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dolan-timothydi Federico Rampini - 3 luglio 2013
Dagli archivi della diocesi di Milwaukee seimila pagine inedite sullo scandalo di dieci anni fa. “Il Vaticano lo autorizzò a tempo di record”
New York.
Lento e riluttante nell’aiutare le vittime della pedofilia. Veloce quando si tratta di mettere al sicuro le ricchezze della sua diocesi. E ora, anche bugiardo? Sono le accuse che spuntano nei confronti del cardinale Timothy Dolan (foto) di New York, che all’ultimo Conclave figurò tra i papabili. L’uomo di punta della chiesa cattolica americana, il più abile nel gestire la propria immagine. A metterlo nei guai, però, ci sono dei documenti che vengono dalla sua stessa chiesa. Seimila pagine, dagli archivi della diocesi di Milwaukee nel Wisconsin. Sono state consegnate dall’autorità ecclesiastica nell’ambito di una procedura di liquidazione giudiziale per fallimento, dopo che le vittime della pedofilia hanno trascinato la diocesi in tribunale per frode. Quest’ultimo processo (frode) ebbe origine quando le vittime di preti pedofili si accorsero che i sacerdoti riconosciuti colpevoli venivano trasferiti presso altre chiese senza informare i fedeli dei loro crimini.

Dalle carte della diocesi è emerso anche qualcos’altro. Nolan fu l’arcivescovo di Milwaukee dal 2002 al 2009. In quei documenti c’è la prova che nel 2007 lui chiese permesso al Vaticano per trasferire 57 milioni di dollari in un fondo speciale (un trust per la manutenzione dei cimiteri), al fine di «metterli al riparo da richieste d’indennizzo». L’operazione avvenne in tempi record, nel giro di cinque settimane il Vaticano diede il suo nulla osta. Una rapidità che contrasta invece con i tempi lunghi, gli insabbiamenti e le omertà attorno ai casi dei preti pedofili.
Dolan in passato aveva smentito quell’operazione del 2007, e ancora lunedì ha ribadito che si tratta di «vecchie accuse screditate ». Nei documenti della diocesi però appare proprio la sua lettera al Vaticano, dove parla di «migliorare la protezione di questi fondi dalle pretese legali». La pubblicazione delle 6mila pagine getta un’ombra su tutto il comportamento di Dolan, che nella sua veste di presidente della conferenza episcopale Usa ha cercato di voltare pagina dopo gli scandali. Il New York Times, che pure lo aveva accreditato come un solido candidato al soglio pontificio nell’ultimo conclave, ora scrive di lui: «Quei documenti alzano un velo sul suo ruolo nel convincere i preti pedofili ad andarsene volontariamente senza perdere stipendi e benefici, in linea con le farraginose procedure canoniche, anche quando lui aveva concluso che quei preti non avevano alcun rimorso e costituivano un serio pericolo per i bambini».
È sempre il New York Times a ricordare che in un caso ci vollero cinque anni per sospendere dal sacerdozio un prete riconosciuto colpevole di abusi sessuali. Il successore di Nolan a Milwaukee, l’attuale arcivescovo Jerome Listecki, sapeva di far esplodere una “bomba” con la pubblicazione di quelle carte interne. «Preparatevi ad essere sconvolti — aveva scritto Listecki in una lettera ai fedeli della sua diocesi — perché ci sono descrizioni molto crude sul comportamento di alcuni preti criminali». La diocesi di Milwaukee fu al centro di alcuni casi di preti pedofili tra i più famigerati, come il reverendo Lawrence Murphy che abusò sessualmente di 200 ragazzi quando insegnava alla
Saint Johns School for the Deaf, istituto per bambini non udenti. L’attuale arcivescovo Listecki ha riconosciuto che «22 preti furono confermati in incarichi pastorali anche dopo che le preoccupazioni sul loro comportamento erano note alla diocesi, e otto tra di loro hanno commesso nuovi abusi in seguito». Tra le vittime, 575 uomini e donne hanno fatto causa alla diocesi. I loro legali sostengono che la chiesa nasconde le proprie ricchezze per sottrarle ai sequestri giudiziari. Dopo avere pagato 9 milioni in spese legali, la diocesi si è dichiarata insolvente.

Tratto da: La Repubblica

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