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Due anni dopo l'omicidio di Marielle Franco
di Andrés Volpe*
Due anni dopo la sua scomparsa fisica, Marielle Franco è diventata un’icona del Brasile. Portava in sé un'impronta di lotta che infiamma l'animo e disturba tutto ciò che è legato al potere e la destra. Veniva da una classe sociale emarginata, quella che vive nelle favelas. Era vicina a una politica di sinistra e ciò che più disturbava le sue controparti politiche era che, pur essendo una persona di scarse risorse, frequentò l'università per difendere i diritti dei più disagiati, una scelta pericolosa in questi giorni.
Tra altre cose Marielle fu il quinto consigliere comunale più votato alle elezioni municipali di Rio de Janeiro. Faceva anche parte della commissione rappresentativa della Camera dei Consiglieri comunali, creata appositamente per monitorare l'intervento militare a Rio de Janeiro, decretato dall'ex presidente Michel Temer il 16 febbraio 2018. Marielle era molto critica al riguardo e lo manifestava senza mezzi termini.
Ai microfoni dell'agenzia EFE, il consigliere comunale e amico di Marielle, Tarcisio Motta, ha dichiarato che una delle maggiori conquiste politiche di Marielle, fu arrivare ad occupare un posto in un parlamento originariamente occupato da "uomini, bianchi e potenti". L’arrivo di una donna nera e proveniente dalla favela rappresentò una rivoluzione.
Il 14 marzo 2018 Marielle Franco fu assassinata insieme al suo autista Anderson Gomes a Rio de Janeiro, da sicari reclutati dopo aver presenziato ad un evento politico. Ad oggi il caso non è chiuso, ci sono solo due accusati, Ronnie Lessa e Elcio Vieira de Queiroz che saranno processati da un tribunale popolare. Entrambi sono stati arrestati nel marzo 2019. Si ignorano ancora i motivi e si ignora il nome del mandante di un omicisìdio che, secondo le autorità, è stato commissionato.
Lessa fu accusato di aver sparato contro il veicolo su cui viaggiavano la Franco, il suo autista e un assistente che sopravvisse, mentre si presume che Vieira de Queiroz fosse alla guida dell'automobile da cui partirono gli spari. La polizia sospetta che i responsabili dell'organizzazione dell’agguato fossero dei gruppi parapolizieschi.
Lo scorso sabato il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha ammesso di avere chiesto di insignire come "eroe" nel 2005 un membro di una milizia di parapolizia di Rio de Janeiro sospettata di avere orchestrato l’omicidio.
Adriano Magalhães dà Nóbrega, presunto capo della milizia "Oficina del Crimen” e ucciso dalla polizia domenica scorsa, ha ricevuto la massima onorificenza dello stato di Rio 15 anni fa su iniziativa dall'ex deputato e attuale senatore Flavio Bolsonaro, figlio del presidente.
"Ho chiesto a mio figlio di insignirlo, perchè non ci siano dubbi. Lui era un eroe, l'ho ordinato io, potete scrivere questo di me", ha chiarito Bolsonaro in una conferenza stampa a Rio de Janeiro, secondo il portale di notizie G1.
Entrambi i detenuti sono ex poliziotti e uno di loro, Ronnie Lessa, era un vicino della famiglia Bolsonaro in un quartiere chiuso di Rio de Janeiro.
Anche la Procura sostiene che era amico di Fabricio Queiroz, ex consigliere dell'attuale senatore Flavio Bolsonaro, durante la sua carica come deputato regionale di Rio de Janeiro.
Il figlio maggiore del presidente è indagato insieme a Queiroz per sottrazione di denaro pubblico e riciclaggio di capitali mediante l'assunzione di funzionari "fantasma" per il suo gabinetto, nell'Assemblea Legislativa di Rio de Janeiro.
Nell'inchiesta appare il nome di Da Nóbrega e, secondo la Procura, la madre dell'ex capitano, Raimunda Veras e sua ex moglie Danielle Mendonça da Costa da Nóbrega, figuravano nell'elenco del libro paga del gabinetto di Flavio.
Come vediamo, il Brasile vive in questi giorni uno sconcerto sociale in materia di diritti umani, il risultato dall’avere scelto un presidente amico della violenza e della repressione, una mano dura contro il dissenso, che incoraggia il disfacimento del potere legislativo e risveglia vecchi fantasmi.
È indispensabile che la figura di Marielle rimanga nella memoria e che cresca anno dopo anno, perché la sua lotta è la lotta di tutti i brasiliani, è la lotta di tutto il popolo latino, è la lotta per l'uguaglianza e la sparizione di questi dinosauri di fumo che mettono a tacere le voci della verità.

* Our Voice

Foto di copertina: elpais.com

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