20 novembre, la Corte si è recata sulla scena del doppio crimine lungo la strada rurale di Villa Ygatymí dove il 16 ottobre 2014, due sicari in uniforme militare, con un’imboscata contro il camioncino dove viaggiava Medina, aprirono il fuoco contro il giornalista e la sua assistente. Solo la sorella di Antonia Almada riuscì a salvarsi dalla sparatoria. Compiuto l’agguato, gli assassini si diedero alla fuga. Si sono recati sul posto, al fine di effettuare dei rilevamenti in situ, funzionari del Tribunale, periti ed alcune delle persone che quel giorno del 2014 si erano trovati sulla scena del delitto dopo che l’unica sopravvissuta aveva dato l’allarme.  
La ricostruzione del delitto ha permesso ai funzionari della Procura e del Tribunale di individuare il punto esatto dove si trovavano i presunti killer, prima, durante e dopo l'attacco, grazie alle informazioni avute dalle imprese telefoniche e dall’analisi del terreno.  
La perizia realizzata sul cellulare di Vilmar Acosta è stata determinante come prova del legame esistente tra lui ed i suoi due parenti, presunti autori materiali dell'attacco al giornalista.  
Ai capi di accusa contro Vilmar Acosta si somma il fatto che Pablo Medina aveva già denunciato il suo assassino per le minacce che gli aveva fatto. Acosta riteneva infatti che il giornalista si era spinto oltre, soprattutto quando aveva denunciato la responsabilità di Vilmar nella morte dell'ex sindaco di Ypejhú, Julián Núñez, ucciso nelle strade di quella città l’1 Agosto del 2014, appena due mesi e mezzo prima dell'attentato contro Medina ed Almada.  
In quel periodo il giornalismo paraguaiano si fece portavoce dello stato di vulnerabilità di Pablo Medina. Già nel 2014 una deposizione di un testimone rivelò che per il clan Acosta Marquez Pablo Medina era solo un numero nella lista delle persone da eliminare, perché considerato un ostacolo agli affari illeciti della famiglia. Inoltre spiegò che gli articoli del nostro amico e collega erano fortemente compromettenti per il clan. Vilmar Acosta aveva ben chiaro chi erano coloro che danneggiavano ricorrentemente i suoi affari in una zona dedita alle attività del narcotraffico che avvenivano, e tutt’ora avvengono, con il supporto dei politici della zona, che tutelavano la sua impunità. Partendo da questa premessa, la strategia del terrore risulta essere una delle caratteristiche degli Acosta nella zona di Ipejhú.  
In una testimonianza del 2014, resa pubblica poco dopo la morte dell’ex sindaco Julián Nuñez, suo fratello Casimiro Núñez, disse che c’era una lista di future vittime che comprendeva i fratelli Fernández, cognati del politico assassinato, lo stesso Casimiro ed il giornalista Medina.  
Con l’uccisione di Medina, la buona facciata che il clan Acosta ha cercato di mantenere per anni, si è sgretolata vertiginosamente così come la vita politica di Neneco.
Oggi Acosta è accusato di essere il mandante di un ripugnante duplice omicidio che ha vestito a lutto non solo il giornalismo nazionale ma anche il popolo paraguaiano e la democrazia. Una democrazia messa costantemente sotto assedio dal flagello del crimine organizzato e dalla corruzione del sistema politico.  
Mentre questo articolo viene pubblicato dal nostro portale, nel Palazzo di Giustizia, gli avvocati difensori di Vilmar "Neneco" Acosta, stanno già presentando le loro prove finali, nell’intento, speriamo vano, di allontanare il loro assistito da una condanna prolungata.  
Nel frattempo, come è emerso nelle ultime ore, il Giudice Penale di Garanzia di Curuguaty, Carlos Martínez, ha presentato un mandato dinnanzi alla Corte Suprema di Giustizia sollecitando il Brasile a processare Flavio Acosta Riberos, indicato come uno dei sicari che attentarono contro i due giornalisti quel 16 ottobre 2014.
A questo proposito, il giornale ABC Color, di cui Medina era corrispondente al momento della sua morte, ha riportato le parole del Giudice Martinez: “Stiamo acquisendo tutte le prove presentate dalla Procura, tenendo in considerazione che il Brasile aveva rifiutato l'estradizione di Flavio Acosta Riveros in Paraguay in quanto egli possiede documenti brasiliani e quindi è considerato a tutti gli effetti cittadino brasiliano. Una volta che l'accusato sarà giudicato, le autorità brasiliane dovranno inviare copia della sentenza al nostro paese."  

Foto di Copertina: www.abccolor.com

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