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1L’imprenditore amico di Kirchner, l’ex presidente Cristina Fernández e la Ruta del denaro K
di Georges Almendras
In un precedente articolo dell’aprile scorso riguardante le indagini che sta portando avanti la Giustizia argentina sui presunti casi di corruzione di ex funzionari dei governi di Néstor Kirchner e Cristina Fernández, lei stessa sospettata di reati, avevamo scelto di introdurre l’esteso articolo con un frammento del tango “Cambalache*” di Enrigue Santos Discépolo, del 1935. A distanza di alcuni mesi, mentre sono in corso udienze in sede processuale, risoluzioni, perquisizioni nelle proprietà di alcuni degli indagati, in un andirivieni di scandali mediatici che trascendono il paese fratello, l’Argentina, il tango di Discépolo è ancora attuale. I dubbi e gli intrecci giudiziari e politici hanno trovato terreno fertile nella società argentina, dove il nome di Lázaro Baéz (e non solo) è diventato l’emblema del vero nodo in cui si è trasformato tutto il controverso e molteplice labirinto legale, che abbonda più di fascicoli giudiziari, confusione, intrecci e incertezze, che di certezze e risposte. I mezzi di informazione giorno per giorno diffondono ogni sorta di novità attorno alle indagini in corso.
Novità che a momenti soddisfano quegli argentini che sostengono che dietro gli scandali venuti alla luce vi sia una sorta di cospirazione giudiziaria e politica a danno della signora Cristina Fernández, sulla quale peserebbe addirittura la possibilità di finire dietro le sbarre, precisamente per il suo presunto coinvolgimento in macchinazioni che hanno scatenato un vero uragano in seno al kirchenerismo in Argentina.
Si parla tanto delle indagini nelle vie di Buenos Aires ed in ogni angolo dell’Argentina (e anche fuori del paese). Molti i sospetti. Molto ciò che si tace. E molto ciò che si ignora. Se ciò non bastasse, si parla molto anche dei giudici titolari delle indagini. Ma tra quel che si dice e la verità stessa le accuse sguazzano e le prove vengono vagliate. E a giudicare dai fatti c’è ancora una lunga strada da percorrere. Che piaccia o meno. Comprometta chi comprometta.
Ripercorrendo i fatti venuti alla luce, la storia di Lázaro Báez è certamente una delle più mediatiche e significative, giacché il suo legame con Néstor Kirchner appare tanto evidente quanto controverso. Direi anche sfacciato. Il che dice molto.
La stretta relazione tra Lázaro Báez e il defunto Néstor Kirchner è una delle chiavi che hanno aperto le porte dello scandalo che ha invaso le aule dei tribunali, una specie di tsunami dalle conseguenze imprevedibili.
Sebbene l’imprenditore Báez è stato arrestato il 5 aprile del 2016, il processo a suo carico era iniziato già nell’aprile del 2013, a radice di una denuncia per riciclaggio, associazione a delinquere e favoreggiamento. Il caso è emerso a seguito dell’investigazione del giornalista Jorge Lanata, accompagnata da una testimonianza audiovisiva di Federico  Elaskar e Leonardo Fariña (quest’ultimo grazie ad una telecamera nascosta) dove entrambi ammettevano il proprio coinvolgimento ed il ruolo di Báez come prestanome di Néstor Kirchner.
È così che l’opinione pubblica apprese che Elaskar e Fariña avevano ammesso pubblicamente la propria partecipazione in manovre finanziarie eseguite per inviare in una banca svizzera circa 55 milioni di euro nell’arco di sei mesi e nella deviazione di fondi pubblici assegnati ad aziende di Lázaro Báez per l’esecuzione di opere pubbliche. Tuttavia, alcuni giorni dopo entrambi ritrattarono le proprie dichiarazioni.
Quindi, come già accennato in un articolo precedente, la causa ha acquisito nuova rilevanza a seguito della diffusione del video risalente al 2012, che ritrae varie persone mentre fanno il conteggio di milioni di dollari nell’ufficio (noto con il nome di La Rosadita) che la Finanziaria SGI aveva a Buenos Aires, tra i quali figura Martín Baez, figlio di Lázaro. Tra loro Martín Báez, figlio di Lázaro.

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Dopo l’arresto Báez ovviamente chiese la sua liberazione, ma il Giudice Sebastián Casanello gliela negò. Giorni dopo, il 15 aprile, la stampa di Buenos Aires diffuse la notizia che l’avvocato Jorge Oscar Chueco, legato a Báez, era scomparso, nonostante fosse stato chiamato a comparire davanti alle autorità perché anche lui indagato. Successivamente Chueco fu trovato ed arrestato.
Sempre la stampa riferì che il 25 aprile 2016 furono effettuate alcune perquisizioni a carico dell’AFIP, UIF e forze della sicurezza, insieme a funzionari giudiziari, in circa 50 proprietà al fine di verificare la provenienza del denaro con cui furono acquistati i beni (documenti notarili, articoli di lusso, veicoli, tassazione delle proprietà). I beni sono stati valutati per un valore di circa 140 milioni di dollari.
Molti si chiesero e si stanno chiedendo tuttora: come è stato possibile che un impiegato di banca come Báez sia riuscito ad accumulare così tanti beni per un valore di milioni? Lui stesso è diventato multimilionario. Ripassiamo la sua storia: “Lázaro Báez - si legge nel libro di Daniel Santoro “La Ruta del Dinero K” - negli anni novanta era un impiegato di banca che aveva una Ford Falcon scassata modello 72 e un’umile abitazione a Rio Gallegos dove risiedeva insieme alla moglie, Norma Beatriz Calismonte, e quattro figli: Martín, Antonio, Leandro Antonio, Luciana Sabrina e Melina Soledad. Dopo la nomina di Néstor Kirchner come presidente nel 2003, Báez cambiò il suo livello di vita al punto tale che si trasferì in un ranch circondato da duemila cedri azzurri, che si illuminavano a comando verbale e una piscina climatizzata che produceva delle onde artificiali, e si dedicò ad operazioni finanziarie milionarie ed internazionali, mentre viaggiava in camioncini importati circondato da guardie del corpo”.
Era evidente a tutti l’ascesa economica vertiginosa di Lázaro Báez.
Ma altrettanto evidente era il suo ruolo di imprenditore legato a Kirchner ed a Cristina Fernández. Una vera e propria trama che si iniziava a sviscerare ancora prima del suo arresto. Inevitabile la voracità giudiziaria di fronte ad una così colossale montagna di manovre, movimenti finanziari e accuse.
Il 29 aprile Lázaro Báez chiese protezione per i suoi figli che sarebbero stati minacciati. Il 12 maggio, l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) chiese alla Giustizia la confisca dei beni ed il congelamento dei conti bancari di 28 compagnie che farebbero capo proprio a Báez e quelli di altri indagati nel caso (come: Austral Construcciones; Gotti S.A e la ditta di costruzioni Kank e Costilla, entrambe di Báez; il Club Boca Juniors di Río Gallegos; SGI la finanziaria di Daniel Pérez Gadín, e di Helvetic  Service Group, le firme Epsur y Misahar, tra altre).
Nello stesso mese, Leandro, figlio minore di Lázaro Báez, riaccusò il giudice titolare, ma questi respinse le accuse. Il giudice federale Guillermo Marijuán offrì a Leandro di diventare “collaboratore” nella causa che vede indagato suo padre per riciclaggio di denaro. Sta di fatto che le dichiarazioni dell’imprenditore e commercialista Leonardo Fariña sono state (e lo sono ancora) un vero problema per Lázaro Báez.
Riassumendo: Fariña, tre anni prima (14 aprile 2013), nel programma “Periodismo para todos” (Giornalismo per tutti), condotto da Lanata (dove sono state trasmessi i video) rivelò una serie di manovre che avrebbe realizzato insieme a Báez per far uscire dal paese grosse somme di denaro. Sebbene due giorni dopo, nel programma di Jorge Rial indicò che si trattò di una trappola per ingannare Jorge Lanata. L’ex segretaria personale di Néstor Kirchner ratificò comunque le prime dichiarazioni di Fariña.
L’imprenditore Báez rispose a Fariña, negando che lavorassi per lui, ma non negò di avere lavorato per una ditta relazionata con le sue aziende. Difatti, Martín Antonio Báez, figlio di Lázaro, ammise i legami con Fariña e la Finanziaria SGI, di Elaskar.
Bisogna inoltre segnalare che Fariña è rinchiuso da due anni, ma non precisamente per riciclaggio di denaro, bensì per un’evasione di 30 milioni di pesos. Segnaliamo inoltre che ad aprile del 2016 prestò dichiarazioni avvalendosi della figura del “pentito” (di cui si può avvalere in processi di riciclaggio di denaro per ottenere dei benefici processuali). Cosa dichiarò? Fornì dei dati chiave durante il lungo interrogatorio di oltre undici ore dinnanzi al giudice. La Giustizia lo incluse nel programma sancito dalla Legge 25.764 che offre protezione a testimoni e imputati. Il 14 aprile del corrente anno 2016 fu rilasciato ma sotto custodia, comunque con i benefici di cui gode il testimone sotto protezione.
Nel mese di maggio Leonardo Fariña rilasciò un’intervista a tre giornalisti di importanti mezzi argentini. Il testimone accusò Lázaro Báez e l’ex presidente Cristina Fernández di Kirchner, ribadendo che vi era tra loro una relazione di affari e Cristina copriva Báez. Ma Fariña si spinse oltre azzardando ad esortare Báez di parlare e raccontare tutto quello che sapeva, disse inoltre che aveva sbagliato nel coinvolgere i suoi figli.
Da parte sua Lázaro Báez ha rilasciato certe dichiarazioni che delineano la sua posizione riguardo Cristina Fernández ed il caso in questione.

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Infatti, il quotidiano El Oservador di Montevideo, ha riportato le sue parole durante l’intervista concessa da Báez a Infobae: “Lázaro Báez ha rincarato la dose contro l’ex presidente Cristina Fernández di Kirchner dal carcere e ha negato di essere prestanome della famiglia, ha affermato inoltre che né lui né i suoi figli “sono dei ladri” e che la giustizia evita di indagare “verso l’alto”, verso gli alti piani. Non solo Cristina. Tutto il mondo si è servito di me come copertura. Lo ha fatto anche la Cámara de la Construcción. Qui si sono tutti puliti il culo con me, perché la faccenda deve finire con Báez. Perché non può risalire verso l’alto. A me non hanno dato il volume di denaro che dicono di avermi dato. Perché non è stato pubblicata la verifica contabile disposta dalla ‘Vialidad Nacional’ dove tutte le nostre opere risultano corrette?”
Lázaro Báez, come dicevamo dietro le sbarre da aprile di quest’anno nel Penitenziario di Ezeiza, ha aggiunto che né lui né i suoi figli hanno avuto degli appalti per opere pubbliche illegalmente, hanno riferito fonti giudiziarie.
“Ogni cosa che dico è a verbale. Prima di tutto noi non siamo dei ladri. Non mi hanno affidato alcuna opera sottobanco. Non lo hanno fatto, come avviene con altre opere in un confronto di prezzi o di raccomandazioni. Tutte le opere a me affidate mi sono state assegnate tramite appalti pubblici dove chiunque si può presentare”, ha detto al collega di Infobae, al quale ha sottolineato inoltre che non è prestanome dei Kirchner.
A questo proposito ha assicurato che Néstor Kirchner “non spendeva un soldo”, “non pagava un caffè. Lei pensa che mi avrebbero dato i loro soldi da gestire? Non mi faccia ridere”. Aggiungendo che “mentre vi era un rapporto di amicizia con Néstor Kircher, non era lo stesso con sua moglie. Cristina non accettava mai dei suggerimenti; lei era padrona della verità”.
Alla fine del mese di luglio, in una intervista concessa da Cristina Fernández ad alcuni giornalisti venuti dall’estero a Calafate (dove risiede) ha riconosciuto che potrebbe finire in prigione per le indagini di fatti di corruzione nel suo Governo e ha ribadito ancora una volta che il tutto non è altro che una persecuzione giudiziaria animata da oppositori alle sue politiche di centrosinistra.
L’ex presidente, recentemente processata per operazioni illecite nel Banco Central, e avendo subito confische milionari di beni, ha detto che il suo governo aveva deciso di contrastare grandi interessi economici con le sue politiche di centrosinistra.
“Quando tu fai queste scelte è chiaro che uno dei rischi è il carcere”, ha espresso al gruppo di giornalisti di agenzie internazionali, nella sua residenza della Patagonia argentina. Per poi aggiungere: “Applicando questa Costituzione, questi procedimenti e questi codici (giuridici) di fondo, non ci dovrebbe essere alcun rischio. Applicando i codici della politica in Argentina, si”.
Cristina Fernández, che ha 63 anni, annunciò che potrebbe ricorrere alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) se persiste ciò che lei definisce un’offensiva giudiziaria alla sua persona, addossando la responsabilità anche ai mass media con i quali non ha avuto mai un buon rapporto, come ad esempio il Clarín.
Giorni prima della conferenza stampa di Cristina Fernández la stampa argentina riferì che la Camera Federale aveva nuovamente puntato il dito contro l’ex presidente per il suo presunto coinvolgimento nella miliardaria operazione di riciclaggio per la quale è sotto processo l’imprenditore Lázaro Báez.
È sempre la stampa a riferire che i giudici Eduardo Farah e Martín Irurzun hanno confermato una serie di procedimenti disposti dal giudice federale Sebastián contro Lázaro Báez e suo figlio Martín, Jorge Chueco, Julio Mendoza e Claudio Bustos, ratificando inoltre la decisione del giudice che Báez e Chueco restassero in prigione. Nella stessa sentenza si legge che un punto centrale della causa devono essere le relazioni personali e commerciali tra i Kirchner ed i Báez. Secondo la Camera, il presunto riciclaggio di denaro poteva aver avuto origine nella "smisurata ed irregolare assegnazione di appalti pubblici a Lázaro Báez" durante il kirchnerismo.
Secondo il criterio dei giudici “non è sufficiente che l’appalto pubblico sia integrato nella causa come possibile delitto precedente. Il giudice o il pubblico ministero devono indagare sui fatti accaduti in sé, al di là se uno sia derivante da un altro delitto, perché già in partenza si avverte la possibilità certa che costituiscano autonomamente un altro delitto (…)”.

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Hanno ribadito con enfasi che è sentire comune avanzare sul sospetto dell’accordo tra le volontà di Báez (ed il suo gruppo economico) e gli ex presidenti Néstor e Cristina Kirchner, che sarebbe poi sfociato nell’assegnazione e realizzazione di affari con fondi statali.
All’indomani di queste dichiarazioni, i magistrati hanno asserito che non solo l’appalto deve essere investigato come un reato commesso in precedenza, ma ad occuparsene devono essere altri giudici, e avevano raccomandato a Casanello di studiare il modo per poter condividere qualsiasi informazione. Avevano anche indicato il magistrato Guillermo Marijuan come la persona a chi affidare le indagini.
Il popolo argentino ha seguito (e segue) da vicino il caso della ruta del dinero K. C’è chi non vede di buon occhio i progressi della Giustizia e altri che invece confidano nella stessa. Tanti i dubbi, così come tante sono le accuse contro l’imprenditore e l’ex presidente. Tante anche le tensioni durante le udienze, quando si trovano faccia a faccia accusati e giudici. Tanti i sospetti e le accuse attorno agli ex funzionari di Stato delle amministrazioni di Cristina Fernández e Néstor Kirchner.
Nel bel mezzo di questo turbolento panorama giudiziario, minato da speculazioni in ambito politico, il giornalista Daniel Santoro ha pubblicato il libro “La Ruta del Dinero K. La trama secreta degli scandali di Lázaro Báez”.
In questo voluminoso (e alquanto opportuno), lavoro di investigazione, vengono raccontati dettagli sconosciuti riguardo la persecuzione al giudice José María Campagnoli, sulla struttura finanziaria di Báez, la trama internazionale con prestanomi ed investimenti milionari in Svizzera, Caraibi, Porto Madero e l'enigma delle isole Seychelles; viene rivelato anche come l'ex SIDE tentò di coprire il caso.   
Ma l'aspetto centrale del libro (la cui lettura raccomandiamo espressamente), si trova nelle prove, in fonti e dati irrefutabili racchiusi nelle sue pagine che suscitano una sola grande domanda: riuscirà il macrismo a spingere un'investigazione che scopra la verità?
Decisamente chiarificatori molti dei capitoli del libro. Ne proponiamo uno a proposito di Lázaro Báez e delle accuse a lui rivolte.
"Se le denunce contro Báez sono false, se tutto non fosse altro che un grossolano complotto politico-giudiziario-mediatico contro la sua persona, sarebbe sufficiente capovolgere le ultime carte per chiarirlo una volta per tutte. Questo libro sviscera le complicità di una fuga milionaria in dollari; dimostra che la cosiddetta ruta del dinero K esiste, per meglio dire è esistita, e che il suo funzionamento vede coinvolti Cristina e la sua famiglia. L'ex presidentessa ha costruito un "cerchio sanitario", una sorta di blindaggio giudiziario attorno a Báez, Massimo Kirchner e lei stessa, prima di abbandonare il potere il 10 dicembre 2015. Ci è riuscita, ma fino a quando durerà? Questo è un paese dove gli ex presidenti solitamente non finiscono in carcere, neanche quando testimoni coinvolti direttamente, come Mario Pontaquarto nel caso delle mazzette in Senato, arrivano incluso ad autodenunciarsi. Persino in questi casi i giudici assolvono. E Fernando della Rúa cammina tranquillo lungo le strade della democrazia senza assumersi responsabilità politiche per uno scandalo che appena scandalizza; archiviato dalla Giustizia non ha l’aria di trasformarsi nel “procer” della democrazia. Accarezzo una speranza: non ha perché continuare ad essere indefinitamente così" ha scritto Santoro.
Ed in un altro paragrafo è stato ancora più preciso: "Costruttore o no, Báez si è trasformato in questi dodici anni nel principale appaltatore pubblico di Santa Cruz, in un proprietario terriero che ha già superato come possedimenti in ettari di terreno l'impresario tessile italiano Luciano Benetton, e, soprattutto, nell'uomo che ha avuto l'imprevisto privilegio di condividere l'ultima notte di vita di Néstor Kirchner. E se ciò non bastasse, era diventato uno degli assi attorno ai quali girava la struttura finanziaria nera del potere K; cioè, svolgeva un ruolo molto simile a quello ricoperto da Emir Yoma ai tempi di Menen".  
Daniel Santoro racconta ancora nel suo libro: “Egli - Lázaro Báez, fu amico, complice, compagno di militanza e socio di Néstor Kirchner. Egli financiò tutte le campagne del Frente para la Victoria. (…) - costruì il mausoleo che ha raccolto i resti dell'ex presidente. Egli pagava a Massimo gli affitti degli hotel dei Kirchner a Santa Cruz". “Tuttavia, Cristina, tre anni dopo la morte di Néstor, ha cancellato il suo nome dall’informe ufficiale riguardo l’ultima cena del 26 ottobre del 2010, nella casa di famiglia”, scrive Santoro.
Orbene, di fronte a questo panorama (e fatta salva l’indagine in corso, così come le dichiarazioni dell’ex presidente, passate e presenti). Per quale motivo Cristina Fernández ha optato per lasciare la mano di Lázaro Báez? Ha veramente lasciato la sua mano? Lo ha fatto per proteggersi? Lo ha fatto per dimostrargli che senza suo marito Néstor, era lei ad avere il controllo della situazione? Quale è l’impalcatura di questo intreccio?   
Un’impalcatura che ha come protagonista un uomo, Lázaro Báez, che dopo la nomina di Néstor Kirchner come presidente, nel 2002, cambiò radicalmente il suo tenore di vita.
Un’impalcatura che ha come protagonista un uomo, Lázaro Báez, che si è dedicato ad operazioni finanziarie, milionarie e internazionale, viaggiando in camioncini importati circondato da guardaspalle.
Nel suo libro, Daniel Santoro si chiede come è avvenuta una simile ascesa sociale che esce fuori da qualsiasi statistica sulla mobilità sociale ascendente in Argentina. Si chiede, in un altro tratto del suo libro: Chi era Báez per arrivare a giocare un ruolo altamente protagonista a fianco di Néstor e Cristina Kirchner che controllarono l'Argentina con un potere politico egemonico negli ultimi 12 anni?  
Al momento di redigere questo informe Lázaro Báez è rinchiuso in una cella del Complesso Penitenziario Federale noto come il carcere di Ezeiza (la più grande della Repubblica Argentina, abilitato nel 1999, con una capacità per 2.193 uomini), la maggior parte sono detenuti per droga, delitti contro la proprietà e contro la persona).  
Si trova nel modulo 6 dello stabilimento, dopo il suo arresto avvenuto il 5 aprile scorso all'aeroporto di San Fernando per ordine del giudice federale Sebastián Casanello. L'imprenditore, secondo La Nación, nei primi tempi trascorreva gran parte del suo tempo nella sua cella e non parlava con nessuno, poi, gradualmente, si è adattato alla vita di prigione, intraprendendo un dialogo con il resto dei detenuti. Si è saputo anche che Báez ha provveduto per un televisore, una stufa ed una macchina per il gelato per il settore di uso comune del padiglione. Sembrerebbe che legge con molta attenzione il suo espediente e riceve periodicamente la visita dei suoi avvocati.   
La realtà di oggi, di Lázaro Báez, è molto diversa di quella che viveva prima del suo arresto a San Fernando. Ci rendiamo conto dell’enormità della sua situazione. In un contesto in cui, giorno dopo giorno, il lavoro della magistratura permette identificare altri presunti implicati, un vaso di Pandora nel quale non scarseggiano le speculazioni rispetto al suo futuro ed al grado di partecipazione nei delitti o manovre finanziarie che presuntamente avrebbe commesso.  
E viene da chiedersi: per caso realmente Cristina Fernández lo ha usato da copertura? E se così fosse, quali i motivi per farlo? Lázaro Báez, è forse un candido imprenditore caduto nelle reti di una famiglia presidenziale con una certa dimestichezza nei marchingegni del potere? Lázaro Báez dice la verità, quando nega tutte le accuse? Lázaro Báez dice la verità quando nega chiaramente di essere stato il prestanome dei Kirchner? Per quale motivo vuole prendere le distanze da certi legami? Ora che tutto è sul tavolo, forse non trova strada migliore di quella di giocare con il No? E perché?  
Quale sarà la verità? È ciò che si cerca di determinare, in tutto questo imbroglio. Uno dei più mediatici (e complessi), degli ultimi anni nella Repubblica Argentina. Ma nel frattempo, per le vie del paese fratello (e fuori dell'Argentina), sembra che non siano pochi gli argentini perfettamente consapevoli che Lázaro Báez è più vicino alla figura di prestanome fedele che a quella dell'innocenza, così di semplice.  
A dispetto di lui. È di chi, fedele a Cristina Fernández e Néstor Kirchner, ancora mescola le carte nell'idea che tutto non è altro che un brutto sogno. Forse. Ma colmo di espedienti giudiziari, molto denaro e tanti intrighi. Che sogno.  
Un sogno che fa proprio al caso dell’Argentina di oggi.

* Scandalo in Argentina. Corruzione e riciclaggio

*Foto Copertina: www.clarin.com (Lázaro Báez)
*Foto 2: www.losandes.com.ar (contando il denaro a La Rosadita)
*Foto 3: www.larazón.com.ar (Giudice Federale Sebastián Casanello)
*Foto 4: www.gacetamercantil.com (Ex presidente Cristina Fernández)

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