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vertice-sicurezza-nucleare-bigGuerra fredda
da lettera43.it - 25 marzo 2014
Gli Usa: «Conseguenze se Mosca non si ferma in Crimea». Iulia: «Pronta a sparare allo zar».
Vladimir Putin deve fermarsi. Altrimenti il resto del mondo è pronto a reagire.
Ed è inutile minacciare i Paesi dell'Est Europa appartenenti alla Nato, perché l'Allenza sta «preparando piani» per difenderli.
Barack Obama ha alzato il tiro e, dal summit sulla sicurezza nucleare dell'Aja, ha lanciato il guanto di sfida al presidente russo.

Il presidente degli Usa si è presentato in conferenza stampa, il giorno dopo il G7 che ha mostrato la compattezza dei grandi e mentre anche la Ue, come ha sottolineato il ministro degli Esteri Federica Mogherini, «per una volta si è dimostrata unita» nell'essere pronta a sanzioni anche più dure se Mosca è decisa a ripetere lo schema della Crimea nelle regioni meridionali e orientali dell'Ucraina.

DISCORSO FORTE.
È stato un discorso forte, quello di Obama. Che ha parlato prima di partire per Bruxelles, dove il 26 marzo ha intenzione di incontrare i vertici Ue e il segretario generale della Nato, prima di arrivare giovedì 27 in Italia.
Ha definito la Russia una «potenza regionale» e ha sottolineato che dopo l'invasione della Crimea «è più isolata che ai tempi dell'Urss». Andare avanti su questa strada sarebbe «una cattiva scelta», ma «il presidente della Russia è Putin, ed è lui che deve prendere le decisioni: deve solo capire che deve fare una scelta».
Insomma, rientri nell'ambito di chi risolve le questioni con il dialogo, abbandoni le tentazioni di guerra fredda, perché il resto del mondo è pronto a sostenere la sfida.

«SANZIONI VANNO AL CUORE DELLA RUSSIA».
Già il 24 marzo gli Stati Uniti hanno assicurato agli europei di essere pronti a dare sostegno con esportazioni di gas e petrolio, se l'asticella della sfida si dovesse alzare. Il giorno successivo Obama ha detto chiaramente che se la Russia non si ferma sono pronte sanzioni destinate a colpirla al cuore. Perché la sua economia si fonda sull'esportazione di energia e «Stati Uniti e il Consiglio europeo» sono pronti a sopportare i costi di misure che «avrebbero effetti sull'economia globale, ma i cui maggiori costi sarebbero per interi settori dell'economia russa».

«LA RUSSIA NON HA INFLUENZA».
In sostanza, il Cremlino non si illuda che le minacce di rappresaglie economiche possano spaventare l'Occidente: «Alcune sanzioni potranno ferire alcuni Paesi più di altri», ha detto. «In alcuni casi ci saranno devastazioni in ognuna delle nostre economie per alcuni settori industriali», ma «sono stato incoraggiato dalla fermezza e dalla volontà da parte di tutti i Paesi a partecipare a questo processo». E anche sul piano dell'immagine, il messaggio di Obama è stato pungente.
Gli Stati Uniti «hanno influenza sui loro vicini» e quindi «generalmente non li invadono», ha ironizzato. La Russia che entra con i carri armati in Crimea invece lo fa «perché è debole, non perché è forte».
Se la Russia si è sentita di usare la forza in Ucraina lo ha fatto perché «manca di influenza».

ANCORA APERTA LA PORTA DIPLOMATICA.
In ogni caso l'opzione militare non è sul tavolo. Perché la questione della Crimea «non è una minaccia per la sicurezza nazionale americana», lasciando quindi aperta la porta alla strada della diplomazia. Ma sta a Putin volerla seguire.
E Mogherini ha sottolineato l'importanza dei segnali arrivati tra il 24 e il 25 marzo da Mosca, con l'incontro tra Sergei Lavrov ed il ministro degli Esteri ucraino proprio all'Aja e il dichiarato interesse di Mosca a tenere «aperto» il contatto con il G8.

MOGHERINI: «DA MOSCA MESSAGGI CONTRADDITTORI».
Insomma, mentre il capo della Farnesina ha osservato che «da Mosca di questi tempi arrivano messaggi contraddittori», Obama ha lasciato intendere che l'Occidente può in qualche modo capire che la Crimea abbia una storia e uno status particolari. Ma il principio che spaventa tutto il mondo, è l'idea che possa bastare un referendum messo in piedi in meno di due settimane per giustificare una annessione manu militari.
Un precedente, questo sì, pericolosissimo. E che metterebbe in discussione l'intera costruzione dell'ordine mondiale del 21esimo secolo. Anche per la Cina.

BERLUSCONI: «ESCLUSIONE DAL G8 ANTISTORICA».
Voce fuori dal coro, in Occidente, quella di Silvio Berlusconi: «Trovo antistorica e controproducente la decisione dei leader riuniti all'Aja di escludere la Federazione Russa dal G8 di ieri (24 marzo, ndr)», ha scritto l'ex premier in una nota. «Trovo davvero avventate e lontane dallo spirito costruttivo tutte le decisioni prese in queste ore dalle diplomazie occidentali».

Tratto da: lettera43.it

Foto © Getty Images
Il vertice sulla sicurezza nucleare che si è tenuto all'Aja, nei Paesi Bassi

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