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vaticano-big2di Francesco Antonio Grana - 1° aprile 2015
Firmato l'accordo che prevede lo scambio di informazioni sui periodi d’imposta a partire dal gennaio 2009 e il "pieno adempimento" degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute nella Santa Sede. Confermata però l'esenzione da imposte per tutti gli edifici extraterritoriali concentrati tra Roma e Castel Gandolfo

Finisce il segreto bancario tra il Vaticano e l’Italia. Come anticipato dal premier Matteo Renzi e confermato dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, la Santa Sede ha siglato con l’Italia il primo accordo in materia fiscale sul modello Ocse. Lo scambio di informazioni riguarderà i periodi d’imposta a partire dal 1° gennaio 2009. “La convenzione – si legge in una nota ufficiale vaticana – a partire dalla data di entrata in vigore, consentirà il pieno adempimento, con modalità semplificate, degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività finanziaria nella Santa Sede da alcune persone fisiche e giuridiche fiscalmente residenti in Italia. Gli stessi soggetti potranno accedere a una procedura di regolarizzazione delle stesse attività, con i medesimi effetti stabiliti dalla legge n. 186/2014”. Ed è proprio questa la novità più rilevante dell’accordo firmato dal ministro degli esteri vaticano, monsignor Paul Richard Gallagher e dal ministro dell’economia italiano Pier Carlo Padoan.

Cosa cambia in concreto? Le novità principali di questa convenzione sono essenzialmente quattro. La prima è lo scambio di informazioni finanziarie tra il Vaticano e l’Italia “senza possibilità di opporre in senso contrario alcun vincolo di segreto”. La seconda riguarda la semplificazione nel pagamento delle imposte sulle rendite prodotte dalle attività finanziarie detenute nello Stato della Città del Vaticano. In questo modo la Santa Sede potrà, da un lato, agevolare le attività di riscossione delle autorità fiscali italiane e, dall’altro, offrire un servizio a tutte quelle persone, fisiche e giuridiche, residenti in Italia e che per motivi di natura ecclesiale detengono attività finanziarie nel territorio vaticano. Infine cambiamenti in vista per i dipendenti della Santa Sede, nonché tutti i pensionati, che ricevono presso lo Ior, la banca vaticana, il pagamento delle rispettive retribuzioni o pensioni. Anche per loro, infatti, è previsto l’accesso alla semplificazione tributaria.

Infine, resta l’esenzione dalle imposte per gli immobili vaticani indicati nel Trattato del Laterano in vigore dal 1984, ovvero gli edifici riconosciuti dall’Italia come extraterritoriali, dislocati principalmente tra Roma e Castel Gandolfo, la residenza estiva del Papa.

Da Oltre Tevere sottolineano che questo accordo è diverso da quello che l’Italia ha stipulato con la Svizzera, Montecarlo e il Liechtenstein perché “il Vaticano non è in alcuna black list italiana”. Per il ministro degli esteri della Santa Sede le disposizioni della convenzione appaiono “piuttosto ampie in quanto corrispondenti allo standard internazionale più accreditato e recente, quale quello approvato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e adottato dall’Italia anche nei recenti accordi con la Svizzera, il Liechtenstein e il Principato di Monaco”.

Twitter: @FrancescoGrana

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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