di Malena Sánchez da Paraná
Bayer sigla accordo milionario per risolvere controversie ereditate da Monsanto per il glifosato
Bayer, impresa multimiliardaria, fedele e inflessibile sostenitrice del suo letale prodotto, il Roundup, ha messo fine a tutte le denunce per il glifosato tramite un accordo giudiziale di 10 miliardi di dollari. Il glifosato è il principio attivo del Roundup, l'erbicida più utilizzato al mondo. Bayer, quando acquistò la Monsanto, ereditò il contenzioso per questo erbicida, 120.000 denunce negli Stati Uniti.
La Bayer, sua fedele patrocinatrice si assume la responsabilità economica del danno, ma contemporaneamente nega che il glifosato sia cancerogeno (ignorando tutte le evidenze scientifiche, compresa la classificazione dell'OMS come "probabile cancerogeno"). Vale a dire che nega, ma paga il 95 % delle cause legali per evitare il processo. Perché? Potrebbe trattarsi di una strategia legale per proteggere la propria immagine di fronte all'opinione pubblica. Forse perché i suoi dirigenti sanno che l'impresa Monsanto è già stata condannata in tre occasioni dai tribunali statunitensi e le possibilità di vincere un processo non sono del tutto favorevoli. Quindi, la colpa c’è, ma implicita, perché Bayer non ammette la sua colpa, ma paga comunque. Paga 10 miliardi di dollari e la storia finisce qui, senza ulteriori scandali.
I vecchi detti dicono che la verità viene sempre alla luce. Prima o poi viene alla luce. Oggi lo stiamo vedendo. Il glifosato avvelena e uccide, questa è la verità. Questo accordo milionario è una dimostrazione che la verità è nota, ma è controllata per essere mantenuta occultata. Il problema per loro, per chi controlla la verità, è che alcune persone si sono stancate di stare nell'ombra. Di precipitare nel buio delle morti lente, dimenticate, silenziose. Quelle provocate da veleni come il glifosato. Quelle morti che iniziano con problemi nel corpo, problemi che aumentano, generano danni, fanno ammalare deteriorando il corpo. Fino al punto in cui il carico diventa insostenibile.
Alla fine la vita finisce, e a quel punto nessuno se ne fa più carico. Chi si è preoccupato di Ana Zabaloy? Chi ha impedito la morte di quell'insegnante esposta a fumigazione? Chi potrebbe rimediare ai danni genetici con i quali nascono sempre più bambini? Perché dall'esposizione al glifosato non si salva nessuno. Né dai danni genetici, né dalle alterazioni ormonali, né dai problemi polmonari. Non si salvano là negli Stati Uniti ma neanche qui in Argentina, un paese corrotto e controllato dall’industria agroalimentare, con un sistema di produzione che utilizza 500 milioni di litri di pesticidi all'anno. Non si salvano neppure coloro che devono emigrare perchè le loro case vengono rase al suolo per far posto alla coltivazione di soia. Non si salvano i bambini dal bere acqua inquinata e dal respirare aria tossica. Non si salvano dal cancro, né dalla morte inesorabile, senza responsabili.
Oggi abbiamo visto un responsabile. C’è ancora molta strada da fare, ma stiamo sicuramente facendo progressi. Oggi, il colpevole ha dovuto affrontare l'inevitabile scoperta della verità e per questo ha dovuto pagare. Per le malformazioni, per i malati, per i dimenticati, per le morti lente e silenziose. Perché dalla morte nessuno si salva, ma oggi la morte è un gioco di manipolazione e quelli che possiedono meno sono condannati sempre a perdere la partita.
Foto di copertina e foto 2: www.cronista.com