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medina-salvador-webdi Jorge Figueredo - 6 gennaio 2012
Il 5 Gennaio 2012 ricordiamo l’undicesimo anno del terribile crimine che falciò la vita di un giovane idealista, un lottatore a favore della vita e della giustizia sociale: Salvador Medina Velásquez. Per quelli che non l’hanno conosciuto, è giusto che sappiate che era un giornalista impegnato perché fossero soddisfatte le necessità della sua comunità e del suo paese.

E all’interno di questa responsabilità, accettata fin da molto giovane, c’era quella di denunciare i criminali che minacciavano il dipartimento di Canindeyu e San Pedro, in particolare la regione di Capiibary, in Paraguay.
Facendo un breve riassunto degli eventi dal 2001 al 2012, in relazione all’avanzamento del crimine organizzato e della lotta per sconfiggerlo, chiaramente posso dire che per il momento stanno vincendo i mafiosi. All’inizio di questo secolo il Paraguay era semplicemente territorio di passaggio. Un ponte per il traffico di cocaina, eroina e delle altre droghe. Oggi gli uomini della droga costituiscono un potere stabile con i loro soldati assassini appostati, non solo sulle frontiere del paese come Pedro Juan Caballero, Ciudad del Este e Capitán Bado, bensì anche in cittadine tranquille come Curuguaty e Saltos del Guairá, site all’interno del dipartimento di Canindeyú. Queste città sono divenute zone strategiche per le associazioni criminali che hanno stabilito il centro operativo in questi luoghi dove allevano numerosi assassini da impiegare nel regolamento di conti.
Caro Salvador Medina, pensando a quel che è accaduto in dieci anni dopo il tuo assassinio, devo dirti che i poteri maledetti contro i quali hai combattuto fino a perdere la vita sono ancora più forti. Questo a causa del consenso della maggioranza della gente perché noi tutti siamo rimasti silenziosi e tiepidi davanti alla crescita del crimine organizzato ramificato e penetrato in tutti i settori della società siano partiti politici, organizzazioni civili e religiose o mezzi di comunicazione. Tutti trasformati in strumenti legittimi del crimine che non solo coinvolge le persone ma anche le comunità sino ad arrivare a danneggiare l’intera società.
Salvador Medina, nonostante questo voglio però anche dirti che esistono uomini e donne nel nostro paese disposti a seguire le tue orme. Esistono giovani e adulti idealisti, coraggiosi, pronti a denunciare e smascherare i mafiosi come lo facevi tu. Perché non sei morto. Le tue idee non moriranno mai perché camminano attraverso le nostre gambe e ti hanno trasformato in un modello di vita da imitare.
Salvador Medina, prima, solo a mani nude, hai affrontato la piovra della corruzione. Il crimine organizzato che non si dedica solamente al traffico di droghe, di armi, di legname e di macchine ma è arrivato ad invadere anche il settore dell’agricoltura.
Attraverso le coltivazioni di soia ottenute ricorrendo a grandi quantità di prodotti chimici è stato contaminato gran parte del nostro suolo, acqua e boschi, attentando così alla fauna locale e alla salute e alla qualità della vita della nostra gente. Sono industriali della morte che producono sigarette e bibite alcoliche, droghe legali che causano milioni di morti direttamente o indirettamente perché il numero maggiore di vittime si conta negli incidenti stradali causati dall’eccessivo uso di alcol.
Salvador Medina, non è pura casualità allora che un imprenditore dedito alla produzione di sigarette come HORACIO CARTE, con una reputazione simile a quella di Silvio Berlusconi in Italia, abbia conquistato la gente grazie alla copertura e all’appoggio dei maggiori mezzi d’informazione che ne hanno fatto un gran signore della società.  
Inneggiato come un novello politico che può portare il paese allo sviluppo e al quale ovviamente non viene controllata la provenienza dei beni nonostante gli investigatori abbiano individuato la sua contiguità in attività illecite come il traffico di droga e il riciclaggio di denaro sporco.
Un personaggio che ha fondato il suo movimento politico con il terribile e ingannevole nome di “Honor Colorado”.

Salvador Medina, tutta questa situazione ci porta a pensare che la cultura mafiosa si è globalizzata. Ma la cosa più grave è che in Paraguay si sta consolidando una tipologia di crimine organizzato che corrisponde alla brillante considerazione dello studioso italiano Carlo Marino in uno dei suoi libri di mafia: “Non si tratta semplicemente di una associazione criminale ma di una struttura di potere, con una straordinaria quantità di ramificazioni nella società civile e nello Stato”.
Cioè, a soli undici anni dalla tua morte, Salvador Medina, le mafie e il crimine organizzato in Paraguay si sono diversificati al punto da apparire invisibili e quindi ancora più difficili da identificare e sconfiggere, perché non li troviamo solamente nelle attività comuni e marginali che  realizzano le bande armate dei trafficanti di droga, di armi, di sequestratori, contrabbandieri, ecc., ma anche nelle attività legali che realizzano imprenditori, industriali, allevatori e banchieri che hanno accumulato le proprie fortune di origine illecita durante la dittatura di Stroessner attraverso l’evasione fiscale, il contrabbando e gli appalti delle opere pubbliche.
Ecco perché noi paraguayani che abbiamo avuto il privilegio di accedere ad un lavoro, a studi secondari e universitari, di avere una famiglia stabile, siamo in debito con gli emarginati, ma in special modo con te Salvador Medina, che sei stato un giornalista in prima linea e sopratutto un guerriero della giustizia che non ha avuto dubbi nel donare la sua vita per cambiare la società nella quale viviamo.
Salvador Medina, se realmente vogliamo renderti giustizia dobbiamo donarci totalmente, lottare contro le mafie, il crimine organizzato e la corruzione, dobbiamo agire sempre a favore della vita e della giustizia, perché se non lo faremo il popolo e sopratutto Dio ce ne chiederà conto.

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