Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

isis-usa-webdi Massimo Fini - 20 settembre 2014
Nei “frammenti alle istituzioni repubblicane” Saint-Just, uno dei leader della Rivoluzione francese da cui è nato il nostro mondo, afferma: “La virtù è una sola e quindi deve essere ammesso solo il partito che in essa si riconosce, mentre tutti gli altri, che le sono contrari, vanno soppressi”. La pretesa di possedere una verità assoluta che esclude tutte le altre non appartiene solo alle religioni monoteiste, nelle loro varie declinazioni di cui l'Isis è l'ultima espressione, ma anche alla cultura laica.

Oggi la proposizione di Saint-Just può essere tradotta così: “La virtù è solo democratica, tutti i popoli che in essa non si riconoscono vi vanno ricondotti, con le buone o con le cattive”. È la storia dell’Occidente degli ultimi 15 anni, dall’aggressione alla Serbia in poi. In Iraq sono quindi a confronto due totalitarismi, uguali e contrari, quello dell'Isis che vuole convertire tutti, con la violenza, alla propria fede, e quello occidentale che fa lo stesso. Con la differenza che il primo è consapevole di essere tale, il secondo no, crede di essereliberale.Lasciamopurperdere la filastrocca delle guerre d’aggressione perpetrate dagli americani negli ultimi anni, ma se da più di un ventennio si inserisce l'Iran khomeinista, cioè un Paese strutturato, di grande cultura, colpevole di aver cacciato a pedate lo Scià, un dittatore feroce, per quanto patinato, nell’“Asse del Male”, è evidente che si pongono le premesse per la nascita di fenomeni incontrollabili come l’Isis. Anche se adesso uno dei tanti paradossi della Storia vuole che proprio ai pasdaran iraniani ci aggrappiamo perché sono i soli che hanno le palle per affrontare i guerriglieri islamici sul campo. Gli americani hanno sempre bisogno di “punire” qualcuno, si tratti di Iran, di Milosevic, di Talebani, di Saddam, di Gheddafi. Sta nella loro cultura protestante. Un tempo, non tanto lontano, i bambini e le bambine riottosi venivano fustigati davanti a tutta la famiglia , a culo nudo per umiliarli (nelle scuole inglesi è esistita per tutto l'Ottocento e oltre, la pratica del “flogging”: frustare lo studente o la studentessa indisciplinati davanti a tutta la classe, con le vesti rialzate o i calzoni abbassati (Abu Ghraib si spiega anche così). Sono sempre lì a segnare “linee rosse” invalicabili, “diritti umani” inviolabili in nome di una morale (Saint-Just avrebbe detto una “virtù”) superiore, la loro. Io non riconosco agli americani alcuna superiorità morale.

Hanno cominciato con un genocidio infame e vile (winchester contro frecce), usando anche le ‘armi chimiche’ del tempo (whisky) per distruggere un popolo spirituale come i pellerossa (e adesso si scandalizzano per gli yazidi). Durante la II Guerra Mondiale bombardarono Dresda, Lipsia, Berlino uccidendo volutamente milioni di civili col preciso scopo, dichiarato dai loro comandi politici e militari, di “fiaccare il morale del popolo tedesco”. Sono gli unici ad aver usato l’atomica, e Nagasaki venne tre giorni dopo Hiroshima quando si conoscevano i suoi spaventosi effetti. Sono l’unico Paese occidentale ad aver praticato la schiavitù in epoca moderna, scomparsa in Europa dalla fine dell’Impero romano. Hanno avuto l'apartheid fino al 1960, salvo scagliarsi subito dopo contro quello sudafricano che qualche ragione in più ce l’aveva. Io non sto con l’Isis. Ma l’ipocrisia americana mi fa più ribrezzo dei tagliatori di teste.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 20 settembre 2014

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos