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di AMDuemila
Il procuratore facente funzioni a Roma Prestipino e il pubblico ministero Colaiocco sentiti in commissione: “Non è certo che volevano fare ritrovare corpo di Giulio”

Dopo i famigliari è toccato ai pubblici ministeri Michele Prestipino e Sergio Colaiocco fare il punto della situazione sullo stato dell’arte delle indagini sul caso Regeni davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Erasmo Palazzotto (LeU). "Per noi il punto centrale è quello della rogatoria del 28 aprile 2019 con tre richieste. Siamo in attesa che l'autorità giudiziaria egiziana ci risponda”, ha esordito il procuratore facente funzioni di Roma Prestipino. Rispetto all’audizione precedente tenutasi nel dicembre scorso il pm ha fatto presente che “il fatto successivo da segnalare è stato l'incontro avvenuto al Cairo tra il team investigativo italiano, con i vertici di Sco e Ros, e il nuovo gruppo di indagine egiziano del 14 e 15 gennaio scorso. Nel corso di questo incontro c’è stato uno scambio di informazioni ed è stato fatto il punto della situazione. C'è stata da parte egiziana - ha proseguito - la richiesta di documentazione che noi abbiamo già inviato. Questo scambio di documenti è funzionale a un passo ulteriore e cioè a un incontro tra magistrati, quando possibile", hanno spiegato i due magistrati". "Tra i punti contenuti nella rogatoria - ha specificato il pm Colaiocco prendendo parola -, il primo riguarda una serie di riscontri sul fatto che il maggiore Sharif, uno dei cinque indagati, nell'agosto 2017 fosse a Nairobi dove avrebbe fatto riferimento alle modalità del sequestro di Giulio a una persona durante un pranzo. Questo colloquio è stato ascoltato da una terza persona la cui testimonianza è stata acquisita dalla procura. Il secondo punto riguarda, invece, l'elezione di domicilio dei cinque indagati, il terzo si riferisce ai tabulati. Noi - ha sottolineato - siamo ancora in attesa di risposta". Sempre riguardo alla rogatoria i pubblici ministeri hanno sottolineato che nemmeno dal Kenya, dove un poliziotto aveva raccontato a "Repubblica" di aver raccolto le confidenze di un testimone dell'uomo-chiave nel sequestro e nell'omicidio di Giulio Regeni, sono arrivate risposte, “non ci sono convenzioni giudiziarie con Egitto e Kenya”.

Misteri su misteri
In questi anni gli investigatori hanno cercato di “ricostruire il più possibile le attività di Giulio Regeni in Italia e all'estero. - ha spiegato Colaiocco - La vita di Giulio al Cairo era riservata, sobria e dedita solo all'attività di ricerca che sperava di concludere al più presto tanto che aveva già comprato il biglietto di rientro in Italia con partenza il 23 marzo. La sera si vedeva con gli amici con cui faceva ricerca". Tuttavia non si spiega come mai “c’è stata una premeditazione nel sequestro di Giulio Regeni", che è stato oggetto, hanno appurato i magistrati, per due mesi di un'attenzione da parte dei servizi egiziani "né casuale né occasionale". Ad ogni modo restano senza risposta altre vicende palesatesi anche a seguito della morte del ricercatore, avvenuta tra il 25 gennaio e il 3 febbraio di tre anni fa. Ad esempio, hanno osservato Prestipino e Colaiocco, “non è certo che volevano fare ritrovare il corpo di Giulio”, solo “un fatto fortuito che un camioncino ha forato in quel tratto di strada ha reso possibile l’individuazione del cadavere”. Così come “rimane per noi un mistero l'atteggiamento della tutor di Giulio a Cambridge, la professoressa Maha Abdel Rahman, che non ha mai collaborato con le indagini e non ha più risposto dopo il primo contatto formale”, nonostante, ha precisato il pm “la riuscita collaborazione con le autorità del Cambridgeshire e con quelle inglesi nel loro complesso". Infine, concludendo la seduta, è intervenuto il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sequestro e l’uccisione del giovane di Fiumicello, Erasmo Palazzotto, il quale ha spiegato come “questo non è un semplice caso giudiziario ma è anche politico e diplomatico. Ed è un caso - ha aggiunto - che riguarda la cultura e la civiltà del nostro Paese". "Utilizzeremo tutti gli strumenti di questa commissione - ha concluso parlando con la stampa - per raggiungere la verità e ci auguriamo che la nostra attività possa essere utile anche alla procura alla quale assicuriamo tutto il nostro sostegno".

Foto © Imagoeconomica