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di Nicolás Toobe
La storia di un cognome e due destini completamente diversi

Se qualcuno di noi sente il cognome Allende, di certo prova un misto di gioia, rabbia e tristezza pensando immediatamente a Salvador Allende, il memorabile presidente cileno che negli anni ‘70 ha illuminato come un faro tutto il Sudamerica.
Non può essere diversamente, poiché le trasformazioni avvenute durante il suo mandato e le successive ripercussioni non furono poche. La nazionalizzazione del ferro, del salnitro, del carbone, delle banche, di 91 industrie di base e del rame, che erano proprietà degli Stati Uniti. Per fornire un migliore servizio alla popolazione fu istituito almeno un centro di assistenza sanitaria per ogni 40.000 abitanti. Si registrò un generale incremento di iscrizioni di studenti e furono conferite borse di studio ai bambini di popolazioni originarie. Crescita del PIL, calo dell'inflazione e maggiore partecipazione dei lavoratori nelle imprese. Lancio di un programma alimentare per centri educativi che interessò oltre l’80 % di essi. Divieto di possesso di oltre 80 ettari di terreno a persona e concessione di campi ai contadini. Rinascita della cultura cilena inneggiata da Víctor Jara, un artista che continua a battere nel petto dei combattenti.
Senza alcun dubbio, Allende fu un politico che riuscì a consegnare il destino del Cile nelle mani del popolo, dove parità di diritti e di opportunità erano una realtà, promuovendo una vita giusta e dignitosa per tutta la popolazione.
Ma a 1.303 km da dove sono avvenuti questi fatti, attraversando la cordigliera, in territorio argentino, più precisamente nella città di Paraná, nella provincia di Entre Ríos, troviamo l’altra faccia della medaglia, non più quell’Allende che lasciò tutto per il popolo, ma bensì un Allende che ha portato via dal paese tutto quello che ha potuto senza lasciare niente. Egli è José Ángel Allende, e di Salvador non ha proprio niente.
Nato nella città di Nogoyá, Entre Ríos, si laureò in Agronomia Generale Nazionale nell'anno 1976. Dopo un breve periodo di insegnamento a Santa Fe, iniziò a lavorare presso l'amministrazione pubblica nella provincia di Neuquén per tornare, dopo alcuni anni, alla città di Santa Fe per lavorare al Ministero dell’Agricoltura della provincia, alla Direzione di Economia Agraria. A quel tempo aderì al UPCN (Unione Del Personale Civile Della Nazione) Sezione di Santa Fe, dove iniziò la sua militanza sindacale.
Alla fine degli anni 80 si trasferì a Entre Ríos, dove continuò la sua attività come impiegato pubblico nella Direzione del Comitato Direttivo e aderì insieme ad altri dirigenti al UPCN Entre Ríos. Dal 1999 fino a dicembre del 2019, quando andò in pensione, Allende occupò senza interruzioni la carica di deputato provinciale del Partito Justicialista. Fu Presidente dell'Onorevole Camera dei Deputati dal 2011 al 2015. Ha presieduto il Consiglio Dipartimentale Nogoyá del Partito Justicialista ed è stato membro del Consiglio Provinciale e del Congresso Nazionale del PJ Entre Ríos. Da 1998 ad oggi presiede ininterrottamente il sindacato statale di UPCN Entre Ríos ed è uno dei tre rappresentanti di UPCN al Comitato Centrale Confederale della CGT.
Nonostante sia stato un fervente difensore del ritorno di Carlos Menem alle elezioni del 2003, Allende finì per trasformarsi in una figura chiave del governo kirchnerista di Sergio Urribarri, ricoprendo la carica di presidente della Camera dei Deputati, succedendo nell’incarico al suo caro amico, l'ex governatore Jorge Busti.
Ma la sua corsa e il costante aumento di potere, non possono essere svincolati da quella che, sebbene ancora in fase di accertamento, potrebbe rivelarsi una delle più grandi strutture di corruzione tenuta in piedi dal governo di Entre Ríos, con José Ángel come piccolo ingranaggio di questo meccanismo.
All'inizio del 2012, un articolo di denuncia firmato dal giornalista Jorge Riani di Análisis Digital, portò all’avvio di un procedimento per appropriazione indebita, e per affari incompatibili con lo Stato, dove si è permesso addirittura di trasferire sovvenzioni alla fondazione presieduta dalla sua attuale moglie, firmate e consegnate da lui stesso in occasione di eventi pubblici.
Nel 2016, iniziando a vedersi accerchiato dalla giustizia, ma sentendosi soprattutto soffocato dalla pressione della famiglia, José Allende chiese al suo avvocato e nipote Marcos Rodríguez Allende, che aveva assunto la sua difesa, di organizzare un incontro con il procuratore per accordarsi su un processo con rito abbreviato, perché intendeva concludere la causa penale riconoscendosi responsabile di appropriazione indebita. Questa decisione arrivò all'attenzione dell'allora governatore Sergio Urribarri (al quale presto dedicheremo un articolo che si merita pienamente), che, allarmato, decise di chiamare subito Allende per mettere in discussione la sua iniziativa e dirgli che se lui si consegnava, avrebbero preso tutti (questo fatto è descritto nel libro "El nido" del giornalista Daniel Enz).
Sembrerebbe che questo incontro ebbe profondo impatto su José Ángel, perchè non si presentò più all’audizione prevista con il procuratore per procedere con gli accordi per il processo.
L'impunità e l'arroganza hanno coinvolto il funzionario e lo ha dimostrato anche nel voler lasciare un messaggio concreto alle persone che ostacolavano il suo cammino. In questi ultimi anni ordinò di intimidire una funzionaria della Sanità della città di Diamante ma riuscì a sfuggire alla giustizia; minacciò il ministro della Sanità Sonia Velázquez e anche il giornalista Martín Carboni, fatti che portarono all’apertura di altri procedimenti a suo carico.
Ma solo l'anno scorso Allende si rese conto che i suoi tempi di politico si avviavano alla conclusione e che il governo di turno non gli stava dando spazio, ed è stato allora che iniziò a lavorare ad un nuovo accordo per un processo con rito abbreviato. Dopo 8 mesi di trattative, il 28 maggio, l’accordo venne formalizzato e Allende dichiarò di accettare tutti i reati a lui attribuiti.
L'ex funzionario e sindacalista, che fece domanda di pensione al Fondo Pensionistico nel dicembre del 2016, quando aveva 60 anni, nonostante la legge N°8732 prevedesse l’età pensionabile per gli uomini a 62 anni, pensione per la quale oggi, a 63 anni, percepisce in contanti 219.332 pesos mensili, dovrà consegnare allo Stato provinciale la sua villa al Parque Urquiza (valutata oltre 700 mila dollari), e una casa in Via Laprida 152 (stimata 378 mila dollari), per la denuncia di appropriazione indebita. Per il reato di abuso d’ufficio dovrà pagare una multa di 3 milioni di pesos, scontare una pena detentiva con la condizionale di 2 anni e 8 mesi e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Quest'ultima, per le minacce al ministro della Sanità, Sonia Velázquez e al giornalista Martín Carboni.

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Nonostante avesse intestato diversi immobili a familiari o prestanome, al momento della stima ufficiale da parte della giustizia, Allende aveva beni per un valore di 2.512.965 dollari. Nel dettaglio:
- Residenza in Via Castelli, all'interno del Parque Urquiza: 720.922 dollari.
- Appartamento 27 a Puerto Madero, Capitale Federale: 536.000 dollari.
- Una casa a Sauce Montrull, 368.162 dollari.
- Piano mezzanino nell’edificio Torres del Cóndor, adiacente all’Hotel Marán, all'interno del Parque Urquiza. Acquistato da Diana María Traverso (ex moglie), in data 28/06/2007 e donato successivamente ai suoi figli nell'ottobre del 2010. È intestato a nome di Victoria, e Julio Allende. Valutato 297.192 dollari.
- Appartamento 10 "A" nell'edificio di via Cervantes y Santiago del Estero, 130.600 dollari.
- Appartamento 10 "B", nello stesso edificio, 81.800 dollari. I due immobili sono a nome di José Ángel Allende, figlio e della signora Traverso.
- Immobile ubicato in strada Laprida Nº 152, Paraná, Matricola Nº 148596, Piano nº 111159. Acquisito da José Ángel Allende, il 25 novembre del 2004, donato ai suoi figli nel dicembre del 2006. 378.289 dollari. Il tutto per un totale di 2.512.965 dollari.
La valutazione giudiziale comprendeva inoltre uno yacht chiamato Quichua, con cabina e persino una specie di cassaforte incorporata, dal valore attuale di 55 mila dollari. Sorprendentemente non è stata inclusa l'isola di Allende, acquistata nel 2014. Sono 13.700 metri quadrati (poco più grande di un isolato) ubicati di fronte al Club dei Pescatori di Paraná e fanno parte di un'ampia zona insulare.
Non è stata considerata nemmeno la valutazione del maneggio di Nogoyá, dove ha alcuni cavalli, perché la maggioranza dei cavalli da corsa sono all’ippodromo di Palermo, per il cui mantenimento deve versare mensilmente ingenti somme di denaro. Assente anche la radio "La Voz" che ha a Nogoyá.
Allende si dedica anche ai settori finanziario e azionario, allevamento di bestiame, coltivazione di cereali, mezzi di comunicazione, commercio di farmaci, corse di cavalli, edilizia ed è proprietario di un'ampia collezione di auto d'epoca. È chiaro che il suo patrimonio è superiore ai 2.500.000 dollari.
Nonostante la fine della sua carriera politica, le ripercussioni della manipolazione dei fondi pubblici e la gestione dei suoi ruoli politici per fini personali tarderanno moltissimo tempo a risanare, e c'è ancora tutto un'intera struttura ancora più corrotta e mafiosa da smascherare che purtroppo è molto strutturata all'interno della politica della nostra provincia così come in tutto il resto del mondo.
Il 1° luglio alle 9:00 si terrà l'udienza per formalizzare l'accordo del rito abbreviato tra la difesa dell'ex deputato José Ángel Allende e la Procura della Repubblica. Sebbene rappresenti un passo avanti contro questi personaggi, ci rimane la sensazione che sia insufficiente poiché la giustizia gli evita la prigione e sequestra solo pochi spiccioli commisurati all’enorme fortuna che ha costruito e della quale sicuramente conosciamo solo la metà ma, comunque, anche la giustizia di Entre Ríos merita un paragrafo a parte.
Qui a Entre Ríos, ci accontenteremo di avere un triste, patetico e non tanto celebre Allende. Quello che non ha fatto niente. L'altro Allende.

Immagine di copertina: Our Voice Parana

Foto 2: www.entreriosahora.com

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