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terra-pianetaDa domani consumiamo le riserve del futuro
di Luca Mercalli - 13 agosto 2015
Foreste, fauna e terreno: si intaccherà il capitale naturale che dovrebbe servire per i prossimi anni
Il 13 agosto 2015 è l’Overshoot Day, il giorno del sovrasfruttamento delle risorse terrestri: da domani a fine anno si intaccherà il capitale naturale, abbattendo foreste tropicali millenarie, pescando più pesce di quanto se ne possa riprodurre, immettendo in atmosfera gas a effetto serra che cambieranno il clima per secoli, spargendo nell’ambiente miriadi di composti tossici prossimamente nei nostri piatti.

QUIZ - Quanto contribuisci al consumo di risorse?

L’anno scorso il conto è andato in rosso il 17 agosto (19 agosto nei comunicati dei media, poiché le date della serie storica vengono retroattivamente riviste ogni anno in base alle nuove informazioni disponibili), quindi quest’anno l’anticipo è di circa quattro giorni. L’ultima volta che la popolazione umana - allora 3,5 miliardi contro i 7,3 attuali - riuscì a mantenere i propri consumi all’interno degli «interessi» annui prodotti dalla natura fu il 1970, vale a dire che la giornata del sovrasfruttamento cadeva in prossimità del 31 dicembre.

Ecco a che velocità stiamo “consumando” il Pianeta
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Brama di energia

Dopo 45 anni la nostra brama di energia e di oggetti ha divorato sempre più in fretta le risorse, al punto che un recentissimo lavoro di John Schramski, docente di ecologia all’Università della Georgia, definisce la biosfera terrestre come una gigantesca batteria che si è caricata durante centinaia di milioni di anni di lenta attività, e che ora noi stiamo rapidamente «scaricando». Schramski e collaboratori ci ricordano che «le leggi della termodinamica che governano la carica e la scarica rapida della batteria terrestre sono universali e assolute» e noi rischiamo di mandare in black-out l’intero ambiente che ci sostiene, come peraltro ha perfettamente interpretato l’enciclica di papa Francesco «Laudato si’». Non possiamo permetterci di continuare su questa pericolosa traiettoria; le Nazioni Unite hanno appena aggiornato le proiezioni demografiche: 9,5 miliardi di individui al 2050. Se tutti continueremo a bruciare materiali fossili accelerando il riscaldamento globale, prelevare massicce frazioni di biomassa e restituire rifiuti non biodegradabili, avremo bisogno per fine secolo dell’equivalente di tre pianeti, missione impossibile.

Ecco cosa direbbe la Natura se potesse parlarci
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Italia in default
L’Italia in particolare è messa male: il nostro giorno del sovrasfruttamento, calcolato in base alle risorse effettive dei nostri 301.000 chilometri quadrati di territorio e mari adiacenti, è già avvenuto il 6 aprile 2015. Ci siamo mangiati tutti i nostri interessi naturali in poco più di tre mesi, per il resto dell’anno intacchiamo il capitale del nostro futuro e importiamo energia e materie prime da altri Paesi più dotati. Per essere in equilibrio con il nostro standard di consumo dovremmo avere un territorio quattro volte più vasto! Nonostante l’importanza estrema di questi argomenti, dai quali dipende il benessere di una società e la sopravvivenza fisica delle persone, si continua bellamente a ignorarli. La priorità dell’agenda politica italiana è la crescita economica, palesemente impossibile alla luce della fisica, mentre dovrebbe essere la sostenibilità del nostro bilancio ecologico. Italia o Mondo comunque fa poca differenza, siamo tutti sullo stesso pianetino. Un’astronave che sta andando in riserva e dove piloti e passeggeri se ne infischiano degli indicatori lampeggianti e degli allarmi acustici diramati dagli scienziati che chiedono una sosta per manutenzione degli ecosistemi, una bonifica per inquinamento della cabina e un rifornimento di energia rinnovabile.  

Aereo in picchiata
Mi ricorda la situazione creatasi a bordo del volo Air France 447 Rio-Parigi nella notte del primo giugno 2009. Un piccolo e temporaneo guasto tecnico su un modernissimo Airbus 330 causò una incredibile catena di errate manovre dei piloti. Prigionieri di una sorta di dissonanza cognitiva i piloti ignorarono ben 75 allarmi di stallo che probabilmente ritennero un errore del sistema. In quattro minuti precipitarono senza rendersene conto da 11 mila metri inabissandosi nell’Atlantico con gli altri 225 passeggeri e membri dell’equipaggio. Le scatole nere riveleranno che le ultime parole furono: «Ci schiantiamo! Non può essere vero». La nostra civiltà sta iniziando a precipitare, ma abbiamo ancora tempo di riprendere l’assetto di volo per un saggio atterraggio d’emergenza. A patto di ascoltare gli allarmi di stallo.

Tratto da: lastampa.it