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Violenza di genere. #NonUnaDiMeno

Ed eccoci quindi a un punto dolente e tragico del nostro piccolo viaggio di cronaca novembrina in questa nazione smisurata.
La violenza di genere, dallo stupro al femminicidio, riceve ormai un'attenzione quotidiana, su ogni piano possibile. La Corte Suprema ha chiesto ai maggiori motori di ricerca Internet, come Google, Yahoo e Microsoft, di bloccare ogni pagina che riguardi la pubblicità o comunque contenuti relativi alla determinazione prenatale del sesso del nascituro. Perché c'è una strage di feti femminili.
Questa è violenza di genere fin nell'utero materno. Se poi una bambina nasce dovrà spesso subire discriminazioni, anche in relazione alla possibilità di nutrirsi.
E poi... e poi il 18 novembre una donna di 28 anni assieme alla figlia decenne ha percorso a piedi 10 chilometri dal suo villaggio alla stazione di polizia di Howrah, Calcutta, per denunciare il suo stupratore. Al villaggio la suocera e la cognata le avevano consigliato di non farlo e star calma, per non "creare problemi non necessari". Altri le avevano consigliato di accontentarsi di un indennizzo. Ma Madre Coraggio ha percorso questi 10 chilometri a piedi, accompagnata dalla sua bimba e dalla sua determinazione.
Difficile dire come finirà. Arresteranno veramente lo stupratore? Il precedente Primo Ministro, Manmohan Singh, aveva duramente denunciato la negligenza della polizia nei casi di stupro, un fenomeno criminale che spesso sembra non percepito dalle autorità. Questo novembre, ad esempio, un ministro dell'Uttar Pradesh ha dovuto chiedere incondizionatamente scusa alla vittima di uno stupro di gruppo, perché aveva rubricato questo caso come una "possibile cospirazione politica".
Comunque sia la violenza di genere è un fenomeno con molte radici che non possono essere recise solo dal rigore giudiziario.
Sabato 26 novembre moltissime donne italiane hanno manifestato contro la violenza di genere. Ho molti motivi per essere dalla loro parte. Motivi pubblici e privati. Sono vicino a loro più di quanto possano credere. A partire dallo slogan, "Non una di meno", che deve diventare un programma, perché non ci sono soglie sotto le quali la violenza è tollerabile, perché dire "troppi femminicidi" ha un senso solo se "una" è un numero.

"Quando si parla di violenze, di ogni tipo, i dati numerici diventano rapidamente quantità astratte, formano uno schermo tra il concetto che ci formiamo e la realtà, nascondendo che rappresentano singoli esseri umani ognuno coi propri sogni, la propria vita, i propri affetti, la propria voglia di vivere. Quindi dire che un caso di stupro è troppo non è un'affermazione pateticamente idealistica. E' invece quanto di più concreto si possa dire.

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