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bandiera-europeadi Giulietto Chiesa - 11 marzo 2015
Jean-Claude Junker, presidente della Commissione Europea, ha - forse involontariamente - creato una tempesta con la sua intervista al giornale tedesco Welt am Sonntag di domenica scorsa, nella quale, con l'aria di fare una dichiarazione di routine, ha rilanciato la vecchia idea di un esercito europeo.

"Un esercito congiunto dell'Unione Europea - ha detto - mostrerebbe al mondo che non ci sarà più una guerra tra pesi europei".

E questo va bene, come generica riproposizione  dei principi dell'Unione. Ma subito tutti hanno capito che non si trattava di una "innocente" esternazione. Infatti Junker ha continuato alzando i toni. "Con un proprio esercito l'Europa potrebbe reagire con maggiore credibilità alla minaccia alla pace in un paese membro o in uno stato vicino". Qui  emergono due aspetti molto importanti, seppure diversi, dello Junker-pensiero. Il primo è il riferimento implicito alla crisi Ucraina. Come dire: se avessimo avuto un esercito europeo avremmo potuto intervenire più facilmente in Ucraina, tutti insieme. Oppure non intervenire, sempre tutti insieme (mentre in questo disastro ucraino gli americani hanno fatto fino ad ora quello che volevano, senza chiedere il permesso a nessuno degli europei, seguiti a ruota da Polonia e paesi baltici).

Che voleva dire il Presidente della Commissione non è stato chiaro neppure ai portavoce, che infatti hanno fatto fatica a spiegarlo. Ma nella frase c'era anche un secondo aspetto, più inquietante. Cosa significa infatti la "minaccia alla pace in un paese membro"? Junker intende dire che il futuro, eventuale esercito europeo potrebbe essere impiegato come forza di polizia per sedare rivolte, cioè in funzioni di ordine pubblico? Ma questo è vietato dalle leggi europee, oltre che dalle leggi nazionali dei singoli paesi che impongono norme molto selettive per l'uso dell'esercito con funzioni di ordine pubblico.

Ma forse questa frase gli è sfuggita. Più importante l'altra citazione:"Ci vorrebbe un esercito da dislocare immediatamente. Solo questo esercito potrebbe inviare un chiaro messaggio alla Russia, che noi siamo seri quando si tratta di difendere i nostri valori". Di difenderli dove? Sul territorio dell'Unione o al di fuori? Anche questo si spera che sarà chiarito da Jean-Claude Junker.

E tuttavia  le reazioni dei partner hanno subito mostrato quanto questo terreno sia minato e quanto sia rischioso camminarci sopra per uno qualunque dei leader europei. La reazione della Ministra degli esteri di Estonia, Kate Pentus-Rozimanus è stata immediata: non è cosa da fare in fretta, ci vorrebbe molto tempo. Eppoi non c'è già la Nato? Perché dovremmo spendere un sacco di soldi quando gli strumenti ci sono già?

C'è da scommettere che Lituania e Lettonia risponderanno nello stesso modo. E la Polonia altrettanto. Tutti questi paesi non vogliono rischiare. Si sentono ben protetti dall'ombrello della Nato e colgono subito il disegno che potrebbe essere stampato su una faccia della medaglia della dichiarazione di Junker: fare l'esercito europeo per liberarsi della Nato.

Non sia mai detto. E poi si sa bene che la Gran Bretagna non sarà d'accordo per nessun motivo. Londra ha le atomiche in casa. Sono americane e non può usarle senza le chiavi di Washington. Dunque non se ne parla di affidare funzioni di difesa europee agli europei, congiunti o non congiunti.

Anche la Francia — di De Gaulle e di Mitterrand — non fu mai d'accordo di sottoporre la sua  "force de frappe" atomica a un qualunque controllo. Magari Sarkozi potrebbe aver ceduto, e anche Hollande potrebbe cedere, ma si troverebbe contro una parte grande dell'opinione pubblica, oltre che l'elettorato di Marine Le Pen, adesso.

Senza Francia e Gran Bretagna un esercito europeo non si può fare? Strano a dirsi, in apparenza, questa idea potrebbe piacere invece alla Germania, la cui ministra della Difesa, Ursula Von der Leyen, si è dichiarata possibilista. Berlino acquisirebbe un ruolo principe europeo. Ma, certo, non rinunciando alla Nato: semmai prendendo in mano le chiavi di un suo controllo, almeno parziale. 

Ma ho l'impressione che non se ne farà niente. C'è un convitato di pietra che non permetterà nessuno di questi calcoli. Si tratta ovviamente di Washington. A meno che lo scontro tra Merkel-Hollande e gli americani, in tema di crisi ucraina, non si arroventi. Forse l'uscita di Jean-Claude Junker è stata un "ballon d'essai" per tastare le reazioni. In tal caso, ovviamente, non è stata involontaria.

Tratto da: it.sputniknews.com

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