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di Mariana Trejo*
Temuco, a sud di Santiago del Cile, una città con la sua piazza principale impreziosita da palme importate, in prossimità della quale si trova il Museo Regionale dell'Araucanía, un edificio coloniale che custodisce abiti e oggetti ornamentali mapuche, insieme a diversi reperti archeologici di un passato che oggi è presente nelle celle del suo carcere, dove oggi con Sebastián Piñera alla guida del paese, i prigionieri politici mapuche sono ostaggi di uno Stato oppressore del suo popolo che per anni ha cercato di distruggere le sue radici.
Il carcere di Temuco in passato è stato scenario di ignobili e spregevoli condotte da parte dei funzionari penitenziari, come torture, trattamenti crudeli, disumani e umilianti verso la popolazione carceraria. In questo contesto il lonko Facundo Jones Huala sta scontando una pena detentiva di nove anni con l'accusa di aver incendiato, assieme ad un gruppo di sconosciuti, una proprietà della tenuta Pisu Pisué e per possesso illegale di armi di fabbricazione artigianale, (fatto che risale al 9 gennaio 2013), secondo la sentenza emessa dal Tribunale Penale di Valdivia, che ha assolto tutti gli altri accusati.
Nella prigione di Puente Alto della capitale, è scoppiato il più grande focolaio di Covid-19, con oltre 300 contagiati. Il carcere contava su un solo operatore sanitario e due ausiliari. Situazione che si ripete in molte città metropolitane dell'America latina, rivelando la mancanza di un piano di emergenza sanitaria e un discutibile criterio per la libertà condizionata dei reclusi a causa dell'emergenza sanitaria.
La sentenza a carico di Facundo Jones Huala all'epoca è stata emessa con innumerevoli irregolarità e la sua estradizione dall'Argentina è stata effettuata nonostante l’intervento dell’ONU che avvertiva che il Cile non possedeva gli standard internazionali per garantire adeguate condizioni carcerarie.
Irregolarità che lo stesso Facundo Huala ha esposto lo scorso 24 aprile durante un incontro con una psicologa della Gendarmeria. Qualche ora più tardi il test sul Covid-19 effettuato al Lonko è risultato positivo, evidenziando la scarsa capacità di proteggere la salute e l’integrità fisica dei detenuti e in particolare dei prigionieri politici mapuche, nell'istituto carcerario di Temuco.
"Chiediamo il trasferimento del ‘lamien’ dal Cile a ‘puelmapu’ (territorio mapuche), in Argentina, poiché ci sono molte limitazioni per poter seguire la situazione, anche in considerazione del fatto che il Cile non ha un atteggiamento responsabile nei confronti del problema sanitario di questa pandemia che chiaramente mette a rischio tutta la comunità carceraria”.
Questa la richiesta della Lof (comunità mapuche) dalla voce di Soraya Maicoño che ci ha riferito la situazione che stava vivendo il Lonko appena venuta alla conoscenza dei fatti.
Qualcosa di inaspettato? No. Già da molto tempo le comunità denunciano questa situazione, e qualche giorno fa gli stessi prigionieri politici di Temuco lo hanno denunciato in un comunicato:
"... la decongestione del sovraffollamento del sistema carcerario è della massima urgenza in termini umanitari, sia per i carcerati che per gli stessi funzionari, soprattutto per quanto riguarda la nostra condizione di prigionieri politici mapuche come attivisti politici del movimento mapuche in lotta per ricostituirci e liberarci completamente. Ribadiamo che le conseguenze del contagio e delle morti dovute al virus e le sue conseguenze all'interno del sistema penale, sociale, politico e psicologiche sono varie e molto pericolose, così come per il resto dei prigionieri politici preoccupati per la trasformazione sociale dei loro popoli. Pertanto, facciamo un forte appello al nostro popolo, ai nostri territori e alle nostre organizzazioni per pretendere la libertà di tutti i prigionieri politici mapuche, come nostra rivendicazione prioritaria”.
Invece, per i genocida che hanno partecipato all’ultima dittatura (reclusi in carceri privilegiate non affollate), Piñera prosegue con la legge dell’indulto per l'emergenza sanitaria.
"Fino ad ora, con la scusa della pandemia, sono stati liberati solo criminali di lesa umanità e anti mapuche come l’assassino di Catrillanca e gli infami agenti impegnati nell'operazione "Huracán". Invece noi, prigionieri politici mapuche veniamo tenuti chiusi nelle segrete dell'oppressore, pur avendo tutti i requisiti e le innumerevoli richieste al ‘Centro de Estudio y Trabajo (CET), e altri benefici, per aver scontato più tempo da quanto previsto dalla condanna, per avere diritto alla libertà condizionata, avendo addirittura tra noi dei malati cronici considerati una categoria vulnerabile.
A ciò si aggiunge che dopo l’isolamento di Facundo Jones Huala dalla popolazione carceraria era impossibile fargli pervenire il suo lawen (medicina). Lo Stato cileno limita inoltre "l'ingresso di prodotti per l’igiene e gli alimenti, secondo i modelli culturali del Popolo Mapuche”.
Una conclusione voluta dalla politica di turno, o perlomeno, è questo che ci viene da pensare, nel non vedere alcuna soluzione per Facundo Jones Huala, Celestino Córdova, e altri membri della comunità, nonostante tutte le richieste avanzate.
Per fortuna, nel pomeriggio del 28 aprile è stato comunicato alla difesa del Lonko, che i test Covid-19 sono risultati negativi, ma che, seguendo i protocolli previsti dal CDP di Temuco sarebbe rimasto in quarantena per 15 giorni in una struttura idonea.
Quante altre azioni irresponsabili da parte del governo cileno continueremo a vedere nei riguardi dei prigionieri politici mapuche? Privati dalla loro libertà solo per aver difeso la cultura che i winkas hanno ripetutamente massacrato dal nord al sud di una America latina ormai esangue.
Dalla Pu Lof en Resistencia, Dipartimento di Cushamen lanciano un appello alle organizzazioni e ai Comitati popolari nazionali e internazionali, a intervenire e pretendere, (sia dallo stato cileno che da quello argentino) la libertà di tutti i prigionieri politici mapuche e il ritorno del Lonko Facundo Jones Huala alla sua terra.
Il virus più pericoloso non è il Covid-19, ma chi sostiene questi stati dalle connotazioni sempre più fasciste e razziste, come è appunto il Cile.
Accoglieranno la richiesta delle Comunità e degli Organismi per i Diritti Umani di rimpatriare il Lonko al suo paese di origine? Una richiesta legalmente attuabile dall'ordinamento, ma ancora più leggittima considerando la sua condizione di prigioniero politico.

* Our Voice

Foto di copertina: Diario la Capitale

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