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neneco interrogatoriodi Jorge Figueredo
Alle nove del mattino di mercoledì 18 novembre Vilmar “Neneco" Acosta Marques si è presentato nella sede dell'Ufficio Antisecuestros del Ministero Pubblico, dinnanzi ai magistrati Sandra Quiñonez e Lorenzo Lezcano, e si è astenuto da prestare dichiarazione. Neneco è arrivato accompagnato da un forte dispositivo di sicurezza formato principalmente da agenti della Fope (Forze Operazioni Speciali). Mentre l'ex sindaco si trovava all’interno dell’ufficio legale, all’esterno c’erano Don Pablo Medina e Dyrsen Medina, padre e figlia rispettivamente del giornalista assassinato dalla mafia, che sono stati intervistati da diversi mezzi di comunicazione. Erano presenti anche giornalisti della ABC Color che manifestavano con delle maschere raffiguranti il volto di Pablo Medina: "Siamo tutti Pablo" e rivendicando Giustizia per il collega Medina e la sua assistente Antonia, vittime della narco politica.  
Dyrsen Medina ha dichiarato alla stampa che sebbene l'estradizione di "Neneco" sia un piccolo passo avanti nelle indagini c’è ancora molto da fare e che lei e la famiglia vorrebbero avere una riunione formale con i pubblici ministeri. La figlia del giornalista ucciso, un anno fa denunciò  di aver ricevuto minacce pesanti da un uomo. Pochi giorni dopo la manifestazione antimafia realizzata precisamente un anno fa nella Plaza de la Democracia di Asunción l’uomo l’avrebbe “avvertita” con tono minaccioso che se avesse continuato a fare pressioni sul caso di suo padre, l’avrebbe uccisa con le pallottole avanzate dall’omicidio di Pablo. 
Da parte sua, Don Pablo Medina pretende non solo che siano arrestati gli autori materiali dell'assassinio, Wilson Acosta Marques e Flavio Acosta - ancora latitanti - ma ha anche sollecitato che i politici del dipartimento di Canindeyú, la deputata Cristina Villalba ed il Governatore Alfonso Noria - entrambi presumibilmente legati  alla narco politica - siano indagati anche essi dal Ministero Pubblico. A maggior ragione considerando l’amicizia, testimoniata e supportata da documenti, tra i suddetti personaggi e Vilmar Acosta Marques, appartenenti tutti allo stesso movimento politico all’interno del Partido Colorado. Il padre del giornalista Medina ha denunciato inoltre, che entrambi sarebbero coinvolti nell'assassinio di suo figlio, e quindi devono essere processati e puniti. Infine ha espresso il desiderio che "Neneco" sia condannato alla massima pena prevista dalla legge.

Subito dopo che "Neneco" Acosta ha lasciato la sede Antisecuestros del Ministero Pubblico, per essere riportato al penitenziario di Tacumbú per disposizione del Giudice Carlos Martínez, i familiari di Pablo ed Antonia hanno intrattenuto una breve conversazione con il magistrato Sandra Quiñonez. “L'estradizione di "Neneco" non è stata facile, - ha detto Dyrsen - ma finalmente si e concretizzata. Noi aspettavamo con ansia questo momento. Volevamo vedere il volto dell'assassino, il mandante che ha dato l’ordine  di uccidere il mio caro padre Pablo. A questo punto, quello che pretendiamo da voi è il pronto arresto dei sicari ancora latitante, dottoressa".
3Secondo le autorità che indagano sul duplice omicidio, gli autori materiali si troverebbero ancora in Paraguay, tra i distretti di Ypejhú, Itanara, Villa Ygatimi, compreso Curuguaty.   
Facendo una fredda analisi della situazione processuale di Vilmar "Neneco" Acosta Marques possiamo affermare che rischia una pena detentiva massima di 30 anni per "omicidio doloso aggravato" conforme, lo stabilisce il Codice Penale, più 10 anni di reclusione in un Istituto come misura di sicurezza nell’ipotesi che il Ministero Pubblico dimostri che la sua pericolosità è elevata e che c’è il rischio che in futuro possa tornare a commettere altri crimini. Pertanto, per proteggere la società, ci si avvale di questo ulteriore strumento di lotta contro il crimine, totalizzando 40 anni di libertà negata.  
Possiamo affermare che il cupo silenzio di Vilmar “Neneco” Acosta Marques, al Ministero Pubblico, fa presagire chiaramente la sua condanna alla massima pena. Il che rappresenterebbe un avanzamento qualitativo della Giustizia Paraguaiana. Significherebbe infatti applicare tutto il peso della Legge ad un criminale appartenente al livello più alto del crimine organizzato. Significherebbe processare, giudicare e condannare politici conniventi e personaggi del potere economico che farebbero parte del così chiamato terzo livello. Quel livello del quale parlava tanto chiaramente il Giudice antimafia siciliano Giovanni Falcone (riferendosi al vertice politico-finanziario dell'organizzazione mafiosa), e che potrebbe essere coinvolto nell’omicidio del giornalista Pablo Medina.
Se la Giustizia continua a lasciare impuni i veri mafiosi, parte integrante dei vertici delle associazioni criminali spesso in connubio con settori importanti dello Stato, il Paraguay si convertirà in una “narcocrazia” (già vista durante il governo del Generale Andrés Rodríguez), un fenomeno che si sviluppa nei paesi dove i governanti sono coinvolti direttamente nel traffico di droga. Di fronte a questo panorama non bisogna dimenticare che perfino Cartes era sospettato di essere vincolato al riciclaggio di denaro sporco proveniente di commerci illeciti. Siamo ad un passo dalla possibilità che il Paraguay si trasformi in uno Stato-mafia. Uno di quei Stati colpiti da un doppio fenomeno: le connessioni tra organizzazioni criminali ed istituzioni, rappresentati da uomini incriminati per corruzione o mafia, e l'uso, continuato o frequente, di pratiche criminali da parte delle istituzioni stesse.

Foto © ABC Color

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