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Il Mahatma Gandhi, la battaglia dell'arcolaio e l'ideologismo progressista occidentale

Prima di partire ero andato alla presentazione di un libro che riportava le esperienze indiane di una nota matematica italiana. Mentre ero lì, mi è sorto un pensiero: dato che sono più di venti anni che lavoro coi matematici indiani potrei anch'io parlare delle mie esperienze, prima che me ne dimentichi. Ma non so se ce la farò, perché a Calcutta sono stato "incastrato" dal mio amico Mihir a scrivere la seconda parte di un libro di logica matematica che la Springer ci aveva pubblicato otto anni fa. Prevedo quindi nuove notti insonni a tentar di inventare tesi e provare teoremi. Poco spazio quindi per i ricordi.
Ma andiamo al dunque. Il libro in questione era presentato da signore impegnate nelle pari opportunità, così come l'autrice. Una di loro, docente di Storia del pensiero politico, ha dichiarato che per l'occasione si era informata sulla storia politica dell'India. E aveva così deciso che ammirava Gandhi tranne che per una cosa: la "campagna dell'arcolaio".
Ora, con questa campagna Gandhi rivendicava la produzione tessile tradizionale indiana contro quella industriale inglese. Perché allora non piaceva alla nostra docente? Perché, ella sosteneva, rivendicare la produzione all'arcolaio voleva dire "relegare di nuovo a casa le donne".
L'affermazione mi ha lasciato molto perplesso, per questi motivi:
1) Attorno al telaio e all'arcolaio ruotava simbolicamente tutta la politica coloniale inglese in India, dalle sue origini, ai tempi di Gandhi. Quando la Compagnia Inglese delle Indie Orientali conquistò il Bengala, l'interesse coloniale era esportare in Gran Bretagna i prodotti tessili fabbricati in India. Così che la Compagnia (che era dotata di "privilegi", cioè poteva agire da Stato) decretò che si potesse produrre solo per la Compagnia stessa e che chi era beccato a tessere per altri era passibile di pene fino al taglio dei pollici (sic!). Quando nell'Ottocento la produzione tessile industriale del Lancashire si impose, l'interesse coloniale divenne, al contrario, quello di impedire la produzione indiana per sommergere l'India stessa coi prodotti provenienti dalla Gran Bretagna. Ecco perché nella lotta nazionale l'arcolaio era un elemento simbolico importantissimo.
2) Arcolaio voleva dire anche "swadeshi", cioè produzione della comunità per la comunità, una sorta di ideale socialista gandhiano nell'India delle centinaia di migliaia di villaggi. Un concetto politico-sociale che viene continuamente rielaborato dalla sinistra radicale indiana e persino dai guerriglieri maoisti.
3) Infine - e qui siamo a un punto specifico - l'arcolaio e il telaio non erano appannaggio del lavoro femminile, ma erano usati anche dagli uomini. Si veda la bella testimonianza di Marinella Correggia per il Centro Sereno Regis su Amma e suo marito Appa: "Appa ogni alba filava all'arcolaio il filo per tessere a mano".
Che le cose andassero così lo sanno tutti in India. Ma in Italia evidentemente lo sanno in pochi.
Infine, ai tempi di Gandhi era ben difficile voler ricacciare le donne in casa a fare il calzino, dato che da lì non erano mai uscite. Se non erano in casa erano a lavorare nei campi o a servizio.
Ci vuole insomma prudenza a proiettare le nostre categorie, i nostri convincimenti ideologici e le nostre acquisizioni di oggi sui tempi passati, specialmente sui tempi passati - ma anche presenti - di luoghi con cultura e storia lontane dalla nostra. Il mondo è uno spazio striato, non uno spazio liscio (per usare i noti termini di Deleuze e Guattari). Lo sviluppo economico, politico e sociale è sempre disuguale, vuoi sincronicamente vuoi diacronicamente. L'idea di uno spazio liscio, di una tendenziale omogeneità globale, è quella di un certo marxismo che, a mio giudizio, ha poco a che vedere con la realtà ma, volente o nolente, è allineato all'ideologia globalista.
E sono proprio gli autori delle disuguaglianze e delle ingiustizie che le vogliono negare, nascondendole dietro al politicamente corretto, cioè alla negazione di ogni contraddizione fin dalle parole stesse.

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