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erdogan-demonstrationdi Piero Innocenti - 6 marzo 2014
La Turchia non sta attraversando un gran momento sul piano politico. La teoria dei complotti antigovernativi è quasi all’ordine del giorno. L’ultimo, in ordine temporale, ha investito lo stesso premier Recep Tayyp Erdogan, intercettato mentre suggeriva al figlio di nascondere ingenti somme di denaro. Periodo nerissimo anche per la stampa con l’arresto, il licenziamento o le dimissioni forzate di molti giornalisti e commentatori “colpevoli” di aver criticato il Governo.

Fatto abbastanza inconsueto perché in Turchia, in generale, l’informazione è stata spesso prona al potere politico. Le elezioni amministrative del 30 marzo  probabilmente determineranno una svolta nel panorama politico già scosso, a dicembre 2013, dall’operazione di polizia che aveva portato all’arresto, per corruzione, di ben 84 persone, con il coinvolgimento di dirigenti e funzionari pubblici tra cui i tre figli dei ministri dell’Interno, dell’Economia e dell’Ambiente e Pianificazione Urbana. Il rimpasto di governo operato da Erdogan alla fine del 2013, rimpiazzando ben nove ministri sul totale di ventuno e tutti “fedeli” al premier, è l’ultimo tentativo di restare a galla dopo undici anni di potere. Le elezioni presidenziali, di agosto (quelle generali entro la fine del 2014), sono un punto interrogativo per la sorte di Erdogan un tempo considerato “uomo del popolo”.

Sul versante della lotta al narcotraffico, la Turchia continua ad essere un punto strategico lungo la vecchia “rotta balcanica” per quanto riguarda l’eroina proveniente dall’Afghanistan ma anche per la cocaina (in transito ma destinata anche al mercato locale), per le amfetamine (captagon) e l’ecstasy (proveniente da Olanda e Belgio). I dati statistici sui sequestri del 2013 ( parziali in quanto è soltanto la Direzione Generale della Polizia Nazionale che redige report sul punto), sia pure non consolidati, sono emblematici di un apprezzabile movimento di stupefacenti: 165 ton. di cannabis (146 nel 2012), 9,89 ton. di eroina (13,3 ton. nel 2012), 426 kg. di cocaina (438 kg. nel 2012), 3.300.000 i pasticche di ecstasy, 101 kg. di metamfetamine, 4.480.000 pasticche di captagon.

La cannabis è la droga più consumata mentre le amfetamine sono destinate anche agli Emirati Arabi. Piantagioni di canapa (produzione annua (sotto)stimata di oltre 200 ton.), sono state localizzate nelle province di Diyarbakir, Gaziantep, Van, Urfa, per lo più in zone impervie e sotto il controllo del PKK/KCK ( il Partito Comunista del Kurdistan). Spesso le foglie di canapa, una volta essiccate, vengono custodite,temporaneamente, in grotte difficilmente localizzabili. Il partito dei curdi, secondo rapporti dell’intelligence turca (IDB), riceverebbe dai trafficanti per il finanziamento delle loro attività, 25 dollari per ogni chilogrammo di eroina grezza in transito e 65 per ogni chilo di eroina raffinata. Altro denaro, piuttosto consistente, arriverebbe nelle casse del gruppo armato da attività estorsive e da veri e propri balzelli, al confine con l’Iraq e l’Iran, sulle merci di contrabbando importate.

La cocaina arriva in container nei porti di Istanbul e Mersin ma anche via aerea con corrieri africani e latino americani (diversi arrestati negli aeroporti di Istanbul , Antalya e Izmir), a bordo, prevalentemente, di aerei della Turkish Airlines. Quattro i cittadini italiani arrestati per delitti collegati alle droghe nel 2013 e attualmente detenuti nelle carceri turche.

La criminalità turca è ben radicata nel territorio ed è caratterizzata da gruppi familistici relativamente ridotti e autonomi, collegati con cellule dei vari paesi in cui si trovano consistenti comunità di connazionali come in Germania, Olanda, Belgio, Inghilterra. Aumentata, negli anni, la presenza di avventurieri di ogni genere insediatisi nel paese dopo il crollo dei regimi comunisti.

Il paese, dopo lo stallo del processo di pace tra Governo e curdi, rischia di vivere ulteriori pericolosi momenti di tensione anche per il ritorno alle attività violente registrate nel 2013 del gruppo terroristico di estrema sinistra del DHKP/C. La Turchia, insomma, continua ad essere in perenne equilibrio tra populismo e democrazia, tra modernità e tradizione, in attesa di entrare nella grande famiglia dell’UE.

Tratto da: liberainformazione.org

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