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di Karim El Sadi
Il portavoce di Abbas: “La prosecuzione dei tentativi di imporre un fatto compiuto è inaccettabile e non porterà a pace, sicurezza o stabilità

Le elezioni si avvicinano e Benjamin Netanyahu estrae dalla manica il suo “jolly” per assicurarsi una manciata di voti in più sui quali contare il prossimo 17 settembre: l’annessione della Cisgiordania occupata da parte di Israele. Il sogno nel cassetto di tutta la destra israeliana, nonchè di gran parte della popolazione ebraica. Non è una novità il piano di Bibi, lo aveva già annunciato durante la scorsa campagna elettorale per le votazioni del 9 aprile, che in caso di vittoria avrebbe incluso i territori occupati come parte integrante dello stato ebraico. Vittoria ottenuta per una manciata di voti, 26,47% contro il 26,11% del partito Blu e Bianco e 35 seggi a testa, ma non sufficienti a nessuno dei due partiti per poter governare. Netanyahu aveva cercato allora di stringere un’alleanza con l’avversario Avigdor Lieberman, ex ministro della difesa e leader del partito di destra Yisrael Beitenu, il quale però si era impuntato di inserire nel programma di governo la sua proposta di arruolamento nell’esercito degli ultraortodossi. Un diktat inaccettabile per i partiti religiosi Unità della Torah e Shas, da sempre parte delle coalizioni governative messe su da Netanyahu. Passato il tempo limite previsto dalla legge per formare un esecutivo, dopo 42 giorni i parlamentari hanno approvato la proposta del Likud di sciogliere la Knesset (il parlamento) e Netanyahu ha dovuto dire addio al suo quinto mandato consecutivo (è il presidente più longevo della storia del Paese). Ed ecco che ieri dalla colonia di Elkana dove si è tenuta l'inaugurazione dell'anno scolastico è tornato a promettere, in prospettiva dell’ormai prossima chiamata alle urne, che “con l'aiuto di Dio estenderemo la sovranità ebraica a tutti gli insediamenti come parte dello Stato di Israele" senza fornire dettagli su tempi e modi per il compimento del progetto. "Questa è la nostra terra - ha aggiunto Netanyahu nel suo discorso tenuto davanti a bambini, mamme, papà e maestre israeliane - Costruiremo un'altra Elkana e un'altra ancora. Non manderemo via nessuno da qui". Già due anni fa il Likud, il suo partito, aveva approvato all'unanimità una risoluzione non vincolante per estendere la sovranità israeliana agli insediamenti illegali in alcuni settori della Cisgiordania, nonostante la clamorosa opposizione dei palestinesi e la flagrante violazione del diritto internazionale. Nabil Abu Rdainah, portavoce del presidente palestinese Mahmoud Abbas, ha affermato che l'annuncio di Netanyahu è "una continuazione dei tentativi di creare un complemento di fatti inaccettabile che non porterà a pace, sicurezza o stabilità". Per quanto riguarda invece il piano di pace promosso dagli Usa non è stato ancora ufficialmente presentato - e non avverrà prima del voto, ha fatto sapere Washington - ma secondo le indiscrezioni circolate, il progetto prevede che tutti gli insediamenti restino sotto il controllo israeliano. Gli Usa non faranno obiezioni all'ampliamento della legislazione israeliana sui Territori. Se ciò dovesse verificarsi gli stati Uniti avranno soddisfatto anche questo desiderio di Israele e segnerebbe il terzo regalo dell'amministrazione americana al governo di Tel Aviv in meno di due anni, dopo che Washington ha riconosciuto unilateralmente la città palestinese di Al-Quds (Gerusalemme) come capitale di Israele nel 2017 e la sovranità sul Golan siriano a fine marzo di quest’anno.

Foto © Avi Ohayon / GPO

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