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di Gilda Sciortino
In via di guarigione Jaime Obono, originario della Guinea Equatoriale ma residente a Palermo. Colpito da Covid-19 al suo Paese, è tornato con volo militare grazie anche al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Ricoverato al Cervello, la moglie Chiara e il figlio Ricardo aspettano di riabbracciarlo.
Ha finalmente riaperto gli occhi ma le sue condizioni sono sempre critiche e non spingono i medici dell’ospedale Cervello di Palermo, dov’è ricoverato, a sciogliere la prognosi. Sono, quindi, ore, giorni, che richiedono alla famiglia grande pazienza prima che Jesus Jaime Mba Obono, informatico di 49 anni, possa tornare alla vita di tutti i giorni.
Cittadino originario della Guinea Equatoriale, ma con passaporto italiano e residenza palermitana, lo scorso 9 gennaio Jaime si era recato nel suo paese per fare visita alla famiglia di origine. Doveva rimanere lì per un paio di mesi ma, a marzo, in prossimità del suo rientro, quando l'atmosfera si era surriscaldata a livello mondiale per il Coronavirus, gli è stato consigliato di non tornare. Di lì a poco sono stati bloccati tutti i voli e anche la Guinea ha messo in quarantena chiunque si trovasse nel Paese, con la prospettiva di riaprire tutto il 15 maggio.
«Purtroppo, però, la situazione è precipitata nel giro di pochissimo - racconta Chiara Beninati, la giovane moglie - perché mio marito ha cominciato a stare male. Si pensava salmonellosi, come già successo in precedenza, ma i sintomi erano ben diversi. Il 27 aprile viene, così, ricoverato in uno degli ospedali della capitale, a Malabo, perché comincia ad avere difficoltà respiratorie. Nel giro di pochissimo peggiora e in poche ore lo intubano».
Immediata la ricerca di aiuto da parte di Chiara. Grazie all’appello lanciato, la generosità di quanti prendono a cuore questa storia consente di raccogliere oltre 100mila euro.
«Ho chiesto aiuto - racconta - perché pensavo di dovere affrontare da sola tutte le spese necessarie per riportare da noi mio marito. Non ne ho, però, avuto tempo perché immediato è stato l’intervento delle istituzioni, facendo in modo che non uscissi neanche un euro. Ora, infatti, tutti i soldi torneranno alle persone che ci hanno dimostrato concretamente la loro vicinanza, dando loro modo di aiutare altri».
Quando si parla di solidarietà, generosità ed empatia, in pochi casi si pensa che tutto ciò si possa associare al mondo delle istituzioni.
«Io ho avuto la prova che il volto umano delle istituzioni esiste. In questo caso è quello del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che sin da subito si è interfacciato con i canali diplomatici facendo in modo che venissero accelerate tutte le procedure».
Immediato, infatti, l’intervento del nostro primo cittadino che ha sollecitato personalmente il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al quale ha girato l‘accorato appello della donna, ricevendo dall’ambasciatore Pietro Benassi, consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, l'assicurazione che Jaime sarebbe tornato a Palermo con un volo militare.
«Il sindaco ha fatto anche in modo che potessi esser accompagnata all’aeroporto dal Comandante della Polizia Municipale, Vincenzo Messina, per accogliere mio marito e non affrontare tutto da sola. Anche perché, essendo ancora vigente il decreto sugli spostamenti, era necessario qualcuno che facilitasse il percorso. Anche ora sono in costante contatto per dare a lui e al Comandante costanti aggiornamenti sullo stato di salute di mio marito. Sono certa che mi staranno vicina ben oltre il momento in cui mio marito supererà questa fase critica».
Allo stato attuale, quella di Jaime è una respirazione assistita. I sanitari hanno preso in considerazione tutto, anche il plasma, ma ci sono alcune controindicazioni rispetto al quadro clinico generale che non consentono di sciogliere la prognosi. Nel suo reparto è insieme solo a un altro paziente, quindi il personale si dedica a lui quasi totalmente.
«Per tutti questi motivi sono cauti e mi chiedono di esserlo allo stesso modo. È sicuramente pesante non poterlo ancora vedere perché in rianimazione, poi c'è anche il Covid-19 a causa del quale rimane super isolato, ma non fa niente. Il tempo non ha importanza. Io lo sento vicino. Lui è un grande guerriero e lo potrà aiutare sapere che Ricardo, nostro figlio di 5 anni e mezzo, lo aspetta a braccia aperte».
Nel frattempo Chiara è tornata al lavoro. Fa l’infermiera nella clinica del prof. Masellis, “Progresso Medico”, in via Brunelleschi.
«Non vedevo l’ora. Mi hanno prima chiesto se me la sentivo, ma ho risposto che mi avrebbe fatto bene. Così è stato. Servirà a fare passare più velocemente il tempo».
Tutti sono certi che questa storia avrà un lieto fine. Del resto, lo dice la stessa Chiara, “se il Signore ha voluto che tornasse vivo, non potrà volercelo portare via una volta riunito alla sua famiglia”.
La voglia di Ricardo di coccolare il suo papà farà il resto, trasferendo a Jaime tutta l’energia che gli servirà per recuperare.
«Nostro figlio è all’ultimo anno di asilo. Il messaggio che gli aveva dedicato per il suo compleanno, il 14 aprile, era un disegno con su scritto “ti voglio bene, papà”. Non vede l’ora di darglielo. La sera, quando andiamo a letto, chiediamo a Gesù che lo faccia guarire e tornare presto a casa. Insieme a noi pregano in molti affinchè sia veramente così».

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