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NEWS 248449L'accordo di Vienna permetterà di allentare le tensioni in Medio Oriente e di scongiurare così l'eventualità dell'esplosione di un nuovo conflitto.
a cura di Talal Khrais, Beirut Ayman Halaweh, Vienna Ali Badawi, Teheran
Nell'ora dell'accordo sul nucleare civile iraniano, come in un film, vediamo scorrere rapidi gli ultimi decenni. Nulla è stato risparmiato per mettere in ginocchio l'Iran e impedirgli il suo programma nucleare civile: dagli anni della guerra di Saddam Hussein (sostenuto da tutto l'Occidente e dalle petromonarchie), fino agli anni in cui un terribile embargo colpiva il popolo iraniano. Ma la giovane Repubblica Islamica dell'Iran ha resistito. «Così il sangue vince contro la spada» disse il quarto califfo Imam Ali. Suona attualissimo. L'Iran non ha mai voluto produrre nessuna bomba nucleare, tanto che più volte la Guida spirituale della Rivoluzione Iraniana ha sottolineato che la Religione vieta questo tipo di armi di uccisione di massa.
L'Iran aveva colpe imperdonabili agli occhi dei paesi occidentali: la volontà di sviluppare autonomamente il proprio Paese e il sostegno alla causa palestinese, posizione che disturbava sia Israele sia quella parte di Occidente che aveva occhi solo per "la sicurezza dello Stato Ebraico".
Non si può, senza dubbio, che apprezzare l'insieme degli sforzi compiuti dal presidente Obama, guidati dal suo interesse a veder concluso il negoziato, cogliendo alla fine un successo dopo i numerosi insuccessi che aveva collezionato in politica estera. Oltre agli interessi specifici dell'attuale Presidente, si aggiunge una valutazione più generale di Washington, che vede nella distensione con Teheran il preludio a una diminuzione dell'impegno degli Stati Uniti in Medio Oriente. Con la conclusione dell'accordo, Obama sa di suscitare una forte opposizione dei suoi alleati del Golfo e di Israele, che si sentono "traditi", ma l'Iran rappresenta per gli Stati Uniti un soggetto con una linea di politica internazionale in grado di ripristinare e garantire affidabilità e stabilità in aree soggette a tensioni potenzialmente incontrollabili, causate spesso da storici alleati degli USA. Oggi L'Iran, Hezbollah e la Siria sono quelli che combattono davvero il terrorismo in stile al-Qa'ida e ISIS, mentre gli amici più stretti lo hanno inventato e foraggiato. Si sa quanto sia consistente la quota dei cosiddetti jihadisti che proviene dalle monarchie del Golfo.

Tutti gli analisti hanno indubbiamente riconosciuto che gli Stati Uniti hanno ottenuto un successo. Gli USA hanno ottenuto un rallentamento dell'arricchimento dell'uranio, la distruzione di metà di quello già arricchito al 20%,la rinuncia ad attivare il reattore ad acqua pesante di Arak, per la produzione di plutonio, nonché la rinuncia a installare nuove centrifughe. Gli iraniani hanno ceduto nell'interesse del loro Paese su alcune questioni come l'imposizione di un rigoroso regime ispettivo da parte dell'AIEA (l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica con sede a Vienna), ma hanno creato le basi per favorire una collaborazione con l'Iran, essenziale per la stabilità all'intero Medio Oriente. Inoltre, una maggiore partecipazione iraniana alla fornitura di petrolio all'economia mondiale ne dovrebbe far diminuire i prezzi.
Ma all'Iran è stato riconosciuto il diritto di arricchire l'uranio a scopi pacifici (sino al 5% di U235). Da ricordare che gli Stati Uniti tempo fa avevano sostenuto che Teheran non avesse il diritto di arricchire l'uranio né di riprocessare il combustibile spento, usando come argomento la necessità che se ne potesse estrarre il plutonio utilizzabile per costruire "la bomba".
Lo stesso giorno dell'accordo seguiamo gli avvenimenti insieme all'ambasciatore dell'Iran a Beirut Sayyed Mohamad Fatah Ali, al quale chiediamo quali siano i benefici più importanti dell'accordo. Il diplomatico sorride e spiega che i benefici non sono solo economici e non sono legati soltanto alla disponibilità degli ingenti fondi iraniani congelati dalle sanzioni, ma risiedono nell'eliminazione delle sanzioni più pesanti: quelle relative alla fornitura di parti di ricambio per le installazioni petrolifere e gasiere e, soprattutto, alle assicurazioni delle petroliere.
Senza dimenticare che l'accordo di Vienna rappresenta un'ottima occasione per l'Italia perché l'andamento delle esportazioni italiane è legato alla stabilità del Medio Oriente. Un altro vantaggio deriva dai rapporti privilegiati nel campo petrolifero tra Teheran e Roma soprattutto grazie alla presenza dell'ENI.
«Molte persone hanno pregato per i negoziatori durante il mese sacro di Ramadan. Le preghiere sono state ascoltate», ha affermato il Presidente Rohani in un discorso alla Nazione dopo l'annuncio dell'accordo di Vienna. Il Presidente iraniano parla di un nuovo inizio, di un nuovo capitolo aperto, di una svolta fondamentale per la storia del suo Paese.
«Tutti i nostri quattro obiettivi perseguiti nel corso del negoziato sono stati raggiunti» - ha spiegato - «Il primo era proteggere la capacità nucleare, la tecnologia nucleare e l'attività nucleare. Il secondo era porre fine alle sanzioni disumane e tiranniche, il terzo era occuparci di tutte le risoluzioni che dal nostro punto di vista erano inique. Il quarto era quello di far uscire il dossier nucleare dal capitolo VII. Sulla base dell'accordo concluso oggi e sulla base del piano d'azione congiunto, tutti e quattro gli obiettivi sono raggiunti».
Le sanzioni nei confronti dell'Iran, ha aggiunto Rohani, non hanno raggiunto i loro obiettivi ma «hanno creato una condizione difficile nella società, fra la gente.» E ha spiegato: «negoziare non significa solo leggere testi, dichiarazioni. Significa contrattare. A noi non è stata fatta la carità, l'elemosina. Sono orgoglioso che oggi, dopo 23 mesi di negoziati, siamo riusciti a raggiungere un punto nuovo».
Chiediamo un riassunto del contenuto dell'accordo al Generale Walid Sukkarieh, esperto militare e di scenari strategici. «L'accordo di Vienna permetterà di allentare le tensioni in Medio Oriente e di scongiurare così l'eventualità dell'esplosione di un nuovo conflitto. Prevede che gli ispettori dell'AIEA possano monitorare l'attività dei siti nucleari iraniani, comprese le installazioni militari. In cambio l'Iran ha ottenuto la possibilità di continuare a sviluppare il suo programma nucleare pacifico (al fine di produrre energia elettrica), la sospensione di tutte le sanzioni e lo sblocco di 135 miliardi di euro di fondi iraniani congelati all'estero». Secondo fonti attendibili, quanto stabilito dall'attuale accordo sarà valido per almeno dieci anni.
Ci saranno altri passaggi per la definitiva ratifica dell'accordo, non tutti semplici. Ma la completezza del quadro delineato può essere allettante per chi voglia investire nella stabilità politica.

Fonte: assadakah.it

Tratto da: megachip.globalist.it

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