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catalogna ue c reutersdi Americo Mascarucci
Oggi in Catalogna è il giorno dello sciopero generale indetto da alcune sigle sindacali indipendentiste per sostenere la secessione. L'Unione Europea ieri ha ribadito che la vicenda Catalana è una questione interna alla Spagna pur confermando l'illegalità del referendum indipendentista indetto domenica scorsa. Dal canto suo il presidente catalano Puigdemont ha replicato sostenendo invece che la questione catalana è una "questione europea" che la Ue è chiamato ad affrontare e risolvere. Chi ha ragione. Intelligonews lo ha chiesto al giornalista Giulietto Chiesa esperto di scenari geopolitici.

Come giudica la posizione della Ue sulla questione catalana? Puigdemont è definitivamente silurato?
"Non sarei così drastico. La posizione europea più che salomonica la definirei pilatesca. Da un lato dice che il referendum è illegale, dall'altro sostiene che si tratta di un problema interno alla Spagna. Mi sembra evidente che in questo modo non si risolve il problema. Ciò che sta accadendo in Catalogna è invece un problema europeo e sono certo che presto il contagio si estenderà ad altre regioni dove stanno maturando da tempo le stesse istanze con grande velocità. Ritengo che Puigdemont abbia ragione".

Però nel momento in cui la Catalogna esce dalla Spagna con queste premesse sarebbe automaticamente fuori dall'Europa?
"Il problema principale è che i dirigenti europei non hanno capito che l'Europa sta andando a pezzi e continuano a credere che resti invece immutata. Un errore di valutazione che prima o poi produrrà effetti negativi. Questo è il vero problema. L'Europa è già in crisi di per sé ma non soltanto per le spinte indipendentiste e autonomistiche che stanno maturando da più parti, ma perché la debolezza degli stati nazionali si sta manifestando in modo virulento. Più gli stati nazionali sono deboli, più alta è la spinta verso l'autonomia. I popoli europei vogliono l'indipendentismo perché si sentono indifesi. Gli stati non li difendono e l'Europa li offende. Anzi l'Europa è la causa principale dell'incremento di queste tensioni che si moltiplicheranno a dismisura. Fino a quando l'Europa potrà restare indifferente a tutto questo?".

Quindi come evolverà la situazione catalana?
"Prevedo sviluppi drammatici. Sarà l'inizio di una reazione a catena. Spagna e Ue hanno sottovalutato colpevolmente la situazione".

Dove intravede le maggiori possibilità di contagio?
"Innanzitutto in Gran Bretagna dove c'è il grande problema della Scozia. Poi c'è il problema basco e quello delle autonomie francesi e italiane al momento contenute ma che potrebbero presto portare ad un forte risveglio dell'autonomismo tanto in Sardegna che in Sicilia e altrove. Poi c'è tutto il problema dell'ex Jugoslavia dove è ancora tutto in fermento e dove ci sono paesi con 55 milioni di abitanti pieni di sovranità e di autonomie irrisolte che potrebbero far esplodere anche la vicina Ucraina. Per fermare questo contagio servirebbe un'intelligente direzione politica europea che manca. L'Europa si sarebbe dovuta offrire come mediatore in Catalogna ma non lo ha fatto. Questo perché manca di intelligenza politica".

C'è chi anche dietro la Catalogna vede la longa manus di Soros. Un populismo insomma non identitario ma puramente economico-globalista. Condivide?
"Le spinte verso l'indipendentismo catalano sono diverse, contraddittorie e contrapposte. Certo, le forze mondialiste puntano alla disgregazione degli stati, su questo non c'è dubbio, ma in Catalogna vedo un fenomeno reale che coinvolge l'intera popolazione e che mi sembra difficilmente manovrabile dall'esterno".

Tratto da: intelligonews.it

Foto © Reuters

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