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di Stella Spinelli - 22 maggio 2012
Organizzazioni ecologiche hanno lanciato la campagna “Veta Dilma” per costringere il presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, a porre il proprio veto – parziale o totale – al progetto di legge che spalancherà le porte allo sfruttamento scellerato dell’ambiente, in particolare dell’Amazzonia.


Circa duemila persone sono scese, dunque, in piazza a San Paolo, per sollecitare Rousseff a bloccare la Legge Forestale già approvata dal Congresso. A convocare la manifestazione, la Fondazione SOS Bosco Atlantico che ha inserito l’iniziativa di domenica all’interno della campagna nazionale “Veta Dilma” iniziata un mese fa, subito dopo che la riforma del codice forestale del 1965 passò alle camere.

A rigettare in toto la riforma sono le organizzazione ambientaliste che già prevedono lo spoglio del polmone verde mondiale e l’estensione delle coltivazioni agricole in aree finora protette e fondamentali per il delicato ecosistema. Insistentemente queste associazioni vanno denunciando come i cambiamenti proposti nella Legge forestale rappresentino una palese retromarcia da tutte le conquiste fatte per frenare la deforestazione e un annientamento di ogni sforzo perpetrato per combattere la corruzione nella regione amazzonica.

L’Istituto brasiliano di indagine economica applicata (Ipea) – contattato da Telesurtv – ha precisato che l’entrata in vigore di una legge simile porterà alla perdita di 76,5 ettari di selva, pari a 76 stati di calcio. E senza questa quantità di bosco, si libereranno 28mila tonnellate di diossido di carbonio, che impediranno al Brasile di portare a termine i suoi prefissati obiettivi nella corsa alla riduzione delle emissioni di Co2.

Il presidente Dilma Rousseff ha fino a venerdì prossimo per manifestare il suo veto parziale o totale al progetto di legge, che fra le altre cose sospende le multe e le sanzioni ai proprietari di terre che hanno deforestato illegalmente fino al 2008. È dunque evidente quali forze abbiano spinto l’avanzare di una simile riforma: il settore agroindustriale, che grazie alla sua amplia rappresentazione in Parlamento, ha appoggiato il progetto di legge sbandierando la necessità di ampliare la frontiera agricola per garantire la sicurezza alimentare dei brasiliani. Che importa se non potranno respirare più.

Tratto da: eilmensile.it

Afp/Getty Images