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regeni famiglia c imagoeconomicadi AMDuemila
La famiglia è stata intervistata ieri sera a 'Che tempo che fa'

Dateci almeno i vestiti”, è un appello disperato quello di Claudio, padre di Giulio Regeni. L’ennesimo grido nel deserto giunto dopo silenzi, depistaggi, scuse e accuse. A tre anni dalla scomparsa del giovane ricercatore friulano le indagini sono tutt’ora a un punto morto, la lista elaborata dalla Procura di Roma sui nove uomini della sicurezza nazionale che avrebbero avuto un ruolo nella morte di Giulio Regeni è rimasta carta bianca senza una risposta adeguata dei magistrati egiziani. Ma la famiglia non ha smesso di sperare nella verità e nella giustizia, e domenica sera durante la trasmissione di Fabio Fazio su Rai1 'Che tempo che fa’, ha lanciato un nuovo messaggio agli addetti ai lavori di Roma e soprattutto de Il Cairo. “Il 6 dicembre 2016 abbiamo incontrato il procuratore generale del Cairo, Nabil Ahmed Sadek, a Roma - ha detto Claudio Regeni - e in quell’occasione ci disse, guardandoci negli occhi, che avrebbe catturato tutti i responsabili del rapimento, della tortura e dell’uccisione di nostro figlio. Quindi io da uomo a uomo, da padre a padre, gli chiedo di rispettare quella promessa e di incontrarci di nuovo a Roma: in quell’occasione ci farebbe piacere riavere i vestiti che Giulio indossava nel momento in cui lo hanno ritrovato”. Durante il programma ha preso poi parola la mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendiabbiamo bisogno di una vera verità, soprattutto processuale perché questa non è solo una vicenda privata e ne va della democrazia del nostro Paese”. “Da sempre - hanno concluso i genitori di Giulio - abbiamo detto che non vogliamo finte verità e altri depistaggi. Vogliamo sapere tutto quello che è successo e arrivare a una verità processuale. Le indagini sono a un punto morto. E non ci sono corrispondenze con l’Egitto”.

Foto © Imagoeconomica

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