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Le mani di Pechino sulla Nexen. Ma in Nord America cresce il timore per i possibili rischi ambientali
di Ilaria Maria Sala - 27 febbraio 2013
Pechino. La Cina fa shopping in grande, aggiudicandosi l’acquisizione, molto controversa, della compagnia petrolifera canadese Nexen. 
L’acquisto, del valore di 15,1 miliardi di dollari Usa, è stato portato avanti dalla Chinese National Oil Overseas Corp (Cnooc), gigante statale cinese del petrolio, e rappresenta la maggior acquisizione internazionale conclusa da un gruppo.  

La Nexen, che ha sede a Calgary, nell’Alberta, diventerà ora una sussidiaria interamente di proprietà della Cnooc ­ che con questo si è assicurata un vero colpaccio, dopo anni di acquisti in giro per il mondo ora che la Cina ha deciso di provvedere al suo altissimo fabbisogno energetico non solo con le importazioni ma anche con acquisizioni dirette.  

La Nexen porta con sé pozzi offshore anche nel Mare del Nord, nel Golfo del Messico e nell’Africa occidentale, nonché nel Medio Oriente e nello stesso Canada, in particolare nella provincia di Alberta stessa. 

La conclusione dell’affare non è stata priva di momenti di tensione, in particolare rispetto alla necessità di ottenere un’approvazione anche dal Comitato per gli investimenti esteri negli Usa, doverosa in quanto la presenza di Nexen nel Golfo del Messico la mette a diretto contatto del territorio americano, ma che ha molto rallentato la procedura.  

Timorosa che un’azienda petrolifera cinese così vicina alle sue coste possa presentare delle minacce per la sicurezza nazionale, l’America, infatti, aveva già rifiutato di vendere la Unocal alla Cnooc, nel 2005.  

Fra le altre ragioni d’opposizione nel Parlamento canadese, anche da parte dello stesso partito conservatore al potere, il fatto che questo tipo di operazioni sono del tutto prive di possibili reciprocità, dal momento che la Cina non consente acquisizioni totali di nessuna industria, strategica o meno che sia, e autorizza solo partecipazioni molto limitate di gruppi esteri sul suolo nazionale. Ma dopo aver firmato la vendita con la Cina, il governo canadese ha dichiarato che questo accordo sarà l’ultimo che verrà approvato in questi termini, e che non ci saranno più vendite ad aziende statali estere.  

Uno dei problemi che sembrano inquietare parte dell’opinione pubblica canadese riguarda la questione del pericolo di inquinamento in caso di fughe di petrolio: lo scorso anno, infatti, un simile incidente avvenuto nel golfo di Penglai, nello Shandong (Cina del Nord) venne messo a tacere con le ben note pratiche di censura cinesi. E se un incidente dovesse avvenire in Canada, il timore riguarda la capacità di trasparenza di un’azienda di Stato cinese.

Tratto da: lastampa.it

In foto: una piattaforma della Cnooc