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NEWS 209893di Giulietto Chiesa - 17 luglio 2014
I movimenti sulla nomina di Mogherini rimandano a giri più vasti sulle sorti europee, mentre l'avventura Ucraina si mette male, e Merkel va contro gli USA.
Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania si schierano contro l'ipotesi che a divenire "ministro degli Esteri europeo" sia Federica Mogherini, la nostra attuale ministra degli Esteri. Lo dice il Financial Times e penso che dica il vero, anche perché è fonte interessata.

A Londra non sono contenti che alla scialba Catherine Ashton subentri l'italiana. E dunque è probabile che la Gran Bretagna sia il quarto paese ostile a una tale nomina. Del resto Cameron è già ai ferri corti con Bruxelles per la scelta di Junker come Commissario Europeo. Motivo in più.

Ma non sono moine. Tutto è chiaro e molto spinoso. Non è piaciuta la posizione italiana sulla crisi ucraina; non sono piaciuti gl'inviti al dialogo con Putin.
Mentre inizialmente l'Italia, distratta, si lasciava trascinare nel gorgo di Kiev, gli sviluppi recenti hanno mostrato un cambio di rotta. Gli autori di questa sterzata non li conosciamo, non tutti. Ma il fatto è che la Mogherini è andata a Kiev (pima sua visita estera nella sua qualità di ministra degli Esteri del paese che ha la presidenza semestrale dell'UE), poi a Mosca, per sentire le due campane, e ha lasciato le rive della Moscova dopo avere confermato a Putin l'interesse dell'Italia a portare a compimento il Southstream, il gasdotto strategico che bypassa l'Ucraina a Sud, passando sul fondo del Mar Nero, gemello del Northstream che bypassa l'Ucraina a nord, passando sul fondo del Baltico.

Che equivale a dire che l'Italia preferirebbe avere la certezza del gas russo subito, al posto delle promesse del gas americano da scisti bituminosi fra cinque o sei anni.  Che equivale anche a dichiarare che l'Italia non vuole essere presa in ostaggio dall'Ucraina di Poroshenko e di Washington.

Ovvio che, dietro una posizione come questa, presa dalla Mogherini, c'è l'ENI, che non improvvisa nulla.  Gl'interessi sono grandi, enormi. E, insieme all'ENI, c'è la francese EDF e la tedesca Wintershall, tutte interfacciate con Gazprom.

Ed è dunque ovvio anche che contro l'ipotesi Mogherini alla PESC ci sono gli Stati Uniti. Ecco: la nostra Federica è il parafulmine su cui si  scaricheranno i fulmini di tutto lo schieramento che ha organizzato il golpe a Kiev del 22 febbraio ultimo scorso: USA, Polonia, le tre repubbliche baltiche, Londra.

Ce la può fare? Molto, molto difficile.  Gli ultimissimi sviluppi a Bruxelles dicono che Renzi si prenderà uno schiaffone.  Ma la partita è aperta e potrebbe avere sviluppi imprevedibili. Ho l'impressione che molto dipenda da come si muoverà la Germania. Dove pure sono in corso movimenti di masserizie. Angela Merkel  - che pure ha svolto un ruolo molto oltranzista e antirusso sulla intera vicenda ucraina, provocando molti malumori tra i settori imprenditoriali tedeschi - si trova improvvisamente ai ferri corti con Obama sulla faccenda dello spionaggio americano in casa propria.

Scandalo enorme, che si coniuga con quello delle rivelazioni di  Edward Snowden, dalle quali emerse che perfino il telefono cellulare privato della cancelliera veniva ascoltato dalla National Security Agency americana. Mettere a tacere non si poteva e Merkel è stata - apparentemente - costretta a espellere lo spione "fratello" numero uno da Berlino, precipitando la Germania nello spirito della Guerra Fredda. Solo che, questa volta la Guerra Fredda non è più con la Russia, ma scoppia all'interno dell'Occidente, niente meno che tra USA e Germania.

Niente di rotto o di irrimediabile, s'intende. Queste cose accadono e non mettono a repentaglio situazioni di tale rilevanza strategica. Ma viene il sospetto che lo scandalo non sia per niente casuale. Certe cose esplodono quando le si vuole fare esplodere. E, in questo caso, la miccia è stata accesa a Berlino. Perché? Forse perché la Germania sta tirando le somme dell'avventura in cui l'America l'ha trascinata in Ucraina, contro la Russia.

Somme che sono tutte in rosso. In Ucraina c'è la guerra civile, c'è un disastro umanitario; c'è una valanga di morti, c'è un paese in bancarotta che non potrà entrare in Europa. C'è una tragedia, che ancora non si vede solo perché i media l'hanno coperta, ma che prima o dopo verrà a galla e la si dovrà spiegare all'opinione pubblica. Sopra tutto c'è un mare di affari con la Russia che i tedeschi non vogliono esporre a rischi con altre sanzioni.

Dunque la questione è più vasta del destino della Mogherini. Se la Merkel volesse smarcarsi da Washington, mediante lo scandalo delle spie della CIA, qualunque mezzo potrebbe essere buono, anche quello di giocare il nome della Mogherini, magari per qualche settimana in più, fino ad agosto.

In ogni caso queste manovre sono il segno che Putin ha scelto bene, distinguendo l'Europa dalla muta di cani arrabbiati di Varsavia, Vilnius, Riga, e Tallin, al guinzaglio di Washington, ma senza museruola.
E' comunque anche con loro che faremo attorno al sole un altro giro almeno. E buona fortuna a tutti.

Tratto da: megachip.globalist.it

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