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di Jean Georges Almendras
Caso verbali di Gavazzo: Vázquez rimuove Ministro e Vice della Difesa, e Generali

Come in una partita a scacchi dove gli avversari vengono eliminati, nelle ultime ore le teste continuano a cadere. Il Presidente Tabaré Vázquez ha deciso di rimuovere il vertice del Ministero della Difesa e i tre generali membri del Tribunale di Honor Militar che raccolsero le dichiarazioni dell'ex Colonello Nino Gavazzo in cui confessò loro, (ai tre ufficiali superiori del Tribunale) di aver gettato il corpo del prigioniero Roberto Gomensoso Josman nelle acque del fiume Negro, nel mese di marzo del 1973.
Il Presidente della Repubblica, Tabaré Vázquez, in qualità di Comandante in Capo delle Forze armate (come prevede la Costituzione della Repubblica), inaspettatamente, (per dirlo in qualche modo) si è visto chiamato in causa in un complesso episodio istituzionale che riguarda un suo subalterno, (l'ex Colonello Nino Gavazzo, oggi in carcere dopo essere stato opportunamente processato dalla giustizia penale nel 2010, accusato di 28 omicidi) il quale ha testimoniato, dinanzi ai suoi colleghi del Tribunale d'Onore, su una serie di aberranti comportamenti e circostanze di cui lui in persona è stato il principale protagonista.
Stilando una relazione dei fatti, dopo il processo Gavazzo doveva comparire anche davanti al Tribunale Militare d'Onore, cosa che è avvenuta. Ma ciò che non era previsto è che i verbali delle dichiarazioni fossero resi pubblici grazie al quotidiano El Observador, ciò ha permesso di venire a conoscenza dell'opinione pubblica che Gavazo aveva ammesso di essere stato lui personalmente a prendere il corpo dello sfortunato membro della FEEU e del Movimento Nazionale Tupamaros per infine gettarlo nelle acque del Rio Negro, nella zona del Lago del Rincón, a Paso de Los Toros. E di altre drammatiche vicende accadute in un reparto dell’Esercito Nazionale che ha visto il coinvolgimento del personale delle truppe e di altri ufficiali, come il Maggiore Jorge "Pajarito" Silveira, il Colonello Juan Carlos Gómez e il Generale Esteban Cristi, massima autorità militare dell'epoca.
Testimonianze sconvolgenti diffuse dal giornalismo e apprese dall'opinione pubblica hanno sollevato un tale polverone che oltre a toccare la sensibilità della popolazione, ma soprattutto quella dei parenti, e degli amici di Gomensoro Josman, e delle Madri e dei Familiari dei Detenuti desaparecidos dell'Uruguay, e delle organizzazioni di Diritti umani), ha fatto tremare la terra sotto i piedi del Potere Esecutivo e delle alte cariche del Ministero della Difesa. L’indignazione cittadina e l’inaspettata sorpresa tra le alte cariche del Potere Legislativo hanno portato all’immeditata destituzione dei membri della burocrazia militare, cioè, i membri del Tribunale d'Onore, e della burocrazia politica (il Ministro e Viceministro della Difesa Nazionale).
L’imbarazzo sta nel fatto che il Presidente Vázquez (il Potere Esecutivo), aveva riconosciuto (convalidato) la sentenza del Tribunale di Onore. A dire del Presidente Vázquez perchè ignorava il contenuto dei verbali. Contenuto di cui non erano a conoscenza neanche il Ministro dell’Interno ed il suo Vicepresidente in carica. gomensoro robertoUna concatenazione di omissioni apparentemente insuperabili che hanno lasciato una scia di "colpe condivise"?. A questo punto sorgono alcuni interrogativi: se non fossero stati resi pubblici i verbali, cioè le testimonianze, ci sarebbe stato tutto questo tsunami di batoste, decisioni e conseguenze ad ogni livello? Il Presidente Tabaré Vázquez si sarebbe pronunciato con queste destituzioni, dopo essere venuto a conoscenza della sorte dei detenuti, e dei desaparecidos durante la dittatura? (Perché a dire la verità, la decisione inedita di "decapitare" i vertici del Ministero della Difesa, sembrerebbe gridare a gran voce e in modo sfacciato “bene, adesso che lo so faccio una bella mossa a scacchi, e punisco i militari". Perché ci sono voluti praticamente 15 anni di governo ‘frenteamplista’ affinché un giorno finalmente il capo del potere esecutivo prendesse coscienza delle barbarità commesse dai militari, e solo adesso adotta delle pesanti e concrete misure contro la cultura dell'impunità tanto emblematica per i militari? Quali motivazioni, celate, hanno indotto Vázquez a adottare tali misure solo adesso e in pompa magna?
Non sa, (non sapeva), il Presidente della Repubblica Orientale dell'Uruguay Dr. Tabaré Vázquez che le menzogne, le torture, le morti e le sparizioni di persone furono pratiche abituali commesse dai militari negli anni antecedenti, durante e anche posteriori alla stessa dittatura? Non sa, non sapeva, Vázquez che anno dopo anno si realizza una Marcia del Silenzio in Uruguay, reclamando giustizia e verità, per gli detenuti desaparecidos? Non lo sapeva? Non lo sa?
Ci rimangono molte domande, anche se è molto positiva l’inevitabile punizione dei gerarchi relazionati con il settore militare.
Sono molti gli interrogativi che restano, per questa mossa a scacchi di Vazquez giunta molto in ritardo, come sempre avviene in materia di diritti umani nel nostro paese, dove l’impunità rappresenta una ben blindata delle sue 64 pedine.
Anche oggi, nonostante la decapitazione dei vertici di un Esercito che ha disonorato sé stesso già da prima del 27 giugno 1973. E che non ha fatto altro che cullarsi sull'impunità.
Fino ai nostri giorni. Fino ad oggi, mosse di scacchi incluse.



Col. Gavazzo: tribunale militare non lo condanna per aver fatto sparire un corpo


gavazzo ninodi Jean Georges Almendras

I militari uruguaiani ancora leali al dispotismo e all'immoralità, all’insegna dell’impunità

Ci sono alcuni politici uruguaiani (e ovviamente la casta militare), che ancora tengono alta la morale e l'etica istituzionali, come stendardo della propria partecipazione congiunta (io direi complice), ai tempi della dittatura. Ed alcuni di loro lo fanno con tale grazia (e persino con orgoglio) che sembra realmente una grossolana beffa del destino che oggi, 46 anni dopo, alcune menti deviate abbiano ancora il cinismo di elogiare quei tempi di terrorismo di Stato, anche se in certe occasioni si prestano a ricordare "ipocritamente" e "mal volentieri” quei giorni. Ma, purtroppo questo è quanto sta succedendo, nell'Uruguay di oggi. Un Uruguay dove si sente addirittura di iniziative a favore della presenza di militari in attività di controllo nelle strade di Montevideo e nelle città del territorio nazionale.
Un Uruguay, dove ancora alcuni esponenti del sistema politico, in particolar modo di un settore (conservatore e di chiaro taglio di destra, o bolsonarista o fascista), hanno l'audacia (il cinismo), di dare forma e di promuovere una campagna (nefasta, da qualsiasi punto la si guardi, oltre che antipopolare e antidemocratica), militarista e repressiva denominata "Vivere Senza Paura", come se con la sola presenza della divisa, per un atto di magia dell'autoritarismo legalizzato, l'insicurezza cittadina possa sparire.
Un Uruguay dove purtroppo, e sfortunatamente, i militari in attività e in pensione (che ritenevano e ritengono che i giorni della dittatura furono necessari e indispensabili), hanno l'indecenza di fare una "sana" (insana, piuttosto), apologia del passato e dell’atteggiamento (politico e repressivo), del corpo militare a cui appartenevano in dittatura, cercando così di chiudere ferite e pretendendo (erroneamente e in modo deviato) che i giovani di oggi (ed il popolo) considerino loro esenti e scevri dalle responsabilità; responsabilità di sparizioni, torture, violenze e omicidi di detenuti uruguaiani e non, in strutture militari e di polizia, e in centri di reclusione clandestini, nell'ambito dell'attuazione (alla lettera) del cosiddetto Piano Condor.
Un Uruguay che in queste ultime ore ha visto uscire allo scoperto i verbali di un Tribunale d'Onore, dinnanzi al quale, recentemente, fu chiamato a deporre il Colonello in pensione Nino Gavazo (in carcere da alcuni anni), che ha ammesso che nel 1973, lui personalmente, fu artefice della sparizione del corpo del giovane attivista di sinistra (della Federazione di Studenti Universitari) Roberto Gomensoro, (corpo che gettò nelle acque del Río Negro, nella zona del Lago Rincón del Bonete), dopo una sessione di tortura in una struttura del Battaglione di Artiglieria 1, all'interno del paese.
Ma l'altro aspetto criminale di questa verità di 46 anni fa, non è stato solo sapere il nome ed il cognome di chi buttò, (rendendosi colpevole di reato di lesa umanità), il corpo di Gomensoro in acqua, ma rendersi conto che di fronte allo sconvolgente racconto del militare i suoi colleghi del Tribunale d'Onore, hanno deciso che non c'erano motivi per condannare militarmente Gavazzo, neanche per i 28 omicidi per i quali era già stato condannato dalla Corte Penale. Ma la cosa più infamante ed offensiva per l'intelligenza umana (e per la democrazia), è, inoltre che, nonostante sapessero che Gavazzo è l'unico responsabile della sparizione del corpo dello studente attivista, il Tribunale d'Onore ha considerato che l'ex militare non aveva infangato l'onore dell'Esercito, anche se era "incorso in una mancanza grave" per non avere dichiarato opportunamente alla Giustizia Penale che il Colonello Juan Carlos Gómez che aveva dovuto scontare tre anni e mezzo di carcere, per decisione della Giustizia, era innocente per l'omicidio di Gomensoro. (Ma ad ogni modo ci chiediamo se era realmente innocente. E ci chiediamo se non sia stato complice di Gavazzo).
Il militare in pensione Nino Gavazo non ha meritato la condanna del Tribunale d'Onore composto da tre Generali: Gustavo Fajardo, Alfredo Erramún e l'oggi Comandante dell'Esercito José González; né del Tribunale di Alzada, composto da altri tre generali; né dell'ex Comandante dell'Esercito Guido Manini Ríos il quale faceva parte del gruppo di ufficiali di alto livello incaricati a raccogliere le dichiarazioni di Gavazzo. In conseguenza, e nonostante fosse già stato ritenuto responsabile dalla Giustizia civile, di 28 omicidi, ed ancora, dopo le scioccanti dichiarazioni al tribunale composto da sette Generali, per la sparizione del cadavere di una persona (Roberto Gomensoro) privata della sua libertà (e che fu brutalmente torturata fino alla castrazione estrema), il Tribunale d'Onore ha applicato a Gavazzo una pena che consiste nel non poter più indossare l'uniforme militare..
L'indagine giornalistica a carico del collega Leonardo Haberkorn, del quotidiano El Observador, che ha portato alla luce i particolari del procedimento del Tribunale d'Onore ha scosso la società uruguaiana (causando anche un forte impatto mediatico).
Per di più, a chi come noi ha un minimo di etica e di sensibilità umana (ripeto, almeno un po'), ha provocato profonda indignazione. Ed un forte ripudio, di fronte ad una decisione offensiva, ridicola ed immorale.
Oltre a Gavazzo, ha testimoniato anche un altro militare: Jorge "Pajarito" Silveira. Entrambe le loro dichiarazioni sono state pregne di orrori.
Per fare un po’ di storia dobbiamo segnalare che Roberto Gomensoro venne arrestato il 12 marzo 1973 e sei giorni dopo il suo cadavere fu trovato galleggiando nelle acque del Río Negro, ma sul momento non fu possibile identificarlo. Gomensoro, nato il 20 gennaio del 1949, era studente e docente della cattedra di Microbiologia della Facoltà di Agronomia, dirigente della FEUU (Federazioni studenti universitari Uruguay) e militante del Movimento 26 Marzo (i militari stabilirono all'epoca che Gomensoro faceva parte del braccio armato del MLN-Tupamaros). Quando fu fermato, da agenti in borghese, che si identificarono come funzionari delle Forze Congiunte, aveva 24 anni. Fu fatto salire su un veicolo militare noto in quei giorni con il nome di "cammello" scortato da una jeep militare.
Il suo corpo fu trovato il 18 marzo nelle acque del lago Rincón del Bonete, dal proprietario di un campo limitrofo al Battaglione de Ingenieros 3, a Paso de los Toros. Il cadavere era legato alle mani con grossi fili di ferro, letteralmente avvolto in una rete metallica, assicurata con tre pesanti pietre (sicuramente attaccate al suo corpo per evitare che emergesse in superficie). Emerse che il corpo presentava mutilazioni a livello genitale, il che fece supporre (confermato da alcuni testimoni del periodo di detenzione) che Gomensoro sarebbe morto dissanguato durante una brutale sessione di tortura.
C'è un importante dettaglio riguardante il caso: il corpo di Gomensoro fu oggetto di una seconda sparizione nel dicembre del 2000, quando un’equipe di investigatori di SERPAJ (Servizio di Pace e Giustizia), localizzò la sua tomba, sollecitandone l’esumazione all'allora Sindaco Heber Dà Rosa del Partito Nazionale. Qualcuno rimosse il corpo del giovane militante, ma si riuscì nell’identificazione grazie ad un esame del DNA potutosi effettuare solo perchè il medico forense Dr. Emilio Lacca si era portato via (su propria iniziativa), il cranio del corpo sul quale aveva realizzato l’autopsia nel 1973.
Il fascicolo del Tribunale d'Onore a cui ha avuto accesso El Observador dice: Gavazzo ha confessato che dopo che Gomensoro fu fermato, fu lui personalmente a dare l'ordine di non interrogarlo e di lasciarlo ammanettato ad una sedia, e secondo la sua versione, fu lì che lo ritrovò morto ore dopo. Secondo Gavazzo, fu il Comandante della Divisione dell'Esercito 1, il Generale Esteban Cristi, a ordinare la sparizione del corpo e fu lui ad eseguire quell'ordine.
"Io lo caricai sul veicolo, io ho guidato (…) lo portai al luogo, scaricai il corpo, lo caricai su una scialuppa e lo buttai giù. Io da solo”, ha dichiarato Gavazzo. Dichiarazione che si contraddice con la versione del militare Jorge Silveira che disse che Gavazzo fu il responsabile di torturare Gomensoro fino alla morte. Come dato aggiuntivo, El Observador riferisce che nel 2002 fu confermato che il corpo trovato nel 1973 nelle acque del fiume Negro era di Gomensoro. Quando nel 2010 la Giustizia, dopo vari interventi portò Gavazzo e il Collonello Juan Carlos Gómez a processo per la morte di Gomensoro, la versione della morte non fu smentita davanti al Giudice, ragione per cui Gómez rimase in carcere per lungo tempo, a causa dell’omertá di Gavazzo.
Sull'innocenza di Gòmez si erano pronunciati il Ministro di Difesa Eleuterio Fernández Huidobro e l'ex segretario della Presidenza di Vázquez, Gonzalo Fernández.
Nel corso delle indagini è emersa la morte di un'altra persona: l’attivista tupamaro Eduardo Pérez Silveira nelle dichiarazioni degli ex militari sul "secondo volo", noto come il trasferimento clandestino di uruguaiani dall'Argentina in Uruguay.

nino gavazzo jorge pajarito silveira

Gavazzo avrebbe smentito l'esistenza di quel "secondo volo" davanti al Tribunale e Silveira riconobbe che conosceva questo procedimento affermando comunque di non aver partecipato e accusando Gavazzo di essere responsabile delle operazioni a Buenos Aires e di essere coinvolto nella morte di María Claudia García di Gelman (nuora del poeta Juan Gelman). Le contraddizioni delle dichiarazioni degli ex militari hanno dimostrato la pessima relazione umana e professionale tra i due ufficiali.
Da fonti giudiziarie sarebbe emerso che Gavazzo abbia taciuto per un senso di protezione (o per tutelare il prestigio dell'Esercito uruguaiano), riguardo la morte di Gomensoro: non si poteva accettare che dentro un edificio militare fosse avvenuto il decesso di una persona estranea all'Unità.
Jorge "Pajarito" Silveira assicurò ai Generali del Tribunale d'Onore Militare che sapeva che a Gavazzo era morta una persona e che lui portò via il corpo di Gomensoro alla città di Paso de los Toros (ovviamente per farlo sparire). Questo il dantesco panorama riguardante una delle circa duecento detenzioni e sparizioni che precedettero l'inizio della dittatura militare in Uruguay datata 27 giugno 1973. Il dantesco panorama attorno ad uno dei repressori di quel nefasto periodo della nostra storia.
Un periodo che dovrebbe far vergognare invece di inorgoglire i militari ed alcuni esponenti del sistema politico. Un periodo che non possiamo ignorare, anche se molti politici (che tante volte hanno pianto -e continuano a piangere- lacrime di coccodrillo), privi di alcuno scrupolo cercano in ogni modo possibile di girare pagina: con il debito morale di duecento desaparecidos, sepolti in terreni militari, e con il debito morale di militari ancora impuniti che camminano sulle nostre strade; e con il debito di militari favoriti dalla cultura dell'impunità.
Un periodo di violenza, terrore e morte che negli anni ha generato un’altra non meno dolorosa epoca: quella dell'impunità, senza vergogna e crudele.
Una fase che vede ancora militari (e tra l'altro, l'ex Comandante dell'Esercito Guido Manini Ríos è uno di loro, il più emblematico di quella corrente, che parlano di vendette nei processi per violazione di Diritti Umani e delitti di lesa umanità (imprescrittibili). Una fase in cui i politici come Jorge Larrañaga e Verónica Alonso (del Partido Nacional), dell'ala più conservatrice, insistono sfacciatamente nel promuovere una campagna affinché i militari abbiano un ruolo importante nella vita nazionale, come membri di una Guardia Nazionale che potrebbe essere istituita a seguito di una consultazione popolare per modificare gli articoli della Costituzione della Repubblica. Una fase che vede, (ed è questo l’aspetto più riprovevole), che la volontà politica di tre governi della coalizione di sinistra (Frente Amplio), non è stata sufficiente a rendere giustizia alle Madri e ai Familiari dei Detenuti Desaparecidos in Uruguay; e a potere guardare a testa alta i loro membri.
Una fase dove il lavoro di ricerca delle sepolture in proprietà militari e di competenza giuridica è stata ostacolata dall’interno del sistema politico (frenteamplista, malgrado pesi a molti) con il modesto saldo di solo 4 cadaveri ritrovati in 15 anni. Tre periodi di governo suddivisi tra le presidenze di Tabaré Vázquez e José Mujica.
Tre periodi nei quali ci sono state stragi e senza reali passi avanti nelle indagini per punire gli autori di violazioni di Diritti umani in Uruguay. Tre periodi in cui una giudice (Mariana Motta), impegnata fortemente in questo senso, venne letteralmente (e bruscamente) allontanata dal Potere Giudiziale e da quello Politico, (benché lo neghino dal Frente Amplio), e un ex guerrigliero (Eleuterio Fernández Huidobro) dal suo ruolo di Ministro di Difesa diventò uno dei principali ostacoli per la ricerca della Giustizia e della Verità, solo per il fatto di essersi allineato con i militari, con la stessa intensità con cui lo avrebbe fatto un dittatore o un repressore: sorprendente, ma vero.
La cultura dell'impunità regna in Uruguay. E il fatto più riprovevole è che viene anche sfacciatamente alimentata in certe occasioni da esponenti di sinistra tramite personaggi emblematici, come ad esempio, José Mujica, la cui immagine populista non è stata altro (così come lo è oggi) un marketing politico, che nei suoi anni di Presidente e legislatore, ha solo deluso molti, molti frenteamplistas, uomini e donne che negli anni della lotta del MLN Tupamaros, combatterono insieme a lui e lo seguirono.
La cultura dell'impunità è vigente in Uruguay al punto che ancora oggi, ogni 20 di maggio si svolge lungo l’Avenida 18 de Julio la marcia del silenzio, con l'esibizione di un cartellone che parla della responsabilità dello Stato e dell'impunità regnante.
Oggi, questa impunità è evidente, perché i militari ne sono ancora protagonisti; ne sono portavoci: senza alcun ritegno, osano mettere in discussione i giudici che hanno punito i loro colleghi (come faceva quando era ancora vivo l'ex tupamaro Fernández Huidobro, che dal suo ufficio nel Ministero di Difesa, inveiva ed ironizzava - con estrema insensibilità - contro giudici, pubblici ministeri, madri e parenti di desaparecidos ed organismi difensori dei diritti umani).
Per i Tribunali d'Onore Militare evidentemente i colleghi non vanno condannati, non importa se hanno fermato una persona, l’hanno torturata brutalmente e hanno cospirato affinché il crimine rimanesse impunito e poi hanno fatto sparire il corpo delle vittime, che seppure sia un atto grave non disonora nè comporta un danno morale per l'Esercito.
In quei giorni di terrore militari e polizia (e civili - molti di loro politici che oggi sono figure "onorevoli ed emblematiche" dei partiti tradizionali che condividevano con loro l'autoritarismo ed i momenti di gloria della dittatura) operavano dentro l'impunità. Oggi, la preservano, la alimentano e la mettono in pratica dall’ombra.
Oggi, dall’ombra si parla di una democrazia radiosa (ed i militari vogliono mimetizzarsi con loro, esenti da colpe).
Ma, oggi, pensiamo che quella democrazia non è tale (e che i militari, peccano di tradimento verso il loro popolo e nei confronti dell'uniforme che indossano: perché insistono nella loro innocenza morbosa, patetica e lacerante, ovviamente confortati dai civili che da sempre li hanno protetti, come fanno oggi.

*Foto di Copertina: www.180.com.uy /Nino Gavazzo a processo qualche anno fa
*Foto 2 : www.subrayado.com/ Nino Gavazzo e Jorge “Pajarito” Silveira
*Foto 3: www.elpolvorin.com / Roberto Gomensoro
*Foto di Copertina: www.elpais.com /Foto di Nicolás Pereyra
*Foto 2: www.elpolvorin.com

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