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scorie-radioattive-percorsoGli ambientalisti: rischio contaminazione
di Giuliano Foschini - 31 luglio 2013
Il convoglio ha attraversato Basilicata e Puglia. Via ai controlli
Bari. Due notti fa un silenziosissimo serpentone nucleare ha attraversato la Basilicata e si è fermato in Puglia. Scortata da trecento uomini delle forze di polizia, la carovana trasportava una delle bombe ambientali più pericolose d’Italia: materiale radioattivo americano, forse alcune delle barre di uranio arrivate in Italia per le sperimentazioni negli anni ‘70. Dopo essere state conservate per 40 anni in una piscina (irrorata giorno e notte da acqua di mare) del centro di ricerca dell’Enea a Rotondella giovedì sarebbero ritornate negli Stati Uniti. Il trasferimento doveva rimanere segreto.
E lo sarebbe rimasto se un gruppo di attivisti che da anni picchettano i cancelli del centro non avesse visto e denunciato. «Si è trattata di un’operazione — ha fatto sapere ieri la Sogin, la società di stato responsabile della bonifica ambientale dei siti nucleari — figlia di un accordo tra i due paesi preso in occasione del vertice sulla Sicurezza nucleare svoltosi a Seoul nel marzo del 2012». Un’operazione che ha scatenato però le polemiche politiche e ambientaliste: «Troppo silenzio e troppa poca chiarezza» denunciano Pd, Sel e Movimento 5 stelle che hanno presentato varie interrogazioni parlamentari.

In realtà il problema principale è che nessuno sa con certezza cosa è stato trasportato. Fonti del Viminale assicurano che si tratta di quelle barre di uranio e di altro materiale radioattivo arrivato, di minore quantità, arrivato da altri due centri italiani. Una tesi sulla quale però i movimenti locali nutrono qualche dubbio perché, dicono, i mezzi che trasportavano i contenitori di stoccaggio dell’uranio (casks) sarebbero stati insufficienti per trasportare tutto il materiale. Quasi certamente una parte dell’uranio è ancora lì, a Rotondella, dove oggi è prevista una visita delle associazioni. «Le barre sono tutto qui» gridava ieri sera su twitter il portavoce del Movimente 5 Stelle, Vito Petrocelli. «Noi vogliamo sapere la verità» chiedono a gran voce i comitati, protestando contro il comunicato della Sogin che parla genericamente di «rimpatrio negli Usa di materiali nucleari sensibili di origine americana, che erano custoditi in appositi siti in Italia per attività di ricerca e di sperimentazione». Il timore è che ci sia stata una perdita o che comunque si stia nascondendo qualcosa. «Altrimenti non si spiega tutto questo mistero».
L’operazione era delicatissima e rischiosissima, visto il materiale trasportato. È stata gestita dal ministero degli Interni con quello dello Sviluppo Economico ma domani sarà il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, a rispondere alle interrogazioni in commissione. Dirà poco, se non che ha allertato sia le Arpa sia l’Ispra per effettuare i controlli ambientali. In Puglia hanno cominciato già ieri notte, d’accordo con la Regione e con la Procura, a effettuare controlli radioattivi lungo tutto il tragitto che hanno compiuto i camion. «Non è possibile che noi non siamo stati informati di nulla» denuncia il presidente della Basilicata, Vito de Filippo. «Bisogna riaprire il problema del trasporto delle scorie » ha attaccato invece il vice presidente di Legambiente, Stefano Ciafani «che il più delle volte avviene senza informare i cittadini e gli abitanti, proprio come è accaduto recentemente in Piemonte con la scorie di Saluggia».

Tratto da: La Repubblica