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di Karim El Sadi - Video
Intercettati anche tutti coloro che venivano in contatto con lui. Dai colleghi agli avvocati nessuno sfuggiva alle sofisticate telecamere di Uc Global

Giornalisti, avvocati, reporter, politici, artisti e medici. Chiunque negli ultimi 7 anni è entrato in contatto con il fondatore di WikiLeaks Julian Assange (specialmente i suoi più stretti colleghi) è stato sistematicamente tenuto sotto osservazione e spiato. Le conversazioni sono state registrate, filmate e tutte le informazioni sono state trasmesse all'intelligence americana. Sembra finzione ma è tutto vero. Ed è l’ennesima prova che Assange è temuto, e non poco, da certe cerchie di potere che pur di ostacolarlo hanno messo in piedi un sopraffino sistema di spionaggio degno dei migliori film di Albert Broccoli (storico produttore delle pellicole di James Bond). Nemmeno i neonati sono stati risparmiati da questo spasmodico tentativo di “sgambettare” il giornalista. Secondo “El Paìs”, infatti, le spie hanno pianificato di rubare il pannolino di un bimbo che veniva portato in visita all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra (dove dal 2012 Assange ha vissuto da rifugiato) per poterne prelevare le feci e stabilire tramite l’esame del Dna se fosse un figlio segreto di Julian Assange. Magagne, queste, raccontate stamani anche da “La Repubblica” che in un articolo a firma di Stefania Maurizi, riporta una lunga serie di singolari vicende alle quali la giornalista ha personalmente assisito dopo essersi recata a Londra per incontrare il fondatore di WikiLeaks. “Chi scrive si è ritrovata non solo filmata e dossierata, ma con i cellulari smontati, - si legge nell’articolo - presumibilmente alla ricerca del codice Imei che consente di identificare un telefono al fine di intercettarlo. Le spie hanno anche prelevato le nostre chiavette Usb, anche se al momento non è chiaro se siano riuscite a forzare la cifratura con cui avevamo protetto le informazioni salvate nelle memorie Usb all’interno del nostro zaino”. Dichiarazioni documentate anche da un video delle telecamere nascoste all’interno dell’ambasciata che riprende chiaramente l’incontro tra la Maurizi e Assange.
Sulla vicenda sta indagando l’Alta Corte spagnola che ha aperto un’indagine contro l’azienda Uc Global con sede a Jerez della Frontera, Cádiz, nel Sud della Spagna, e ha perquisito e arrestato il suo capo, David Morales. Quest’ultimo infatti sarebbe l’uomo nascosto dietro lo spioncino della porta. Colui che in questi anni ha organizzato tutto il sistema di sorveglianza del minuscolo appartamento in cui si trovava Assange che fino al suo arrivo ne era totalmente privo. Per rimediare al problema infatti si era mosso il governo dell’ex presidente dell’Ecuador Rafael Correa incaricando l’Uc Global dell’ex militare Morales di installare le videocamere nell’immobile.



Morales però con ciò ha intravisto una preziosa opportunità per sfondare nel settore dello spionaggio e, secondo quanto riferito da alcuni dei suoi ex dipendenti oggi testimoni nell’inchiesta contro di lui in Spagna, si sarebbe messo a completa disposizione della CIA, inviando mail con informazioni dettagliate concernenti gli appuntamenti di Assange con chi lo andava a trovare, per trasformare quelle telecamere in occhi per vedere e orecchie per sentire. Sì perché specialmente dopo l'avvento di Trump alla Casa Bianca, intorno al 2017, il sistema di spionaggio installato nell’ambasciata è salito di livello. Nuove telecamere in grado di catturare non solo le immagini ma anche le conversazioni con microfoni “che non possano essere visti a occhio nudo”, come rivela la corrispondenza interna della UC Global, sono state piazzate in ogni angolo dell’appartamento. E Assange cosciente del rischio di essere intercettato, nonostante le rassicurazioni dell’Uc Global, si è visto costretto a dover interloquire con i suoi ospiti, in particolare gli avvocati Gareth Peirce e Aitor Martinez, nell’unico luogo teoricamente rimasto al di fuori del raggio delle telecamere: il bagno delle donne. Oppure a installare un apparecchio che produceva un rumore di fondo in grado di disturbare l'ascolto e la registrazione delle conversazioni. Le telecamere hanno ripreso ogni istante di vita quotidiana del giornalista anche i momenti più intimi (nelle riprese video avute da la Repubblica si vede un Assange semi nudo durante una visita medica) o i meeting riservati con l'ambasciatore dell'Ecuador Carlos Abad Ortiz e il suo staff.
Nel corso di questi anni, abbiamo tenuto i nostri incontri con Mr. Assange all'interno dell'ambasciata ed erano protetti dalla relazione cliente-avvocato alla base della tutela del diritto alla difesa. - ha detto il suo avvocato Aitor Martinez a la Repubblica - Ma ora vediamo che quegli incontri erano spiati, secondo i video pubblicati da vari media. Visto quanto accaduto, è chiaro che l'estradizione negli Usa di Assange deve essere negata. Speriamo che la Giustizia inglese capisca presto la gravità di questi fatti e neghi l'estradizione al più presto”.

Foto © El Paìs

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