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phpcSg8HVAMdi Monica Ricci Sargentini - 13 giugno 2012
Un nuovo accordo tra l’Italia e la Libia sull’immigrazione è stato firmato in gran segreto il 3 aprile scorso dalla ministra dell’Interno Annamaria Cancellieri e il leader del Consiglio nazionale  di transizione Mustafa Abdul Jalil che è al potere nel Paese nordafricano dopo la caduta del colonnello Muhammar Gheddafi.

Lo denuncia Amnesty International in un rapporto pubblicato oggi a Bruxelles dal titolo “Sos Europe” sull’impatto dei controlli in materia di immigrazione sui diritti umani.  ”Nonostante le rimostranze di Amnesty International e altri gruppi sulle violazioni dei diritti umani – è scritto nel documento -il 3 aprile del 2012 l’Italia ha firmato un nuovo accordo con la Libia per limitare il flusso dei migranti. I termini dell’accordo non sono stati resi noti. Un comunicato stampa si limitava a dare la notizia senza fornire ulteriori dettagli sulle misure decise o denunciare la terribile situazione di migranti e rifugiati nel Paese” (nella foto sopra un somalo in un campo profughi).

Già all’indomani della visita effettuata a Tripoli da Cancellieri, Amnesty International Italia aveva scritto al ministro dell’Interno  rinnovando le preoccupazioni per lo sviluppo degli accordi tra Italia e Libia, in considerazione della negativa situazione dei diritti umani nel paese nordafricano, con particolare riferimento ai maltrattamenti di migranti subsahariani, ritenuti collettivamente, assieme ai libici di pelle nera, lealisti pro-Gheddafi o sanzionati da uno status d’immigrazione irregolare. Nella lettera, Carlotta Sami, direttrice di Amnesty International Italia, chiedeva alla ministra di rendere pubblico il testo dell’accordo ricordandole le assicurazioni ricevute nel corso di un incontro il 15 marzo scorso circa la trasparenza delle negoziazioni.

Secondo Amnesty l’intesa dà alle autorità italiane il diritto di respingere i migranti e rispedirli in Libia. Ma questi termini rappresentano una violazione della Convenzione europea sui diritti umani perché non contengono le tutele adeguate per chi fugge dalla sua patria: “L’Italia – si legge nel rapporto -, nella migliore delle ipotesi, ha ignorato la terribile situazione dei migranti. O, nella peggiore delle ipotesi, si è mostrata disponibile a passare sopra agli abusi dei diritti umani in nome del proprio tornaconto politico interno”. Nel 2011, si legge nell’ultimo rapporto sui diritti umani di AI,  almeno 1500 persone sono affogate tentando di raggiungere l’Europa e quelli che sono riusciti a traversare il mare non hanno di certo trovato una calda accoglienza.

E’ noto che i rifugiati dall’Eritrea o dalla Somalia rischiano di subire abusi e persino torture una volta rientrati a Tripoli. Molti di loro vengono accusati di aver lavorato come mercenari per le truppe pro-Gheddafi.  Lo scorso febbraio la Corte Europea dei diritti umani aveva condannato l’Italia per i respingimenti in mare. La sentenza riguardava il caso  Hirsi Jamaa e altri, ossia il ritorno forzato in Libia nel 2009 di 11 somali e 13 eritrei (insieme ad altre 200 persone) a bordo di navi italiane. I migranti non avevano avuto alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione. L’Italia aveva sostenuto che l’operazione era un salvataggio e che gli accordi bilaterali con il Paese avevano dei precedenti nel diritto internazionale. Ma per la Corte chiunque salga a bordo di una nave italiana deve essere soggetto alla Convenzione dei diritti umani. Al tempo il governo Monti aveva accettato la sentenza e si era impegnato al “rispetto assoluto dei diritti umani e alla salvaguardia della vita degli uomini in mare”.

Secondo Amnesty International al momento è impossibile “una qualsiasi collaborazione con la Libia in materia di controllo dell’immigrazione, giacché nel paese mancano anche le minime garanzie nei confronti dei diritti e delle libertà fondamentali”.

 L’Ong ha già chiesto più volte al governo italiano che:

  • qualsiasi forma di cooperazione con la Libia abbia come presupposto un miglioramento dei diritti umani nel paese, sia trasparente e subordinata all’impegno e alla capacità delle due parti di rispettare appieno i diritti umani di richiedenti asilo, rifugiati e migranti, e risulti in linea con il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale dei rifugiati;
  • il governo utilizzi i propri rapporti diplomatici privilegiati con la Libia per chiedere alle autorità di Tripoli di stabilire al più presto la base legale della presenza dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati in Libia, attraverso un memorandum d’intesa che consenta lo svolgimento di attività di protezione quali registrazione, determinazione dello status di rifugiato e visita ai luoghi di detenzione; fermare le uccisioni illegali e altri attacchi violenti; porre fine agli arresti e alle detenzioni arbitrarie; prevenire la tortura e altri trattamenti disumani e degradanti; ripristinare lo stato di diritto, anche combattendo il razzismo e la xenofobia e attuando un processo di disarmo e di smantellamento degli organismi responsabili delle violazioni dei diritti umani.

 Ora si attende la risposta del premier Monti e della ministra Cancellieri.

Tratto da: lepersoneeladignita.corriere.it

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