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caceres berta 1di Jean Georges Almendras
Non ho conosciuto personalmente Berta Cáceres, ma la sua storia sì e mi ha colpito profondamente. Quando appresi la notizia della sua morte mi sentii avvolto da una spirale di rabbia e indignazione, e scrissi un articolo in sua memoria per renderle omaggio.
Una vita falciata dal potere imperante in Honduras, la sua terra natale. Una terra che vede il popolo indigeno Lenca resistere eroicamente contro i soprusi degli interessi criminali finanziari che dominano quella zona.
Berta Cáceres era una storica dirigente lenca che fu uccisa la notte del 3 marzo di quest’anno, il giorno prima del suo 43º compleanno. I suoi assassini furono solo gli esecutori di una sentenza di morte che aveva altri mandanti, uomini da cercare nelle fila di quel potere che Berta disturbava con il suo impegno quotidiano.
La sua lotta e la sua personalità infatti oltrepassarono le frontiere acquisendo popolarità e fama a livello internazionale. Berta Cáceres fu insignita dal Premio Ambientale Goldman. Un’onorificenza che le valse la morte, perché il premio, per la mente malata dei suoi assassini, rappresentava un missile contro i loro interessi. Un missile che bisognava neutralizzare. Non c’era forma migliore che ricorrere agli immancabili killer a commissione, sempre servizievoli alle reti del potere. Loro, alla fine, hanno falciato la vita dell’attivista indigena. Ma i mandanti di questo attentato non avrebbero mai immaginato che mettere fine alla vita di Berta non significava soffocare la sua lotta o le sue idee. Tutto il contrario. Berta riacquistò un maggiore riconoscimento mondiale: una martire, un eroe, piena di luce ed acclamata.
Perché un eroe? Perché era una tenace protettrice dell’ambiente in Honduras e dei diritti degli uomini indigeni. Grazie a quella tenacia durante la cerimonia di assegnazione del premio Goldman, denunciò il crescente numero di minacce di morte contro la sua persona e contro altri membri del suo movimento. Quella tenacità che la portò negli anni a guidare una lunga lotta contro un progetto idroelettrico nelle terre del suo popolo natale Lenca. Un progetto voluto dalle multinazionali che serviva unicamente a riempire le loro casseforti, al costo di vite umane, che avrebbero perso le loro terre, la loro qualità di vita e le loro tradizioni. Quasi fosse il progresso la terra promessa e la madre terra una serva, alla mercé degli uomini e dei loro distorti interessi.
L’omicidio di Berta Cáceres provocò una protesta internazionale che ha fatto emergere alla luce dell’opinione pubblica il clima di violenza ed intimidazione a danno degli ambientalisti e della comunità indigene di Honduras e di altri paesi di Sudamerica, nel secolo XXI, che avanza a passi giganteschi.
In quei giorni, Berta si rifiutò energicamente di dare accesso o di permettere che potenti interessi violassero i diritti dei poveri ed emarginati, distruggendo ecosistemi. In quei giorni, Berta Cáceres, difese la sua causa, una battaglia locale che ha fatto vibrare il mondo intero, ispirando altri a lottare per i diritti umani in qualsiasi punto del pianeta si trovino.
Se in quei giorni lo stupore e l’indignazione per la morte di Berta era latente nelle strade e le vie di Honduras, e le prime pagine dei notiziari locali ed esteri ne davano ampio risalto, oggi l’omaggio ed il riconoscimento alla sua attività ed al suo lascito, si sente forte nelle strade e nei mezzi stampa.
Anche l’ONU ha assegnato a Berta un’onorificenza postuma: il premio annuale di “Campioni della Terra”, generalmente assegnato a leaders di governo, della società civile e del settore privato, le cui azioni hanno avuto un impatto positivo nell’ambiente.
I premi 2016 di “Campioni della Terra” dell’ONU Ambiente sono stati consegnati durante la celebrazione di uno sfarzoso ricevimento organizzato dal governo di Messico in occasione della Conferenza dell’Onu sulla biodiversità a Cancun.
Roberto Cáceres, fratello dell’attivista, ha ritirato il premio nella categoria Ispirazione e Azione. Con la stessa umiltà che caratterizzava la sorella ha detto dinnanzi al numeroso pubblico: “La nostra famiglia si augura che questo premio aiuti a garantire che la meravigliosa vita di Berta e la lotta del popolo Lenca, non sia dimenticata e sia fonte di ispirazione per tutti coloro che lottano per i diritti ambientali nel mondo”.
Un omaggio postumo. Ma sempre un omaggio, che fa sentire noi sempre più piccoli mentre lei ancora più grande. Meritevolmente.
L’omicidio di Berta Cáceres è ancora impune. Le autorità di Honduras hanno pronunciato fiumi di parole e di promesse di punizione per i colpevoli, ma fino ad oggi non ci sono condanne, solo persone detenute, tra loro addirittura un operaio della compagnia locale incaricata del progetto idroelettrico.
Berta Cáceres, una ‘honduregna’ giusta e di animo nobile, uccisa dal potere di turno. Una ‘honduregna’. Una sudamericana. Una cittadina del mondo a cui ancora oggi viene reso omaggio. Ma purtroppo, l’impunità continua a coprire i veri mandanti della sua morte. Una storia che si ripete anche in Italia, con altri giusti uccisi dalla mafia.
Storie di impunità che ci fanno repulsione,  commemorazioni e battaglie che ci confortano. È la nostra convivenza giorno dopo giorno.
(16 dicembre 2016)

Foto di Copertina: diario-octubre.com

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