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di AMDuemila
E su Conte convocato dalla Commissione d’inchiesta: “Spero non vada a comunicare una decisione già presa”

“La cooperazione giudiziaria con l'Egitto, grazie al lavoro straordinario delle nostre polizie e della Procura di Roma, ha consentito di formulare un'ipotesi accusatoria a carico di uomini degli apparati di sicurezza egiziani che impone al Cairo una risposta”. A dirlo è Marco Minniti, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Intelligence nel governo Renzi ed ex ministro dell'Interno in quello Gentiloni. Minniti, intervistato da Repubblica, ha chiesto che Il Cairo permetta di processare gli indagati per l'omicidio del ricercatore friulano Giulio Regeni. Minniti ha spiegato di attendersi "una risposta che metta la nostra magistratura nella condizione tecnico-giuridica di esercitare la propria giurisdizione nei confronti degli indagati", ad esempio "disponendone il processo, affinché venga data risposta a una imprescindibile domanda di verità e giustizia". Minniti ha parlato anche della recente richiesta di convocazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte da parte della Commissione d’inchiesta sul caso Regeni, convocato sullo sfondo della trattativa di vendita, sbloccata dal premier, di due fregate al regime di Abdel Fattah Al Sisi, che ha scatenato l’indignazione dei familiari del giovane ricercatore friulano. Conte ha accettato di riferire a palazzo San Macuto e secondo Minniti “fa bene a farlo non fosse altro per il ruolo politico e simbolico che la commissione riveste. Ma mi auguro - ha affermato - che ci vada non per comunicare una decisione già presa. O per proporre il dilemma artificioso, di fronte al quale una democrazia non dovrebbe mai essere trascinata, della scelta tra la sfera dei principi e quella della real politik necessaria a proteggere i legittimi interessi del Paese. Perché compito della politica è conciliare principi e interessi, magari senza dimenticare che i primi hanno comunque la precedenza". Per l’ex capo del Viminale “compito della politica è dimostrare all'Egitto che si può essere partner leali e insieme esigenti. Una partnership esigente, come dicevo. Senza contare che, in questa vicenda della commessa sui sistemi d'arma, si inserisce l'altro tema, che è quello degli attori sulla scena dello sconvolgimento che sta conoscendo il Mediterraneo". "In questo momento - ha aggiunto - nello scenario libico, ogni mossa ha implicazioni che possono rivelarsi esiziali. Quello che voglio dire è che sconsiglierei di dare anche solo l'impressione di un'Italia che si muove in uno schieramento anti-turco. Sarebbe miope. Non fosse altro perché noi oggi abbiamo di fronte un quadro in drammatico movimento, e mi riferisco appunto alla situazione della Libia, sul cui proscenio sono la Russia di Putin e la Turchia di Erdogan e, sullo sfondo, la rottura del fronte sunnita - ha sottolineato Minniti - Con Turchia e Qatar da una parte ed Egitto, Emirati e Arabia Saudita dall'altro. Anche qui, è necessario uscire dalla condizione di rassegnata accettazione che l'Europa, e dunque anche l'Italia, hanno sin qui mostrato di fronte ad avvenimenti considerati fino a un anno fa inimmaginabili".

Foto © Imagoeconomica

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