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Su “Avvenire” le dichiarazioni dell’ex 007 Aldo Anghessa

Dalle navi dei veleni affondate ai traffici di rifiuti tossici che proseguono verso l’Africa. Poi ancora il traffico di armi in Somalia e l’uranio intercettato a Zurigo. Sono queste le rivelazioni che l’ex agente dei servizi segreti, Aldo Anghessa (nome in codice Alfa Alfa), ha rilasciato al quotidiano “l’Avvenire”.
“I punti di affondamento delle navi dei veleni, 5 o 6, sono segnati su carte nautiche che consegnai al povero capitano De Grazia poco prima che morisse” ha dichiarato all’intervistatore. Secondo la sua versione lui ed i suoi uomini avrebbero agito per far luce proprio su certe vicende ma poi vi fu un “bombardamento giudiziario” che di fatto lo avrebbe costretto a darsi alla latitanza (“sono stato arrestato diverse volte, ma condannato una volta sola a Brescia. Devo scontare due anni e mezzo per delle armi: io le feci ritrovare, ma mi accusarono di traffico”).
Anghessa aveva già parlato in passato delle “navi a perdere” affondate in mare al pm di Reggio Calabria Francesco Neri, che tramite il capitano della Marina, Natale De Grazia, aveva aperto delle indagini.
Allora già aveva parlato del “traffico internazionale di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi” con tanto di nomi di aziende, faccendieri, banche, numeri di conti corrente, soggetti pericolosi, vicini ai clan ma anche “soggetti iscritti a logge massoniche italiane ed estere”.
A suo dire le spedizioni partivano dal porto di Marina di Carrara per poi passare verso Sud fino ad arrivare in Africa.
Anghessa parla dello scandalo della spazzatura velenosa, depositata in una discarica abusiva di Port Koko in Nigeria, scoperta nel 1988. Rifiuti che poi vennero rimpatriati in Italia a spese dei contribuenti, dopo una lunghissima battaglia diplomatica. Ma anche della maxi discarica sotto la sabbia nell’ex Sahara spagnolo.
Un luogo considerato perfetto per certi crimini. Un’area desertiche, pressoché disabitata che, secondo questi incoscienti criminali, è perfetta per lo smaltimenti di rifiuti, anche nucleari. Così va in scena il famigerato famigerato “Progetto Urano”. Per Anghessa è “la madre di tutti i traffici”. “Tutto era gestito da piduisti di chiara fama - spiega ancora - ma oggi i traffici continuano. Tra Mauritania e Mali ho incrociato gli stessi personaggi di allora. Non credo fossero lì per turismo”.
Anghessa agli inquirenti ha anche consegnato una “mappa nautica dell’Istituto idrografico della Marina rappresentante la Calabria e lo Ionio, con segnate le presenze di alcune navi in epoche ben precise tra cui la Euroriver, la Paloma e la Irini, facenti capo alla citata organizzazione e adibite a trasporto di armi, droga e rifiuti”.
Secondo l’ex 007 c’era anche la Rigel, la nave affondata di fronte a Capo Spartivento, ma per trovare i relitti servirebbero prospezioni sui fondali che non sono mai state effettuate.
Anghessa ricorda che “le mappe in realtà erano due” ma dice di non sapere che fine abbiano fatto.
Rispetto a indizi investigativi su possibili scorie portate fino in Aspromonte con il benestare della ‘Ndrangheta Anghessa ritiene che sia improbabile in quanto è “difficile trasportare contenitori in montagna. Più facile scavare con una ruspa e seppellirli. Come fece la Sacra Corona Unita”. Sulla mafia pugliese ha spiegato che “spediva i rifiuti nei Balcani, ma una volta tennero tre camion di scarti radioattivi ospedalieri e li interrarono per ricattare l’ente committente, costretto a pagare il pizzo 'nucleare' una volta al mese. Cercammo nel Brindisino, senza trovar nulla”.
Nei verbali parlò anche dei traffici illeciti che partivano dalla Svizzera. Oggi, raggiunto da l’Avvenire, l’ex 007 ha racconta di essere “ancora in piena attività”.
A suo dire tutt’oggi il traffico più importante è quello delle armi: “la Libia è un deposito d’armi a cielo aperto. Il mese scorso i commando francesi hanno trovato in Mali un camion lanciarazzi russo. Era parte dell’arsenale di Gheddafi, che si sta spargendo in mezza Africa”. E poi ha anche parlato del traffico d’armi della Sonalia, quello su cui indagarono Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, poi uccisi. “Li scoprimmo già nell’88” ha dichiarato. Poi ha aggiunto: “Depositai un rapporto sulla scrivania del prefetto Malpica, capo del Sisde. A volte lavoravo anche per loro…”. Un mix di misteri ed affari milionari che restano celati nell’ombra. E a farne le spese è la Terra e tutti i suoi abitanti.