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NEWS 260290da megachip.globalist.it
Caso Milosevic. Un botta e risposta fra il lettore Marcello Nardo e Giulietto Chiesa sui veri risultati della recente sentenza del tribunale speciale dell'Aja

Scrive Marcello Nardo:
Circoscriviamo. Giulietto Chiesa parla della guerra in Bosnia - 1992-1995, come sappiamo - e non di tutte le altre, quindi anche Croazia e Kosovo. Alla luce di ciò, titolare il video "il tribunale dell'Aja scagiona Milosevic" è già paraculo di per sé. Milosevic passò cinque anni in prigione perché in attesa del giudizio in merito al ruolo che ebbe in quasi dieci anni di guerre. A margine, ci metto pure che se non ci fosse stata la guerra in Kosovo, Milosevic (la cui estradizione in Olanda, nel 2001, fece litigare di brutto presidente e primo ministro serbi), il culo sulla sedia di quel tribunale molto probabilmente non ce l'avrebbe mai messo, visto che nel 1995 era a Dayton da campione della pace a farsi stringere la mano da Clinton e Chirac. Ma questa è un'altra storia.
Un aspetto certamente negativo del Tribunale Penale dell'Aja per l'ex Jugoslavia, evidente per chiunque abbia letto le sentenze di più imputati, è la contraddittorietà: spesso infatti se nel testo di una sentenza affiorano precise responsabilità da parte di un Gotovina, di un Hadzic, di uno Seselj, nel corpo di altre sentenze quelle stesse responsabilità vengono smentite, aggravate o non ve n'è traccia: questo è il motivo per il quale, ad esempio, molti si meravigliarono quando proprio Seselj fu assolto. Non c'è quindi armonia tra gli inquirenti dei vari processi nello stabilire quali siano i fatti assodati da tenere sempre in considerazione; ora, va bene che la storia è un continuum, ma ribadire più volte, grazie alle testimonianze univoche di migliaia di sopravvissuti e testimoni oculari, che Seselj fu parte attiva dei crimini perpetrati dai suoi paramilitari - le Aquile Bianche - e tempo dopo, come niente, rimangiarsi tutto nella sua sentenza d'assoluzione, la quale dice (tra le altre cose) che no, Seselj non agì mai insieme ai soldati, si limitava a incitarli con le solite apologie del più idiota nazionalismo, non giova granché alla credibilità di un Tribunale.
Così come sono molte le sentenze in cui i servizi segreti e il ministero dell'Interno serbi vengono accusati di aver fornito appoggio logistico e militare sia ai paramilitari serbi che ai soldati di Karadzic; eppure il capo dei servizi di sicurezza del ministero dell'Interno serbo (allora Jovica Stani?ic) è stato assolto dall'Icty insieme al suo braccio destro, Simatovic. Potrei farne altri di esempi del genere, e sono solamente un lettore interessato, ma è ovvio quanto episodi come questi creino sconforto non solo nei parenti delle vittime, rendendo oltretutto gioco facile a ciarlatani e giornalisti faziosi (che è più o meno lo stesso).
[...]
[qui mi sono permesso di accorciare, senza togliere, credo, sostanza alle argomentazioni del mio interlocutore, nel senso precipuo che, secondo lui, Milosevic fu colpevole di altri crimini, per i quali la sentenza contro Karadzic non lo scagiona.  (nota dell'Autore)]

Chiunque potrebbe andare avanti semplicemente leggendo. Spero sia chiaro, quindi, come il concetto di "scagionato" in senso generale accostato a Milosevic sia del tutto fuori luogo.
Ma cosa dice la sentenza Karadzic del marzo scorso, quella di cui parla Giulietto Chiesa? Per brevità cito un unico ma significativo passo:

«Beginning in November 1990, Milo?ević and the accused had a close association and the Accused would visit him frequently in Belgrade.10510 Other Bosnian Serb leaders such as Kraji?nik also met with Milo?ević but their meetings were less frequent. Prior to the start of the conflict and into 1992, Slobodan Milo?ević and the Accused were in constant communication with each other to discuss and co-ordinate both political and military tactics in relation to developments in BiH and Croatia. There was a close connection between the authorities in Pale and Belgrade, and the Bosnian Serb leadership consulted with Belgrade on developments in BiH. Points of discussion included their opposition to the secession of BiH and the desire to remain part of Yugoslavia; opposition to the creation of an Islamic State; political negotiations; regionalisation; developments in Croatia and Slovenia; military preparations including mobilisation of the Serb population and the provision of arms...».

Altre due cose sempre sul video di Giulietto Chiesa. Egli asserisce che Il tribunale per la ex Jugoslavia «processò Milosevic e disse che era colpevole». Falso, perché a causa della sua morte, nel 2006, non vi fu alcuna sentenza né di colpevolezza né di assoluzione nei confronti del leader serbo. Le divergenze tra Karadzic e Milosevic (il quale, per tutta la durata della guerra in Bosnia, ripeté che "nessuna formazione militare ha superato la frontiera della Drina" cit.) cui fa riferimento il giornalista sono ben conosciute ma per motivi diversi da quelli che riporta; Chiesa dice che: "Milosevic si oppose alla costituzione della Repubblica Srpska. Altra forzatura (per non dire stupidaggine); nel testo della sentenza si legge in realtà questo:

«The Chamber found that based on a conversation between the Accused and Milo?ević on 24 October 1991, it was also clear that Slobodan Milo?ević was attempting to take a more cautious approach while the Accused was adamant that the goal of the Bosnian Serb leadership was to ensure that they would establish full authority in their territories and that they would announce their own Bosnian Serb Assembly. The Chamber also found that while Milo?ević expressed reservations about excluding Bosnian Muslims, the Accused was adamant that there were not even 10% of Bosnian Muslims who supported Yugoslavia and that they could not take such a risk. The Chamber recalls that in December 1991, Milo?ević told the Accused that he should not give in to Izetbegović and that they had to stick to their line and that "if they want to fight, we'll fight" given that the Serbs were stronger. They also spoke about the unconstitutional nature of the decision changing the status of BiH».

Non poteva poi mancare il risvolto complottista riguardo la morte "misteriosa" di Slobo: Chiesa dice che a Milosevic fu fatto divieto dal tribunale di andarsi a curare in Russia; non capisco cosa ci sia di scandaloso: Milosevic era recluso in Olanda, come gli si poteva permettere di andare a curarsi a duemila km di distanza? Slobo, che era malato di cuore, le aveva lì le cure, a Scheveningen, dov'era recluso; solo che Giulietto Chiesa omette di dire che si rifiutava di farsi curare con la scusa che temeva lo uccidessero. Dopodiché asserisce che O-Gon Kwon, il giudice che seguì il processo Milosevic e che faceva pure parte della giuria che ha condannato Karadzic quest'anno, sapeva tutto perché "questa sentenza e la precedente il giudice la conosceva". Ora, ripetiamo che non vi fu alcuna sentenza per Milosevic, perché morì prima della fine del processo. Infine afferma che "l'Occidente ha distrutto la Jugoslavia, ha ucciso Milosevic, lo ha accusato di tutte le nefandezze di cui non aveva alcuna responsabilità"; che l'Occidente - nelle sue varie realtà e nei suoi interessi contrastanti - abbia sempre pensato ai casi suoi, e per tutta la durata della guerra, nessuno lo mette in dubbio. Ma chi è stato ad accendere la scintilla? Chi ha camuffato una guerra di interessi, di appropriazioni forzate e di mantenimento di una intera classe politica, che sarebbe andata allo sfascio con la caduta del socialismo reale e che invece grazie alla guerra è ancora lì, da feroce diatriba etnica? Chi ha compiuto materialmente i crimini, gli assedi, le stragi, le deportazioni, le uccisioni di massa, il genocidio?
In tutto questo, manca ancora la sentenza Mladic. Credo proprio che ne sapremo parecchio di più su Milosevic. E, se va come deve andare, non piacerà al nostro sempre equidistante Giulietto Chiesa.

Marcello Nardo



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Risponde Giulietto Chiesa:
Le risponderò con calma appena avrò tempo. Nel frattempo provi a spiegare lei come mai, ad esempio, l'intera Europa ha chiesto a gran voce che la Tymoshenko venisse curata in Germania (ottenendolo, per poi scoprire che stava benissimo) mentre al "macellaio dei Balcani" non fu concesso di farsi curare in Russia. Molto dottamente (e ho apprezzato) è andato a rileggersi molte sentenze, Che però non smentiscono quello che sta scritto nella sentenza che ha condannato Karadzic. E cioè che il tribunale considera "inadeguate e non soddisfacenti" le prove contro Milosevic per la guerra bosniaca. Il fatto è che tutta la vicenda della distruzione della Jugoslavia (che si concluse con le mostruosità del Tribunale Penale Internazionale, finanziato direttamente anche dal governo americano) fu un piano politico occidentale, con diversi protagonisti (Germania, Vaticano, tra gli altri). La guerra in Kosovo non sarebbe stata nemmeno possibile se l'UCK non fosse stata creata e armata dai servizi segreti occidentali. E, alla fine, i vincitori processano i vinti. E, quando non trovano il modo di colpirli con la loro "legge", li fanno morire (si ricordi il "venni, vidi, morì" della prossima presidente degli USA dopo l'assassinio di Gheddafi). Io mi sono limitato a mostrare qualcuna delle non piccole incongruenze cui i vincitori si lasciano andare quando sono sicuri di avere vinto.

Giulietto Chiesa


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Risponde Marcello Nardo:
Le risponderò con calma, appena avrò tempo. Nel frattPrima di tutto, grazie per la risposta. Sulla Tymoshenko. Lei scrive: "per poi scoprire che stava benissimo". Nel 2012, mentre era reclusa nel carcere femminile di Kharkiv, le fu diagnosticato dalla struttura sanitaria dello stesso penitenziario una "spinal disc herniation" (e questa è notizia riportata anche da media russi). In seguito, nello stesso anno, la procura generale ucraina le aveva negato il trasferimento in altri stati, uno dei quali era la Russia, per farsi curare. Accettò di farlo nella stessa Kharkiv, sempre in stato di detenzione; l'unica concessione (secondo legge, peraltro) fu che la seguisse un medico tedesco. Ci andrà in Germania a curarsi, sì, ma nel 2014, dopo la fuga di Yanukovic e la depenalizzazione da parte del parlamento ucraino del reato per il quale era stata accusata: abuso di potere. La differenza con Milosevic - che, su mandato della magistratura serba, si trovava in prigione già prima dell'estradizione in Olanda e che non era sottoposto al giudizio di un tribunale statale, come la Tymoshenko, ma di una corte penale internazionale con sul groppone "10 counts of crimes against humanity including persecution, extermination, torture and inhumane acts" - mi sembra sostanziale. E, en passant, scrivo tutto ciò da non fan della Pasionaria, anzi. Se poi vuole insinuare che l'Europa "prese a cuore" la Tymoshenko e non Slobo, spero non voglia negare che tra il 1991 e il 1995 l'ex presidente serbo non ebbe spalleggiatori (occulti e meno occulti) migliori di Francia, UK e Italia. E molto più di Eltsin.
Sul fatto che «il tribunale considera inadeguate e non soddisfacenti le prove contro Milosevic per la guerra bosniaca», le faccio di nuovo presente che il processo al quale lei si riferisce aveva un unico accusato: Radovan Karadzic. Questo comporta, ovviamente, che la totalità del materiale probatorio sia stato raccolto solo nell'ottica di un giudizio nei suoi confronti. Nessun altro poteva essere in questo processo assolto o condannato se non Karadzic, così come nessun altro poteva essere scagionato da accuse che, nella fattispecie, non gli venivano mosse. Che non esista ad oggi una sentenza Milosevic indigna me e non solo me, così come dovrebbe indignare anche lei. Ma tant'è. Ciò che sappiamo a livello processuale sul suo operato è quel che risulta dal corpo delle sentenze passate in giudicato e dal materiale raccolto dagli inquirenti nei cinque anni che precedettero il suo decesso. Il resto, mi permetta, è retorica. Stia bene,

Marcello Nardo


Risponde Giulietto Chiesa:

Come promesso rispondo con maggior spazio e calma - e pubblicamente - alle considerazioni del signor Nardo, di cui ho comunque apprezzato il tono e la correttezza. Il punto della divergenza è la completa diversità del giudizio sul quadro politico in cui si svolsero gli eventi. Non sono qui per difendere Milosevic, Karadzic e nessun altro. Mi occupo di questi fatti, in un certo senso da "testimone oculare". Perché ho "visto" la tragedia jugoslava stando a Mosca, e guardando, tra l'altro, il tradimento assoluto della verità dei fatti che il governo russo accettava, passo dopo passo, subendo l'iniziativa dell'Occidente. Forse, chissà, la Federazione Jugoslava sarebbe andata in pezzi dopo, chissà quando. Ma ciò che fu ed è evidente è il fatto che essa "fu fatta andare in pezzi". Se non ci fosse stata l'ingerenza attiva di diverse cancellerie europee, e poi quella degli Stati Uniti, molte tragedie sarebbero state evitate. Ricordo l'improntitudine del portavoce britannico Jamie Shea, lo spirito da cavallerizzo con cui prendeva per i fondelli tutta la stampa internazionale (che si faceva prendere volentieri per i fondelli, come fa di solito). Il tutto nello spirito "blairiano" con cui s'inventarono le armi di distruzione di massa in Iraq.
Ma nessuno dei criminali che sedevano in quelle cancellerie è stato portato in giudizio per le migliaia di morti che ne sono state conseguenza. In Italia Massimo d'Alema, che divenne capo del governo italiano proprio per avere accettato di recitare la sua parte attiva (parola non mia ma di Francesco Cossiga, compartecipe con Steve Pieczenik dell'assassinio di Aldo Moro). Che storia! Che storie! E lei mi va a fare la difesa d'ufficio di un tribunale penale internazionale che fu messo in piedi per volontà, con i soldi, e con le precise indicazioni (interamente politiche) dei vincitori di una guerra da loro stessi creata!
E lo fa dopo avere dato un giudizio "certamente negativo" della sua (del tribunale) azione in questi anni; dopo avere definito "contraddittorie" le sue sentenze; dopo avere riconosciuto i "rimangiamenti" sistematici delle sue stesse conclusioni (lei cita, giustamente, tra queste aberrazioni, il caso Seselj). Che senso ha, dunque andare a "spiluzzicare" le sentenze, risultato di indagini che non meritano questo nome, tanto furono e sono "di parte", secondo gli ordini; tanto furono - e sono - influenzate da un contesto che è quello dei vincitori e dove non c'è spazio per opinioni diverse? Testi scritti da signori abbondantemente pagati per la bisogna, al riparo delle loro toghe, pedoni di numerose scacchiere, mossi da re e regine che perseguono interessi globali.
Questa non può essere ridotta a un disputa giuridica, perché farlo significa affibbiarsi la targa di Idioti, che credono alle fole della Grande Fabbrica dei Sogni e delle Menzogne. Questa è disputa politica nel senso più pieno del termine. Milosevic divenne, prima e a prescindere dalla sua condanna (che, lei ha ragione, non ci fu; ma non ci fu semplicemente perché era già stato condannato dalla pubblica opinione occidentale, totalmente manipolata dai giocatori di cui sopra), il "macellaio dei Balcani" perché fu attirato in una trappola dalla quale non poteva uscire. Ce lo disse, in un libro-intervista (autore Marcello Molinari attuale direttore della Stampa), l'allora ministro degli Esteri italiano, Lamberto Dini, raccontandoci come la signora Madeleine Albright (lei che dovrebbe sedere davvero sul banco degl'imputati, ma di un altro tribunale) riconobbe a porte chiuse: che bisognava porre a Milosevic condizioni che egli non avrebbe potuto accettare, in modo che poi lo si potesse, contemporaneamente, bombardare e additare al mondo come criminale. Quando si propose a un capo di Stato in funzione di accettare l'occupazione militare del suo paese da parte della Nato. E questo dopo Dayton, che lei cita solo per la parte che le conviene.
Lei ammette comunque che, seppure indirettamente, la sentenza contro Karadzic, lo scagiona. Ma, precisa, solo per la guerra bosniaca. E le altre accuse? C'è una risoluzione delle Nazioni Unite, risale al settembre del 2001, che nega che in Kosovo ci sia stato alcun "genocidio". Dell'UCK ho già parlato: una banda di assassini (frequentati personalmente da Osama bin Laden, a quel tempo ancora utilizzabile) fu portata al governo di un paese fantasma, oggi sede della più grande base militare americana in Europa. Forse lei pensa che tutto questo non c'entri. Io penso che tutto sia parte dello stesso disegno, come lo è, al giorno d'oggi la "primavera colorata" strisciante in corso in Macedonia, sotto il comando congiunto di Washington e di Bruxelles.
Alla luce di tutto questo penso che la "retorica" sia tutta sua, non mia.  
Infine due parole per la Tymoshenko. Qui l'improntitudine dell'Europa ha superato ogni limite. Lei dice che fu curata in Germania dopo la "fuga" di Yanukovic. "Fuga?" Io lo chiamo colpo di stato. Per giunta attuato con l'aiuto di squadracce naziste. Nei mesi precedenti decine di articoli contro Yanukovic premettero perché la Tymoshenko venisse liberata, non solo curata. L'Europa e l'America, unite, volevano dettare legge in Ucraina. Adesso possono. La Tymoshenko divenne la martire del "dittatore" di turno. La sua malattia divenne un caso internazionale. Ricordo con quali festeggiamenti la signora - non certo uno stinco di santo, ma pur sempre una oligarca utilizzabile - venne ricevuta nel Parlamento Europeo ai tempi della rivoluzione colorata di Jushenko. Che trionfo! Era la nostra donna a Kiev. Invece Milosevic temeva "soltanto" di essere avvelenato in carcere. Dunque non era necessaria alcuna mobilitazione dell'opinione pubblica internazionale in suo favore.
Lei, signor Nardo, è un attento ricercatore dei documenti, solo che - come spesso accade - i documenti non bastano e non servono a capire. Io ho visto la Tymoshenko apparire nella Euromaidan in ottima forma, dopo la cura tedesca, e l'ho vista in televisione con i tacchi alti, muoversi disinvoltamente. Andremo tutti a curarci in Germania quando avremo l'ernia del disco. Invece Milosevic è morto in carcere. Lei dice che aveva "sul groppone" le "ben dieci accuse di crimini contro l'umanità, inclusi la persecuzione, lo sterminio, la tortura e atti disumani". Esatto. Aggiungo due note: il tribunale penale internazionale che ha formulato quelle accuse era ed è un tribunale di parte, che amministra non la giustizia ma il potere. Le suggerisco di fare un'indagine altrettanto analitica sulle modalità con cui fu costituito, sui fondi che gli consentono di agire, sul criterio di selezione dei giudici. Sono convinto che la sua perspicacia le consentirà di trarre qualche ulteriore conclusione. Lei creda a quello che vuole. Io mi occupo di disegnare i trattini tra i punti e ogni volta scopro che si vede il disegno.
Cordiali saluti

Giulietto Chiesa

Tratto da: megachip.globalist.it

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