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quevedo guerriero camacho di Jean Georges Almendras
Un uomo ed una donna, entrambi di nazionalità paraguaiana, sono stati uccisi a colpi di arma di fuoco mentre viaggiavano su un camioncino insieme al loro figlio di 7 anni rimasto illeso.  
Gli autori del delitto sembrerebbero essere due uomini, o forse più di due, che hanno intercettato il veicolo mentre attraversava il Viale Giannattasio nella zona costiera Solymar, a circa 24 chilometri della città di Montevideo, capitale dell'Uruguay. Nell’attacco ha perso la vita anche una giovane di 16 anni che stava passando, letteralmente investita dal veicolo in cui viaggiava la coppia.
Subito dopo il mortale agguato il camioncino si è schiantato contro una colonna dell'illuminazione pubblica, sradicata completamente e buttata giù.  
Le autorità competenti hanno aperto un’indagine coperta dal più assoluto riserbo. Secondo le prime ipotesi, a giudicare dalle modalità dell’esecuzione, l'agguato si inquadrerebbe nel tipico episodio di violenza del narcotraffico. Il principale obiettivo dei sicari sembra fosse il cittadino paraguaiano di 45 anni, alla guida del camioncino, con antecedenti per narcotraffico in Brasile.  
Attorno alle 23:30 di sabato 6 febbraio, la tranquillità della zona costiera Solymar de Ciudad de la Costa dipartimento di Canelones, è stata scossa da alcuni spari provenienti dalla strada che percorreva il camioncino in direzione Montevideo (con la famigliola a bordo), che usciva di strada per scontrarsi violentemente contro il palo della luce, non prima di investire la giovane ragazza morta all’istante.

I testimoni sotto shock hanno subito allertato le autorità di pronto intervento immediatamente accorse per soccorrere gli occupanti del mezzo.  
L'autista del veicolo presentava vari colpi di proiettili nel corpo, ed era ormai senza vita. La persona accanto, la moglie, anche lei colpita da diversi spari, è stata prelevata dal veicolo. Nonostante gli sforzi dei primi soccorsi sul posto, la donna è deceduta poco dopo.
Secondo una prima ricostruzione, a giudicare dai proiettili trovati all'interno del veicolo, sono state utilizzate armi corte di grosso calibro, ed a sparare sarebbero stati professionisti, probabilmente sicari.
I testimoni hanno riferito che il principale obiettivo dell'attacco era l’uomo alla guida, Ramón Agustín Quevedo Arce, di 45 anni,  il quale presentava 14 colpi di proiettili. La  donna invece, Claudia Rossana Guerriero Camacho di 40 anni, sarebbe stata raggiunta da due proiettili destinati al coniuge. Il bambino di 7 anni che viaggiava nel sedile posteriore è sopravvissuto alla pioggia di spari uscendone illeso.  
Il tutto è accaduto in pochi minuti, in un momento in cui la zona balneare era molto frequentata sia dai residenti che da turisti riversati nelle pizzerie e nei ristoranti della zona.  
L’area è stata immediatamente sigillata dalla polizia scientifica e dalle autorità.
Da una prima ricostruzione, il veicolo occupato dal nucleo famigliare, arrivato in Uruguay nei primi giorni di questo mese, sarebbe stato inseguito, fino all’esecuzione. L’agguato era sicuramente stato pianificato con un certo anticipo.  
Ramón Agustín era stato processato per narcotraffico in Brasile, il che fa presupporre si sia trattato di un’esecuzione della criminalità organizzata. Per confermare questa ipotesi, le autorità della polizia dell’Uruguay dovranno prendere informazioni dalle autorità paraguaiane e brasiliane, nel tentativo di ricostruire uno schema preciso che faccia luce sull’accaduto e porti all’identificazione e cattura degli autori materiali del mortale attacco. Il passo successivo sarà quello di definire il contesto ideologico dei fatti, cioè i mandanti dell’omicidio.
Dalle prime informazioni si è saputo che il minore, nella notte del sabato, per disposizione giudiziaria, è stato portato sotto custodia della polizia presso una delle sedi diplomatiche paraguaiane a Montevideo, dove il Console paraguaiano avrebbe avviato i contatti con i familiari del piccolo in Paraguay.  
Ad oggi le indagini in corso mirano principalmente ad individuare quegli indizi che possano indicare dove si trovano i sicari, considerando anche la possibilità che essi siano stati aiutati da delinquenti uruguaiani, benché non si esclude l’ipotesi che gli assalitori abbiano seguito i passi della famiglia dal Paraguay.   
Sono molte le domande a cui dovranno rispondere le autorità uruguaiane che dovrebbero lavorare in forma congiunta con i loro colleghi del Paraguay.
Ciò che è certo è la crudele esecuzione, che risponde ad uno stile tipico mafioso. Una modalità di attacchi violenti molto frequente da un paio di anni in Uruguay.
Questa volta è toccata ad una giovane vittima di 16 anni, assolutamente estranea ai fatti, e ad una famiglia che piange con profondo dolore la perdita di due congiunti.
Il crimine organizzato ha dimostrato ancora una volta di non badare a ripercussioni o conseguenze pur di portare a termine i suoi programmi.

Foto © ABC Color

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